Archivio mensile:dicembre 2005
31 dicembre, i titoli di coda
Ci siamo: è il 31. So che in molti attendono con ansia questo momento, qualcuno in una mail mi segnalava come “eccitante” il fatto di entrare in un nuovo anno. Personalmente non riesco a condividere questo entusiasmo, e vedo il nuovo anno più come un azzeramento da cui ricominciare che come una pagina bianca da riempire. Comunque gioisco con chi gioisce, anche perché andare a dormire a orari dignitosi la notte del 31 è impossibile… stasera saremo a Concorezzo, con l’organizzazione di Giovani in Brianza e la regia di Impatto profondo-Arcore: musica, riflessione, preghiera e momenti di comunione fraterna si prospettano gli ingredienti della serata.
Una raccomandazione a tutti: evitiamo i botti. Non per l’origine pagana, ma semplicemente perché danno fastidio: perfino ai cani, e quest’anno – segnala Codacons – si può venir denunciati per maltrattamenti se si fa esplodere un petardo accanto a un animale. Grazie a Dio siamo una generazione troppo lontana dalle ultime guerre per provare un brivido di terrore quando sentiamo un fischio e un botto, ma resta il fatto che il rumore di uno scoppio non dimostra proprio niente di positivo: né gioia, né pace, né amore.
Approfitto della giornata per salutare e ringraziare quanti si sono fatti vivi in questa ultima settimana con qualche messaggio – a volte banale, a volte originale – in occasione di queste feste. Non conosco o non ho un ricordo personale di tutti coloro che sono stati gentili da ricordarsi di me, ma mi sembra comunque doveroso ricambiare e, dato che spesso il motivo della conoscenza è legato all’attività che svolgo, mi piace salutarli anche da qui.
Grazie quindi a ACS, Gaetano Sottile, Laura di Iperborea, Galleria Maniero, Davide del Garda, Paola di Informusic, Federica S. di Trieste, Alberto, Piero&Giovanna, Lancelot Records, Roma Cultura, Dario C., Operai dell’ultima ora, Elisa, Cristina e Chiara di Marsilio, Enos, Margherita e Staff di GiM, Alessandra, Cristina e Cristiana dello Smeraldo, lo staff di Vivere per Cristo, Carolina di Sonzogno, Lorenzo, Sarah e Sebastiano di Trieste, Silvia e Alessandra di VisitBritain, Geoffrey e Giuditta, Enrico R., Pino “Frank Cunazza”, Maura di Erba, Debora “DK” e Roberto di Catanzaro, Gabriella del Centro editoriale dehoniano, Mara L. della Società Biblica, Angelo di Merate, Riccardo di Nutrimenti, Johann e il comitato direttivo del GBU, Bianca della Claudiana, Giuseppe e Paola di Mantova, Giacomo Carlo, Lucia e Marco, Paolo M. e Oikos, Raffaele “Piraffa”, Paolo C., Gloria di Ancora, Eyal e lo staff Amici di Israele, Susanna, Tommaso e la chiesa Bethel di Cosenza, Willie, Viviana e Federico; Guido, Marina, Gianluigi “Jimmy”, Francesca, Daniele; La Cassandra, Roberto, Paola, Naomi, Matteo, Noa; Walter T. di Seregno; Marydim di Staranzano; Patrizia e Fabiana di Contaminazioni sonore; Trasimeno Blues; Teatro Miela; Casa Biblica; Altripercorsi; Davide “Xdan” di Mantova; Letizia di Roma; Elpidio e la redazione di Oltre; Nico B. di Modugno, Elia ed Elisa S. di Sesto; Francesca D. F. di Roma; Antonietta; Raffaele e Luisa di (ex) corso Lodi; Mic e Meg di Torino; Giuliano di Pordenone; Mauro Enrico da Sesto; Vincenzo, Katia e Simone di Milano; Sarah di Seregno (o Trieste?); Orazio di Milano; Cristian di Torino; Samuele e Anna di Sesto; Riccardo e Lidia di CWL; Vincenzo e lo staff di Smei; Domenico e Ginetta; Luca e Lucia del Ministero vita abbondante, Francis di Milano, Giuseppe e la chiesa Bethel di Milano, Gianpiero e Antonella da Roma, Izet e Ida da Isola, Nicola di Punto e Croce.
Ancora grazie a Cinzia L. di Abbiategrasso, Giuliano A. di Gorizia, Lorenzo L. di Opicina, Alessandro C. di Servola, le “vallette” Elena e Sara di Torino, Gianna ed Edoardo, Michela P. di Varese, Anna M. di Monza, Francesco M. di Desio, Andrea e Antonella del Tab, Stefano e Nicole di Nova, Grete di Trieste, Emanuele, Samantha, Caterina e Giorgia, Beppe Q. di Torino, Pietro dal Ticino, Rosalba, Marco, Lucrezia e Domiziana da Sasso Marconi, Anna da Arcore, Marilena da Ronchi.
