Jannacci, il laico imprudente

Interessante l’intervista di Enzo Jannacci pubblicata oggi sul Corriere in relazione al caso di Eluana Englaro: il cantautore, di professione medico, nonostante si definisca “ateo laico molto imprudente” offre alcune riflessioni profonde e, nella loro sostanza, molto cristiane.

«Non staccherei mai una spina e mai sospenderei l’alimentazione a un paziente: interrompere una vita è allucinante e bestiale», spiega a Fabio Cutri. Non se ne può fare una questione di tempo: diciassette anni di coma sono tanti, riflette Jannacci, «ma valgono per noi, e non sappiamo nulla di come sono vissuti da una persona in coma vigile. Nessuno può entrare nel loro sonno misterioso e dirci cosa sia davvero, perciò non è giusto misurarlo con il tempo dei nostri orologi. Ecco perché vale sempre la pena di aspettare: quando e se sarà il momento, le cellule del paziente moriranno da sole. E poi non dobbiamo dimenticarci che la medicina è una cosa meravigliosa, in grado di fare progressi straordinari e inattesi».

Jannacci avverte anche che, quando si parla di casi come questo, si fa un uso superficiale e irresponsabile dei termini: «Piano, piano… inutile? Cervello morto? Si usano queste espressioni troppo alla leggera. Se si trattasse di mio figlio basterebbe un solo battito delle ciglia a farmelo sentire vivo. Non sopporterei l’idea di non potergli più stare accanto».

Lo dice senza dimenticare la sofferenza di Beppino Englaro («Bisogna stare molto vicini a questo padre»), ma ricordando anche che «la vita è sempre importante, non soltanto quando è attraente ed emozionante, ma anche se si presenta inerme e indifesa. L’esistenza è uno spazio che ci hanno regalato e che dobbiamo riempire di senso, sempre e comunque».

Da laico, Jannacci non rifiuta l’idea di anticipare la morte per alleviare il dolore, «ma – confessa – anche in quel caso non vorrei mai essere io a dover “staccare una spina”: sono un vigliacco e confido nel fatto che ci siano medici più coraggiosi di me».

E a chi mette in dubbio la propria dignità di uomo a causa della malattia cercerebbe «di convincerlo che la dignità non dipende dal proprio stato di salute ma sta nel coraggio con cui si affronta il destino. E poi direi alla sua famiglia e ai suoi amici che chi percepisce solitudine intorno a sé si arrende prima. Parlo per esperienza».

Sarà che, per carattere,  è l’antitesi del dr. House («In reparto mi rimproveravano: “Lei si innamora dei pazienti, li va a trovare troppo di frequente e si interessa di cose che non c’entrano con la terapia: i dottori sono tecnici, per tutto il resto ci sono gli psicologi e i preti”»), però si percepisce, in questa sua posizione, anche qualcosa di più, una sensibilità particolare per “la figura del Cristo” che, spiega Jannacci,  «In questi ultimi anni è diventata per me fondamentale: è il pensiero della sua fine in croce a rendermi impossibile anche solo l’idea di aiutare qualcuno a morire. Se il Nazareno tornasse ci prenderebbe a sberle tutti quanti. Ce lo meritiamo, eccome, però avremmo così tanto bisogno di una sua carezza».

Sì, più si rileggono e più ci si rende conto che sono parole decisamente inusuali per un “ateo laico molto imprudente”. E, forse, anche per qualche cristiano.

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Pubblicato il 6 febbraio, 2009, in Uncategorized con tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 11 commenti.

  1. e chi l’avrebbe mai detto!

  2. franco legrottaglie

    … ciao Enzo! Commovente e vero, come sempre! Sono d’accordo. Grazie pe questa tua voce. Un abbracio Franco Legrottaglie

  3. Che quella carezza arrivi nella vita del dolce medico e grande cantore dei nostri tempi.

  4. SCHIFO, TRISTEZZA, RABBIA E RASSEGNAZIONE; E’QUELLO CHE PROVO NEL VEDERE L’ULTIMA CROCIATA DEI FINTI CRISTIANI CONTRO IL POVERO BEPPINO ENGLARO.
    MANCANZA ASSOLUTA DI RISPETTO E DI CARITA’; BUGIE COME SE PIOVESSE PER DIFENDERE POSIZIONI INDIFENDIBILI; L’USO DEL NOME DI DIO PER ANDARE CONTRO IL VOLERE DI DIO, NON ACCETTANDO LA FINE NATURALE DELL’ESISTENZA TERRENA; VILI MACCHINAZIONI FRA POTERE POLITICO E RELIGIOSO PER ESPROPRIARE L’UOMO DELLA PROPRIA DIGNITA’ E LIBERTA’.
    POLITICI E RELIGIOSI NON SI ACCONTENTANO PIU’ DI NON LASCIARE VIVERE LA GENTE IN PACE, ADESSO PRETENDONO ANCHE DI NON LASCIARLA MORIRE IN PACE.
    PREPARIAMOCI AL PEGGIO.

  5. …come può un padre staccare la spina?…

  6. P.S. Preciso che i caratteri maiuscoli nella corrispondenza li ho sempre usati per un fatto di praticità e che per me non equivalgono assolutamente a urla.
    Chiedo scusa per la forma, mentre per quanto riguarda la sostanza ribadisco che nessun vero cristiano, che abbia veramente creduto alla vita eterna, può desiderare per se o per altri nessuna forma di accanimento terapeutico, che è solo violenza finalizzata a procastinare il passaggio a miglior vita.
    L’attaccamento morboso alla vita terrena oltre i limiti imposti dalla umana fragilità, non è rispetto alla sacralità della vita stessa, ma evidente manifestazione di una fede finta.

