Quattro passi di fede

Sabato pomeriggio gli evangelici milanesi hanno colorato la città di giallo e blu: erano questi i colori predominanti della marcia “God Parade”, che in poco più di un’ora ha portato tre-quattrocento giovani credenti a sfilare dai giardini di Corso Venezia al Castello Sforzesco per raccontare la soddisfazione che può dare una vita cristiana coerente e intensa.

Interessanti gli striscioni esposti, portati dalla decina di comunità aderenti: da “Gesù è il vero super”, motto della manifestazione presente anche su palloncini e magliette (per l’occasione è stato preso a prestito lo stemma di Superman, dove al posto della “S” campeggiava una “C”), a “Qualsiasi cosa tu dica, Dio ti ama”, fino ai più originali “Fatti di Gesù” (e ognuno la interpreti come preferisce), “Se lo fai sarà difficile smettere: scegli Gesù”, “Gesù Cristo, uno di noi”, “Il nostro paladino della giustizia è qui: preparatevi a essere salvati”, “W la fede e chi la persegue”, “No alla religione, sì alla relazione”, “Gesù ti ama da morire”, “Salvo chi legge… la Bibbia”. Non mancavano i classici “Gesù sta tornando: sei pronto?” e “Gesù Cristo vive! Salva, guarisce, ritorna”, oltre all’internazionale “Jesus is Lord” che faceva il paio con il localissimo “Casorate infuocata per Gesù”.

Età media bassa per i quattrocento presenti, che nei due chilometri del percorso hanno espresso danze, distribuito volantini a tutti i passanti, scandito slogan guidati dall’immancabile “uomo col megafono” di fronte ai milanesi basiti e a un ancora più sorpreso gruppetto di giapponesi.

Tutto, va detto, è stato fatto in maniera sorprendentemente ordinata e – grazie a Dio – perfettamente rispettosa di persone o cose incontrate sul percorso. Per chi ha frequentato o visto altri cortei di ben altra fattura e diverse turbolenze, probabilmente già questo sarà stato una buona testimonianza di cosa significhi essere cristiani.

Una decina le chiese presenti e censite: il Sabaoth, che ha contribuito fattivamente all’organizzazione dell’iniziativa; un nutrito gruppo proveniente dalla comunità filippina “Jesus is Lord” di via Bisceglie; e poi, alla spicciolata, elementi di Oikos, Tabernacolo, Chiesa apostolica, Bethel, Sorgente di vita di Sesto San Giovanni, Gesù vive, Concorezzo, Casorate.

Certo, se l’obiettivo era, come preannunciato, “dimostrare che gli evangelici sono numerosi”, non si può dire che lo scopo sia stato raggiunto: più di qualcuno aveva temuto un risultato peggiore, ma anche quei tre o quattrocento che sono intervenuti non avranno sicuramente contribuito a dare particolare risalto, agli occhi dei milanesi, alla presenza e all’unità delle chiese evangeliche.

Anzi: grandi assenti sono risultati proprio pastori e responsabili, di cui non è stata individuata alcuna presenza. Al di là del fatto che si trattava di un’iniziativa giovane, la constatazione non suona incoraggiante.

Il resto è storia, anzi, cronaca; gli organizzatori, interpellati al termine della manifestazione, hanno espresso una soddisfazione limitata: avrebbero voluto di più, sotto tutti i punti di vista. Per essere stata la prima “marcia per Gesù” dopo lustri, tutto sommato non è andata male. Certo, per il futuro andrebbero curati di più alcuni dettagli e un aspetto essenziale come l’arrivo.

Di solito un corteo si conclude sotto a un palco dove si alternano musica e qualche intervento teso a spiegare i perché dell’iniziativa. Questo aspetto, purtroppo, ha lasciato a desiderare: la marcia si è conclusa poco prima delle 17.30, e solo allora gli organizzatori si sono resi conto che mancava una conclusione. Appena mezz’ora dopo si riusciti a imbastire un palco improvvisato sul pianale di una jeep per proporre due brani musicali e un brevissimo messaggio di saluto. Che forse ha peccato di improvvisazione, finendo per parlare ai partecipanti più che ai curiosi di passaggio per piazza Castello, cui ci si sarebbe dovuti rivolgere con maggiore efficacia.

Come detto, è stato un primo passo: un primo passo verso una visibilità più significativa nei confronti della città, un primo passo verso qualcosa di concreto e di diverso dal solito; al contrario di tante manifestazioni “statiche”, di cui sono piene le piazze, una marcia che ferma il traffico e invade vociante le strade non può lasciare indifferenti i passanti. E sarebbe stata ancora più efficace, se solo le chiese fossero state capaci di guardare quattro passi più in là.

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Pubblicato il 16 giugno, 2008, in news con tag , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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