Inoltre, un caro saluto e ringraziamento a quanti ci hanno permesso di passare un anno insieme, in onda, sulle frequenze di crc.fm: tutti i sostenitori, il direttivo, gli ascoltatori fedeli (Silvia di Torino!) e saltuari, che hanno contribuito a stimolarci e arricchirci con le loro mail, i loro sms e le chiamate.
Grazie a quanti stanno “al di qua” della radio, le decine di collaboratori che si impegnano nel progetto di crc.fm come conduttori, tecnici, in segreteria o per le incombenze pratiche.
Grazie ai conduttori che ci (e vi) hanno accompagnato nel corso dell’anno: Andrea Ferrari, Paolo Castellina, Davide De Meo, Davide Marazzita, Eliseo Falla, Elisa Santangelo, Ellero Balzani, Luca Origgi, Maria Spinelli, Giuseppe e Marina Arrigo, Maura de Martini, Marco Arturo, Sara Taccardi, Sarah Wiegers, Sara Guercio, Salvatore Simbari, Elia Xodo.
E grazie anche ai nostri esperti: Laura Bellia, Gianfranco Giuni, Leonardo De Chirico, Graziano Riccioni, Gerolamo Piazzolla, Rossella Melodia, Roberto Albano.
E un grazie particolare allo staff con cui ho l’onore di lavorare: Jonny, Anna, Luigi, Rocco, e le “new entry” Giorgio e Sara. Che lavorano e – come se non fosse abbastanza – devono anche sopportare un creativo.
Grazie al centinaio di amici che collabora a evangelici.net nei tanti settori che si sono aggiunti man mano (contenuti di approfondimento biblico, servizi speciali, chat, forum, news) e hanno permesso al portale di raggiungere la forza e l’autorevolezza che gli vengono riconosciute in campo cristiano e secolare.
Grazie in particolare ai miei cari compagni d’avventura, Marco e Walter, insuperabili nei rispettivi campi di competenza, ma anche ad Alessia, Michela, Michele, Laura, Giampiero, Ferdinando, i mille moderatori… l’elenco sarebbe ancora lungo ma siete ancora in tempo ad aggiungervi!
L’ultima puntata del 2005
Anno nuovo (o quasi) – Due considerazioni che a me sono state utili.
Primo: è solo una convenzione. In fondo il primo gennaio non ha titoli per essere considerato “capodanno” da nessun punto di vista: sarebbe più logico il solstizio d’inverno, ossia quando le giornate cominciano (sia pure impercettibilmente) ad allungarsi, o magari l’inizio della primavera. Insomma, si usa ma non ha un vero perché: proprio come la mezzanotte segna solo convenzionalmente l’inizio del nuovo giorno, che sarebbe più logico porre al tramonto (come gli ebrei) o all’alba (come i romani). Festeggiare è lecito, come sempre. Ma ricordiamoci che stiamo festeggiando un non-evento. Esultare troppo quando si chiude il 31 dicembre ha la stessa valenza che avrebbe svegliarsi a mezzanotte per aggiornare il calendario.
Secondo: festeggiamo l’ignoto. Dell’anno che si chiude sappiamo, nel bene e nel male, quel che ci ha portato. Dell’anno che arriva non sappiamo nulla. Speriamo, certo, di vivere i dodici mesi in arrivo meglio di come abbiamo vissuto quelli che ci lasciamo alle spalle. Ma se sarà davvero così, solo Dio lo sa.
A proposito, Dio. Chi non crede, festeggia la fine di un anno con sollievo. Non credo che chi ha affidato la sua vita a Dio possa farlo con lo stesso stato d’animo: il cristiano è chiamato a essere grato. Credo che, se volessimo ricordare “tutti i Suoi benefici” che ci sono stati concessi nel 2005, come dice il Salmista, potremmo impiegare ore. Spesso però, proprio come chi non crede, poniamo l’attenzione su ciò che è andato male, senza pensare che anche l’anno peggiore sul piano materiale potrà essere stato una benedizione dal punto di vista spirituale, a saperlo guardare nella giusta ottica.
Previsioni e fallimenti – Lo confesso: ogni anno aspetto con interesse il resoconto del CICAP relativo alle previsioni degli astrologi. Eh sì, perché se è vero che molti dei “veggenti” contano sulla scarsa memoria di tutti noi, c’è chi (il CICAP, appunto) si prende la briga di raccogliere all’inizio dell’anno le previsioni astrologiche, e confrontarle a fine anno con i fatti realmente accaduti. Per il 2005 gli astrologi si erano tenuti cauti, restando sul generico (ma così siamo capaci tutti…); certo, qualche perla si trova, come la previsione di un anno favorevole per Tony Blair e George Bush, un anno “amichevole” per Berlusconi (che invece si è trovato ad affrontare addirittura una spaccatura nella maggioranza), una situazione favorevole per l’economia italiana (prevista da Branko) o la sopravvivenza di Giovanni Paolo II (prevista da Bashir). Qualcuno (Barbanera) ha previsto apocalittici rigurgiti di xenofobia, che grazie a Dio ci siamo evitati. Immancabile il solito interprete delle quartine di Nostradamus (in questo caso, Luciano Sampietro), che aveva previsto l’ascesa al soglio pontificio del Patriarca emerito di Venezia, Marco Cè.
