Una fede profonda e silenziosa
Il motivo del successo di Huckabee era il disorientamento dell’elettorato evangelico, che per la prima volta rischiava di trovarsi senza un portabandiera: in campo c’erano il mormone Mitt Romney, il liberal Rudolph Giuliani, e appunto il veterano John McCain, che – lamentavano le alte sfere evangeliche d’oltreoceano – non aveva mai dato particolare cenno di religiosità: in questo contesto una candidatura obiettivamente debole come quella del pastore battista Huckabee per un momento aveva fatto sperare (o temere) il miracolo del sorpasso.
McCain non ha mai fugato, in nessun modo, i timori degli evangelicals, ma nonostante questo l’ha spuntata e ora è pronto all’assalto contro Barak Obama o Hillary Rodham Clinton.
Oggi, a giochi fatti, scopriamo che McCain avrebbe avuto tutte le carte in regola per meritarsi anche l’appoggio dei cristiani born again. E nemmeno oggi è stato lui a rivelarlo, bensì un suo commilitone, George Everett “Bud” Day, che Il Foglio presenta come «l’uomo più decorato d’America dop oil generale MacArthur».
McCain secolare, laico, dalla fede timida? In Vietnam, dove è stato prigioniero per cinque anni, e dove ha visto la sua condizione fisica irrimediabilmente compromessa a causa delle torture dei vietcong, McCain assuse il ruolo di pastore per i suoi compagni di cella. «Dopo essere stato trasferito di prigione in prigione, McCain si trovò ad essere l’ufficiale più anziano all’interno dell'”Hanoi Hilton”, come lo chiama spesso ridendo [il carcere della capitale vietnamita, ndr]. Così toccò a lui amministrare i servizi religiosi per gli altri».
Day racconta che McCain “parlava come un vero predicatore”, e lo conferma un ricordo in particolare. «Uno dei suoi primi sermoni si ispirò ai vangeli Luca 20,23 e Matteo 22,21: “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”. McCain sosteneva che non si dovesse chiedere a Dio di liberarli dalla prigionia, ma di aiutarli a diventare persone migliori in quel terribile momento».
Un messaggio molto profondo, significativo per la situazione in cui McCain e i suoi compagni si trovavano a vivere. Incoraggiare in questa direzione, infatti, richiede una comprensione matura del proprio rapporto con Dio: non l’ostinazione nella richiesta di un esaudimento secondo la nostra volontà, ma la fiducia nel controllo della situazione da parte di Dio, il desiderio di mantenere viva e intensa la comunione personale con Dio anche quando le avversità non accennano a scemare, la disponibilità a mettersi a disposizione di Dio al servizio degli altri anche quando riteniamo di essere noi ad aver bisogno di aiuto.
Ammettiamolo: è una verità difficile da capire. È più semplice insistere per ottenere un miracolo a prescindere dal momento e dal luogo, rifiutando senza appello la propria condizione e pregando di uscirne al più presto, come da un incubo con cui non vogliamo identificarci.
Eppure dovremmo quantomeno prendere in considerazione l’idea che forse Dio ci vuole in quella specifica situazione per qualche motivo. Ci metterebbe nella condizione di un personaggio biblico come Maria: vergine, giovanissima, probabilmente non capiva le modalità e le implicazioni del piano di Dio che Gabriele le aveva annunciato. Eppure non si ribellò a una proposta così incredibile, né chiese lumi: si accontentò di quel che le bastava a compiere la sua missione.
Stando a quanto racconta Bud Day, John McCain già all’epoca aveva colto l’atteggiamento opportuno per un cristiano di fronte al piano di Dio. E forse lo aveva colto addirittura più di quei ministri, sempre più numerosi, che predicano comode prosperità in mezzo a effetti speciali. E che fino a ieri consideravano McCain “uomo di poca fede”.
Pubblicato il 19 Maggio, 2008, in Uncategorized con tag Bibbia, chiesa evangelica, credente evangelico, cristiani evangelici, cristianità, cristiano, Dio, fede, Gesù Cristo, news, religione, spiritualità, Vangelo. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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