  7. Secondo me bisogna fare una Legge sul Testamento Biologico,così le persone possono decidere PRIMA delle malattie altamente debilitanti e PRIMA dell’incoscienza che tipo di trattamento vogliono…il padre di Eluana,purtroppo,è poco attendibile,perchè si riferisce a fatti di 17 anni fa detti da una ragazzina adolescente una o due volte!!! Io pure,come tutti noi,a 15 anni avevo idee diverse sulla vita e sulla morte…Bisogna regolare con una Legge la questione PRIMA delle malattie e non DOPO 17 anni!!!!!!!!! Eluana è solo la punta di un iceberg che deve essere risolto soltanto con un atto legislativo che permetta a tutti,in possesso delle proprie capacità di intendere e di volere,di decidere per se stessi cosa fare nei casi in cui ci si ritrovasse nelle condizioni simili a quelli di Eluana…altrimenti così è il Far West!!! CI VUOLE UNA LEGGE, così ognuno poi deciderà SECONDO LA SUA COSCIENZA!!!

  8. Che poi tutta questa storia sembra partire da un’idea di qualità di vita che non è omogenea né condivisa da tutti.

    Non si sente altro che dire: “Ma che vita è quella?”. Eppure noi che ne sappiamo di cosa prova Eluana e le altre migliaia di persone che come lei vivono (perché sono vive!!!) in una maniera diversa dalla nostra?
    Quali sono i parametri che ci indicano che una vita è degna di essere vissuta e un’altra no?

    Per Welby la sua non era una vita degna di essere vissuta, per Joni Eareckson Tada (tetraplegica da quando era ragazzina) lo è, per Nick Vujicic (l’uomo che vive senza braccia e gambe) lo è, per Rosanna Benzi (che è stata a lungo in un polmone d’acciaio) lo era e per questo nel suo libro “Il vizio di vivere” scrive: «E se mi beatificassero, o mi facessero santa? No, tutt’al più potrei rientrare fra i martiri… ma mi farebbe rabbia una fila di handicappati davanti al Signore, non vorrei dover continuare anche lassù le mie battaglie! A parte gli scherzi, del Signore mi fido. I suoi rappresentanti sulla terra mi piacciono un po’ meno. Sul serio: meriterebbe di meglio.
    Comunque vorrei lasciare di me il ricordo di una persona con pregi e difetti, un po’ matta, con molta ironia di sé, che amava le cose semplici, e che ha cercato di non fare troppe brutte figure».

    Chissà quanti di noi pensano che la loro non è, o non è stata, vita…

    Certo, potremmo disquisire sul fatto che gli esempi che ho citato hanno tutti la capacità di interagire con il mondo, in un modo o nell’altro, eppure se fossero vere (e perché mai dovrei pensare che non lo siano?) le parole di Salvatore Crisafulli, in coma vegetativo per due anni e poi autore del libro “Con gli occhi sbarrati”, quale altra motivazione, oltre quelle che già ho, mi sarebbe ancora necessaria per credere e affermare che non abbiamo diritto di togliere l’alimentazione e l’idratazione a Eluana?

    Dal sito di Salvatore Crisafulli: Salvatore “attraverso una comunicazione sofisticata di un computer a scansione formato da lettere da individuare attraverso il movimento del capo e degli occhi, scegliendo il bersaglio giusto, racconta che nel suo lungo silenzio sentiva e capiva tutto, si emozionava se i familiari lo coccolavano, si disperava quando i medici dicevano che il suo pianto erano solo riflessi incondizionati”.

    E se davvero Beppino Englaro avesse mentito a proposito delle parole che lui dice di aver sentito da Eluana?
    http://www.corriere.it/cronache/09_febbraio_06/englaro_crisafulli_6cc13c8e-f465-11dd-952a-00144f02aabc.shtml

  9. Certo,però ci vorrebbe pure una legge che riguardi anche cosa si intende per accanimento terapeutico e limiti vitali…ad esempio anche per il trapianto d’organi c’è tutta una procedura che dice che il trapianto d’organi deve essere eseguito quando l’elettroencefalogramma (E.E.G.) è piatto da almeno 20 minuti,però gli organi mica sono “morti”,mi spiego?…allora la domanda è: quando una persona è morta?…e poi: poichè la risposta è che è morta quando l’E.E.G. è piatto (e cioè il cervello è “spento”),sorge un’altra domanda: anche l’embrione nelle fasi iniziali,in cui ancora il cervello non si è sviluppato, è un essere “clinicamente morto”? Perchè allora proibire gli aborti di esserini umani ancora senza cervello? …Naturalmente io sono contro l’aborto, ma il dilemma è quasi lo stesso: La vita umana è solo ed esclusivamente legata al funzionamento del cervello? Nel morbo di Alzheimer alle fasi finali,quando il paziente non ricorda più nemmeno il suo nome e vive allo stato di “vegetale”, ha ancora la dignità di essere umano (per me la risposta naturalmente è SI). Secondo me c’è di più (l’anima!) e per questo bisogna che si faccia chiarezza su queste cose,se no non sappiamo nemmeno di cosa stiamo parlando! Tutte ‘ste polemiche sono fiumi di inchiostro gettato a mare!

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