Ma quel che stupisce ancora di più, come segnala argutamente il CICAP, è l’assenza nelle previsioni di eventi di rilievo: gli attentati di Londra, i terremoti in Pakistan e in Iran, i cicloni negli USA, il decesso di Ranieri di Monaco.
Beninteso: chi vuole credere nella scientificità e nell’efficacia degli oroscopi, continuerà a farlo. In fondo la Bibbia stessa prevede che gli uomini, piuttosto che ascoltare Dio, “volgeranno l’orecchio alle favole”. E se non sono favole queste…
La terra rallenta – Nella notte di capodanno, gli orologi atomici rallenteranno di un secondo per venire incontro alla terra. Eh sì, ormai la tecnologia è più precisa della natura, e il calcolo del moto rotatorio terrestre ci permette di scoprire che la terra rallenta rispetto al ciclo previsto. Niente di preoccupante, si tratta pur sempre di un secondo ogni generazione (o meno), ma il dato è interessante.
Purché non diventi una scusa: “Perfino la terra è in ritardo… perché devo arrivare puntuale io?”.
Buone notizie – Tra le tante notizie negative del 2005, ce n’è anche qualcuno positiva, che magari ci è sfuggita. Il buco nell’ozono pare si stia restringendo, l’economia africana dà segni di recupero, i furti d’auto in Italia sono diminuiti. Ma soprattutto, la legge antifumo funziona: dopo tanti anni di rinvii, Sirchia ha fatto un piccolo miracolo, e a tutt’oggi, dopo quasi un anno dall’entrata in vigore della legge (10 gennaio 2005), nei locali pubblici non si fuma più.
2005, ultimo atto – E così un altro anno se ne sta andando.
Il bilancio, come abbiamo visto, è agrodolce, come sempre. Fatti positivi, fatti negativi. Ci sarebbe quantomeno da restare confusi, o angosciati, visto come vanno le cose. Spesso sono i fatti negativi quelli che si ricordano di più. E, guardando attorno a noi, potremmo scoraggiarci per l’andazzo.
Per questo è più attuale che mai una frase che Gesù disse ai suoi discepoli: «Nulla vi turbi». Ed è quello che, attraverso la Bibbia, dice anche a noi che oggi diamo la nostra fiducia a lui. Gli anni passano, i fatti scorrono, a volte ci coinvolgono. Ma restano attorno a noi. Ciò che conta è avere pace dentro di noi. Quella pace che solo Dio può darci, se gliela chiediamo. Come sarà il 2006, ci chiediamo spesso. Per quanto mi riguarda, non mi interessa. Non so se sarà positivo, negativo, e nemmeno se lo vivrò fino alla fine. Quel che importa è che, qualunque cosa succeda, nulla mi può turbare davvero, perché so dove sto andando. Spero possiate condividere questa certezza con me. Per essere grati l’anno che si chiude, e accogliere serenamente quello che inizierà.
L'ultima puntata del 2005
Anno nuovo (o quasi) – Due considerazioni che a me sono state utili.
Primo: è solo una convenzione. In fondo il primo gennaio non ha titoli per essere considerato “capodanno” da nessun punto di vista: sarebbe più logico il solstizio d’inverno, ossia quando le giornate cominciano (sia pure impercettibilmente) ad allungarsi, o magari l’inizio della primavera. Insomma, si usa ma non ha un vero perché: proprio come la mezzanotte segna solo convenzionalmente l’inizio del nuovo giorno, che sarebbe più logico porre al tramonto (come gli ebrei) o all’alba (come i romani). Festeggiare è lecito, come sempre. Ma ricordiamoci che stiamo festeggiando un non-evento. Esultare troppo quando si chiude il 31 dicembre ha la stessa valenza che avrebbe svegliarsi a mezzanotte per aggiornare il calendario.
Secondo: festeggiamo l’ignoto. Dell’anno che si chiude sappiamo, nel bene e nel male, quel che ci ha portato. Dell’anno che arriva non sappiamo nulla. Speriamo, certo, di vivere i dodici mesi in arrivo meglio di come abbiamo vissuto quelli che ci lasciamo alle spalle. Ma se sarà davvero così, solo Dio lo sa.
A proposito, Dio. Chi non crede, festeggia la fine di un anno con sollievo. Non credo che chi ha affidato la sua vita a Dio possa farlo con lo stesso stato d’animo: il cristiano è chiamato a essere grato. Credo che, se volessimo ricordare “tutti i Suoi benefici” che ci sono stati concessi nel 2005, come dice il Salmista, potremmo impiegare ore. Spesso però, proprio come chi non crede, poniamo l’attenzione su ciò che è andato male, senza pensare che anche l’anno peggiore sul piano materiale potrà essere stato una benedizione dal punto di vista spirituale, a saperlo guardare nella giusta ottica.
Previsioni e fallimenti – Lo confesso: ogni anno aspetto con interesse il resoconto del CICAP relativo alle previsioni degli astrologi. Eh sì, perché se è vero che molti dei “veggenti” contano sulla scarsa memoria di tutti noi, c’è chi (il CICAP, appunto) si prende la briga di raccogliere all’inizio dell’anno le previsioni astrologiche, e confrontarle a fine anno con i fatti realmente accaduti. Per il 2005 gli astrologi si erano tenuti cauti, restando sul generico (ma così siamo capaci tutti…); certo, qualche perla si trova, come la previsione di un anno favorevole per Tony Blair e George Bush, un anno “amichevole” per Berlusconi (che invece si è trovato ad affrontare addirittura una spaccatura nella maggioranza), una situazione favorevole per l’economia italiana (prevista da Branko) o la sopravvivenza di Giovanni Paolo II (prevista da Bashir). Qualcuno (Barbanera) ha previsto apocalittici rigurgiti di xenofobia, che grazie a Dio ci siamo evitati. Immancabile il solito interprete delle quartine di Nostradamus (in questo caso, Luciano Sampietro), che aveva previsto l’ascesa al soglio pontificio del Patriarca emerito di Venezia, Marco Cè.
Ma quel che stupisce ancora di più, come segnala argutamente il CICAP, è l’assenza nelle previsioni di eventi di rilievo: gli attentati di Londra, i terremoti in Pakistan e in Iran, i cicloni negli USA, il decesso di Ranieri di Monaco.
Beninteso: chi vuole credere nella scientificità e nell’efficacia degli oroscopi, continuerà a farlo. In fondo la Bibbia stessa prevede che gli uomini, piuttosto che ascoltare Dio, “volgeranno l’orecchio alle favole”. E se non sono favole queste…
La terra rallenta – Nella notte di capodanno, gli orologi atomici rallenteranno di un secondo per venire incontro alla terra. Eh sì, ormai la tecnologia è più precisa della natura, e il calcolo del moto rotatorio terrestre ci permette di scoprire che la terra rallenta rispetto al ciclo previsto. Niente di preoccupante, si tratta pur sempre di un secondo ogni generazione (o meno), ma il dato è interessante.
Purché non diventi una scusa: “Perfino la terra è in ritardo… perché devo arrivare puntuale io?”.
Buone notizie – Tra le tante notizie negative del 2005, ce n’è anche qualcuno positiva, che magari ci è sfuggita. Il buco nell’ozono pare si stia restringendo, l’economia africana dà segni di recupero, i furti d’auto in Italia sono diminuiti. Ma soprattutto, la legge antifumo funziona: dopo tanti anni di rinvii, Sirchia ha fatto un piccolo miracolo, e a tutt’oggi, dopo quasi un anno dall’entrata in vigore della legge (10 gennaio 2005), nei locali pubblici non si fuma più.
2005, ultimo atto – E così un altro anno se ne sta andando.
Il bilancio, come abbiamo visto, è agrodolce, come sempre. Fatti positivi, fatti negativi. Ci sarebbe quantomeno da restare confusi, o angosciati, visto come vanno le cose. Spesso sono i fatti negativi quelli che si ricordano di più. E, guardando attorno a noi, potremmo scoraggiarci per l’andazzo.
Per questo è più attuale che mai una frase che Gesù disse ai suoi discepoli: «Nulla vi turbi». Ed è quello che, attraverso la Bibbia, dice anche a noi che oggi diamo la nostra fiducia a lui. Gli anni passano, i fatti scorrono, a volte ci coinvolgono. Ma restano attorno a noi. Ciò che conta è avere pace dentro di noi. Quella pace che solo Dio può darci, se gliela chiediamo. Come sarà il 2006, ci chiediamo spesso. Per quanto mi riguarda, non mi interessa. Non so se sarà positivo, negativo, e nemmeno se lo vivrò fino alla fine. Quel che importa è che, qualunque cosa succeda, nulla mi può turbare davvero, perché so dove sto andando. Spero possiate condividere questa certezza con me. Per essere grati l’anno che si chiude, e accogliere serenamente quello che inizierà.
Personaggi dell’anno e feste della luce
Uomo dell’anno – È una lunga tradizione quella che vede il settimanale Time dedicare la copertina dell’ultimo numero di dicembre al “personaggio dell’anno”, che si è distinto (nel bene o nel male: in passato sono stati insigniti anche Hitler, Stalin o Khomeini) nei dodici mesi passati. Quest’anno l’onore della copertina di Time è andato a tre persone: una coppia – Bill e Melinda Gates – e un cantante, Bono degli U2. In un certo modo è una continuazione della filosofia che ha “premiato” nel 2004 George W. Bush: come segnala Il Giornale, sono «tre persone che stanno dalla sua parte. Il mondo lo vedono come lui: i ricchi aiutano i poveri, con la democrazia esportata e con i soldi donati». Una menzione, quindi, all’insegna delle buone opere, dato che Bill Gates, fondatore e grande capo di Microsoft, insieme alla moglie ha donato 29 miliardi di dollari per la lotta alle malattie nei Paesi del Terzo mondo, mentre Bono ha fatto ciò che «dovrebbe fare Kofi Annan», segretario dell’ONU: va dai leader dei paesi ricchi per “ricattarli moralmente” sul condono del debito dei paesi poveri.
La motivazione ufficiale del premio li segnala «per esser stati saggi nel bene fatto agli altri, per avere riscritto le regole della politica e della giustizia, per aver reso la beneficenza più intelligente e la speranza un fattore strategico, e poi per aver sfidato il mondo a seguirli lungo questa strada».
E chissà se il mondo li seguirà su questa strada.
Una festa in più – In questi giorni si concentra una buona parte delle feste occidentali (più che cristiane), ma c’è anche la coincidenza con una festa ebraica: infatti tra il 25 dicembre e il primo gennaio si festeggia quest’anno la Hannukka, la “festa della luce” che ricorda la riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme nel II secolo prima di Cristo. Una festa non biblica, ma che per gli ebrei ricorda il ritorno alla purezza della fede.
Settimana di preghiera AEI – Come segnala evangelici.net sono stati resi noti gli spunti per la 159.ma settimana di preghiera promossa dall’Alleanza evangelica mondiale, in programma dall’8 al 15 gennaio 2006. Da segnalare che la prossima edizione verterà su spunti “sociali”, normalmente poco comuni nell’ambito “evangelicale”.
Vero: di solito le chiese non secolarizzate si concentrano – giustamente – sulla chiamata spirituale, ossia sull’evangelizzazione, sul rapporto personale con Dio, sul servizio strettamente cristiano, lasciando spesso da parte l’impegno sociale. Eppure la nostra presenza – e testimonianza – può smarcarsi del tutto da questo aspetto, dato che viviamo in una società. Vivere in un posto migliore non è indispensabile, per chi aspetta di andare in Cielo, ma credo che nessuno lo disdegni.
Servizio amichevole – Uscito il nuovo numero del bollettino della missione di Aarau, diretto da Josef e Samuel Schmid: tra i temi trattati un messaggoi biblico sul tema “Invocare Dio in verità”, una lezione su “Quando l’anima si stanca…” e testimonianze sull’impegno cristiano in Togo, Francia, Romania.
Personaggi dell'anno e feste della luce
Uomo dell’anno – È una lunga tradizione quella che vede il settimanale Time dedicare la copertina dell’ultimo numero di dicembre al “personaggio dell’anno”, che si è distinto (nel bene o nel male: in passato sono stati insigniti anche Hitler, Stalin o Khomeini) nei dodici mesi passati. Quest’anno l’onore della copertina di Time è andato a tre persone: una coppia – Bill e Melinda Gates – e un cantante, Bono degli U2. In un certo modo è una continuazione della filosofia che ha “premiato” nel 2004 George W. Bush: come segnala Il Giornale, sono «tre persone che stanno dalla sua parte. Il mondo lo vedono come lui: i ricchi aiutano i poveri, con la democrazia esportata e con i soldi donati». Una menzione, quindi, all’insegna delle buone opere, dato che Bill Gates, fondatore e grande capo di Microsoft, insieme alla moglie ha donato 29 miliardi di dollari per la lotta alle malattie nei Paesi del Terzo mondo, mentre Bono ha fatto ciò che «dovrebbe fare Kofi Annan», segretario dell’ONU: va dai leader dei paesi ricchi per “ricattarli moralmente” sul condono del debito dei paesi poveri.
La motivazione ufficiale del premio li segnala «per esser stati saggi nel bene fatto agli altri, per avere riscritto le regole della politica e della giustizia, per aver reso la beneficenza più intelligente e la speranza un fattore strategico, e poi per aver sfidato il mondo a seguirli lungo questa strada».
E chissà se il mondo li seguirà su questa strada.
Una festa in più – In questi giorni si concentra una buona parte delle feste occidentali (più che cristiane), ma c’è anche la coincidenza con una festa ebraica: infatti tra il 25 dicembre e il primo gennaio si festeggia quest’anno la Hannukka, la “festa della luce” che ricorda la riconsacrazione del Tempio di Gerusalemme nel II secolo prima di Cristo. Una festa non biblica, ma che per gli ebrei ricorda il ritorno alla purezza della fede.
Settimana di preghiera AEI – Come segnala evangelici.net sono stati resi noti gli spunti per la 159.ma settimana di preghiera promossa dall’Alleanza evangelica mondiale, in programma dall’8 al 15 gennaio 2006. Da segnalare che la prossima edizione verterà su spunti “sociali”, normalmente poco comuni nell’ambito “evangelicale”.
Vero: di solito le chiese non secolarizzate si concentrano – giustamente – sulla chiamata spirituale, ossia sull’evangelizzazione, sul rapporto personale con Dio, sul servizio strettamente cristiano, lasciando spesso da parte l’impegno sociale. Eppure la nostra presenza – e testimonianza – può smarcarsi del tutto da questo aspetto, dato che viviamo in una società. Vivere in un posto migliore non è indispensabile, per chi aspetta di andare in Cielo, ma credo che nessuno lo disdegni.
Servizio amichevole – Uscito il nuovo numero del bollettino della missione di Aarau, diretto da Josef e Samuel Schmid: tra i temi trattati un messaggoi biblico sul tema “Invocare Dio in verità”, una lezione su “Quando l’anima si stanca…” e testimonianze sull’impegno cristiano in Togo, Francia, Romania.
Lavori in corso su evangelici.net
Dato che in molti si sono allarmati, vi comunico una notizia… sulla notizia: evangelici.net stamattina è offline o comunque resta attivo senza continuità perché è in corso un rimaneggiamento sul server. Abbiate pazienza, i nostri tecnici sono al lavoro per voi.
Missioni, satelliti e appelli
International teams sbarca a Roma – Come segnalato nei giorni scorsi su evangelici.net, la missione internazionale che si occupa di profughi e rifugiati aprirà per la fine del 2006 una sede a Roma.
In fondo dovrebbe essere la filosofia di ogni missione impegnata nel sociale: aiutare chi ha bisogno, chi è disperato e senza nulla, chi soffre, chi ha problemi. E portare, insieme a questo, anche l’evangelo. Non usare il grimaldello dell’azione sociale per evangelizzare a tutti i costi: il concetto non deve essere «ti aiuto ma devi ascoltarmi», ma «ti aiuto per amore, quell’amore che ha cambiato la mia vita, per quell’amore che il mio maestro mi ha insegnato e, attraverso di me, vorrebbe dare anche a te».
Iran, il vangelo via sat – In un paese chiuso come l’Iran non è facile predicare il messaggio di speranza del vangelo, tantopiù che le autorità non agevolano la presenza cristiana. L’interesse di tanti iraniani per la fede viene soddisfatta attraverso i programmi trasmessi via satellite, che permettono di diffondere la Bibbia e, addirittura, consentono ai cristiani di partecipare virtualmente ai culti.
Impossibile non notare una volta di più come nel mondo ci siano cristiani che rischiano molto per poter sentir parlare di Dio, per leggere la Bibbia, per vivere la dimensione comunitaria della propria fede. E ingeneroso diventa il paragone con i cristiani delle nostre latitudini, privilegiati con la libertà di espressione, di culto, di evangelizzazione. Possiamo leggere, pregare, incontrarci, andare per le strade a parlare di Dio. Non sempre sfruttiamo queste opportunità come potremmo, mentre chi vorrebbe farlo, in Iran come altrove, non può.
Appello per Damiano – Volentieri aderiamo all’appello per curare un ragazzo tredicenne, Damiano, la cui madre fa parte della chiesa di Milano-ex corso Lodi.
I dettagli del caso sono qui..
Tv in Europa, i greci sono primi – Non siamo noi italiani quelli che guardano più televisione. E non sono nemmeno gli scandinavi, che nonostante abbiano poche ore di luce nel corso della giornata non sono tentati dal tubo catodico. A sorpresa un sondaggio dell’Università di Zurigo, intervistando 42mila cittadini europei, ha scoperto che i primi in classifica sono i greci. Interessante anche una correlazione che è stata scoperta: coloro che “consumano” più televisione sono spesso coloro che si dichiarano meno soddisfatti della propria vita.
Chiudo con un omaggio visivo, che per radio non posso dare, a Seregno, che oggi è per il secondo giorno consecutivo sotto la neve… inverno decisamente bianco, quest’anno. Speriamo che duri!
Cina e comete dubbiose…
Cina e conversioni – Francesco Sisci sulla Stampa di sabato scrive del risveglio spirituale in Cina segnalando un “boom di conversioni: 120 milioni di cristiani, soprattutto evangelici”. Si sarebbe convertito anche lo scrittore dissidente Yu Jie, e racconta come negli anni Novanta in alcune zone del sud della Cina le autorità hanno rilevato un ampio fenomeno di conversioni coinciso con il calo drastico della criminalità.
Solo che Sisci imposta l’articolo in un contesto tale da far passare la notizia di un presunto privilegio per gli evangelici, dovuto all’interesse della Cina a blandire gli USA (mentre i cattolici sarebbero in clandestinità); e mette il dubbio che chi si converte non sappia esattamente in cosa creda, facendo un miscuglio di cristianesimo e tradizioni cinesi.
Chi ha una benché minima conoscenza della situazione cinese sa bene che non è così. Basta leggere un qualsiasi bollettino mensile delle missioni che si occupano dei cristiani perseguitati per scoprire come esistono pochissime chiese riconosciute, che le conversioni sono scoraggiate, e che riunirsi in famiglia dove non c’è una chiesa (ossia, la maggior parte dei posti) è vietato, e quindi di fatto la libertà religiosa è solo apparenza.
Si chieda delle retate, delle irruzioni ai pastori in carcere e nei centri di rieducazione. Si chieda a Samuel Lamb, che ha trascorso una parte rilevante della sua vita in carcere proprio per la sua fede.
Che poi, come il giornalista suppone, il cristianesimo venga visti come un mix di buddismo e oroscopi cinesi, può essere. Ma l’ultimo a poterlo rilevare è un italiano, che da secoli vede nel suo paese un cristianesimo solo formale, ipocrita, intriso di tradizione e superstizione tanto da far perdere il senso originario del cristianesimo stesso.
Si è sposato Kakà – Seicento (o novecento, secondo altre fonti) invitati a San Paolo del Brasile per il matrimonio del calciatore del Milan Ricardo Kakà, noto per la sua fede evangelica. Interessante che i giornali abbiano fatto riferimento alla chiesa evangelica di cui gli sposi fanno parte: per una volta gli evangelici sono citati in positivo. Tutti i dettagli negli articoli segnalati su evangelici.net.
Cometa natalizia – È stata una cometa, una supernova, una congiunzione astrale? Le ipotesi sulla “stella” di cui parla il Vangelo quando parla della nascita di Gesù sono molteplici. L’ultima proposta, riportata dal Corriere, è stata lanciata da un astronomo di rilievo.
“Colpi” di Missione possibile – Bel colpo per Gerry Testori, che con il nuovo anno continua a presentare il volume “Grida-Cry out”: a Milano il 25 gennaio e a Roma il 16 febbraio; testimonial saranno Zé Maria al primo appuntamento, Claudia Koll al secondo. I dettagli qui..
Solo un paio di saluti…
I più affezionati si saranno accorti che oggi non eravamo in onda… come annunciato, e come nostro uso nei giorni festivi, abbiamo ascoltato insieme un concerto registrato live nel corso delle nostre peregrinazioni tra Christian Artists e Campi musica.
Nonostante questo, volevo cominciare già oggi a ringraziare coloro che si sono ricordati di noi in questi giorni di festa, inoltrandoci i loro messaggi augurali. Non sarebbe facile citarli tutti, dato che solo le mail degli ultimi giorni sono oltre sessanta, e non contiamo gli sms, le cartoline, le lettere e le telefonate.
Grazie a tutti; spero possiate trascorrere serenamente questo ultimo scorcio di festività, prima di rituffarvi nella quotidianità in attesa della… seconda tranche festiva.
Domani ovviamente siamo in onda, alle 10 come sempre, per farvi compagnia: ci sarà qualche sorpresa… non mancate!
Verso un natale laico
Puntata prenatalizia per musica&parole: abbiamo voluto approfittarne per parlare della festa che sta per arrivare, ma come sempre abbiamo tentato di farlo lontani dai soliti buonismi e dai luoghi comuni
Natale e sprechi – Il natale non fa male a nessuno? Mica vero: secondo Intesaconsumatori il 20% di quel che viene acquistato finisce nella spazzatura. Al primo posto gli antipasti, che vanno a male rapidamente, e poi il pesce, ma anche i contorni, che nelle abbuffate nessuno tocca. Non è solo una questione economica. Come cristiani dobbiamo ricordare che stiamo amministrando un dono di Dio (i nostri soldi), ma anche che c’è chi, mentre noi buttiamo, soffre la fame. Aderiamo all’invito dell’Intesaconsumatori: comprare badando alle quantità. Più di tanto non si può mangiare, nemmeno a natale.
Il regalo più richiesto – Secondo un’indagine della Camera di Commercio di Milano, i “regali di natale” più ambiti, se si se potessero chiedere, sono la salute (46%), la pace (21%), l’amore. Solo il 5% vorrebbe ricevere più soldi.
Ecco le cose che contano veramente, al di là del materialismo imperante. Credo sia meraviglioso constatare come ci si renda conto di non bastare a se stessi, e che esistono cose che non si possono comprare. Una meravigliosa dipendenza, perché se potessimo averli acquistarli, basteremmo a noi stessi, mentre riconoscere l’impossibilità di ottenere le cose più ambite ci fa dipendere da chi ci ha creato. Abbiamo la libertà di non cercare, o di cercare altrove – altro meraviglioso dono, la libertà -, ma alla fine se vogliamo trovare una risposta ci dobbiamo comunque confrontare con lui.
Una favola di natale – Una storia vera, più che una favola: è il natale 1914, siamo nelle Fiandre, sul fronte franco-tedesco. Il 25 dicembre si alzano canti natalizi dalle trincee tedesche, e contagiano anche l’altro fronte. Ne nasce una tregua che permette di seppellire i morti e di fraternizzare, nonostante la contrarietà dei superiori. Natale finisce, e la guerra riprende: durerà molto a lungo, più di quanto si sarebbe pensato. Un episodio emerso da diari, lettere e testimonianze, che ci fa pensare. La semplice gioia di una festa riesce a fermare una guerra e far sentire gli uomini fratelli. Uomini che vengono messi l’uno contro l’altro da “cause superiori”. Chissà quante guerre inutili, almeno per chi le combatte, si sarebbero potute evitare senza le “cause superiori”.
Natale laico – «È giusto, per un cristiano, fare l’albero?». Domanda lecita. Certo, quest’anno si profila un natale diverso dai precedenti. C’è infatti un nuovo natale che si fa strada, in questo inizio di millennio. Non è il natale spirituale dei Padri, dove la festività era un momento per ricordare il significato della nascita di Gesù; non è il natale religioso dei riti e miti, con molte forme e poca sostanza. Non è nemmeno il natale della famiglia, declinazione in chiave inclusiva della festa religiosa, nata per dare un momento di gioia anche a chi non si riconosceva per forza come cristiano. E non è nemmeno il natale commerciale, che dei significati originari ha fatto strame e delle forme tradizionali ha fatto business. No, niente di tutto questo: o forse meglio, è un’evoluzione di tutto questo. Un’ulteriore sviluppo della festa che da quasi due millenni continua a stupirci per la multiformità che l’ingegno umano le sa dare, tra il sacro e il profano.
Il natale laico è solo l’ultimo passaggio di una lunga serie, e non è detto che si tratti per forza di una piega del tutto negativa. In fondo, i primi cristiani non festeggiavano il natale, tanto da non aver tramandato la data. Il ricordo della natività nacque dopo, e presto divenne ostaggio di una festività civile, dazio da pagare al popolo pagano: un popolo che – proprio come i suoi bisnipoti laici e avanzatissimi del duemila – aveva poco interesse a capire se si festeggiasse il sole o Gesù, purché si facesse festa. Il natale religioso però non può essere considerato solo un modo per recuperare questa “fuga in avanti” imposta dalle autorità. Molte comunità cristiane, nei secoli, hanno saputo trovare una valenza spirituale nel festeggiare la venuta al mondo del Salvatore (che poi, non andrebbe dimenticato, al tempo era stata festeggiata anche dagli angeli e da fenomeni così rilevanti da aver portato a Betlehem astronomi da tutto il mondo conosciuto). Ma si sa, ogni evento spirituale ha vita breve, e se non si rinnova finisce per cristallizzarsi in usi, tradizioni, abitudini, regole: in una parola, in religione. Riti e miti presero il posto del ricordo autentico, sovrapponendosi generazione dopo generazione alla semplicità iniziale per creare il culto, più o meno pomposo. Tanto da farne dimenticare il senso più intimo: da ricordo della natività diventò festa della famiglia. Concetto sicuramente onesto e lodevole, ma ben diverso dalla profondità spirituale di chi, con tutto questo, voleva ricordare una nascita che ha cambiato la storia, non il contesto che ne ha resa possibile la realizzazione.
Il natale laico non è altro che la forma senza la sostanza, la schiuma senza il cappuccino. Euforia senza motivo, insomma. Un’euforia che i cristiani di oggi, dimostrano di saper sopportare senza troppi problemi. Per due generazioni non c’è stato natale senza i consueti studi biblici sulle origini della festa e dei simboli che si pretende lo rappresentino. Quest’anno, forse, avevamo già detto tutto. O forse era più delicato non condannare apertamente usanze che, tutto sommato, ci fanno comodo.
Paradigma di quest’anno, l’albero di natale: dopo qualche decennio passato a sbraitare contro i simboli di una festa ormai poco cristiana, pare che una serena acquiescenza abbia preso il posto delle crociate natalizie, e che i simboli del natale (pagano, oppure ormai semplicemente laico) abbiano trovato diritto di presenza anche nei nostri ambienti.
A forza di essere elastici, comprendere, contestualizzare, sospensione del giudizio, cominciamo forse a perdere di vista qualche concetto di base. Ma non è un discorso da farsi per forza a natale.
Come ci spiegano, l’albero è ovviamente solo un oggetto, serve solo per dare gioia.
E allora, se deve essere festa, festa sia. Davvero. Non risparmiamo decorazioni, luci, melodie, non lesiniamo pranzi, cene, regali, auguri, se tutto questo ci dà gioia e ne dà a chi ci circonda. Non ne risentirà certo la nostra fede: una festa “laica” in più, tra un capodanno, un 25 aprile, un primo maggio, e tra feste pagane come un 8 dicembre e un ferragosto, non dovrebbe indebolirci; certo, potrebbe risentirne la nostra testimonianza: ma quella – coerentemente – tentenna anche nel resto dell’anno, tra la frammentazione e la chiusura in cui ci pregiamo di vivere. Anche questo però non è un discorso natalizio, quindi sorvoliamo.
Buoni festeggiamenti, dunque. Una sola richiesta: per favore, almeno noi che sappiamo cosa la natività sia; noi che abbiamo creduto nella venuta di Dio che si fa uomo; noi che abbiamo compreso il piano di salvezza per il quale Gesù è venuto a questo mondo; noi che abbiamo accettato la sua vita, il suo messaggio, la sua morte e risurrezione; noi che sentiamo dentro il fuoco dello Spirito che ci ha rinnovato; noi che desideriamo vivere di Dio e con Dio ogni giorno della nostra vita, ma non per questo riteniamo di dover vivere in un eremo virtuale… festeggiamo, sì, e di cuore; ma almeno noi, dico, che abbiamo capito il significato della venuta di Gesù, evitiamo di continuare a chiamare tutto questo “natale”. Tentiamo di avere questa sensibilità, per rispetto nei confronti dell’Unico che a questa festa non partecipa più da anni.
Certo: Gesù, in questa carnevalata di fine anno, è dentro di noi. Barricato, in attesa che finisca il baillamme e torniamo i cristiani fedeli di tutti i giorni.
Appuntamenti – Women of God a Milano, Jessy Dixon a Forlì, Concerto di natale e Concorezzo, Bach su BBC Radio 3.