Astinenza, questa sconosciuta

In questi giorni, inevitabilmente, si parla molto di quaresima, quel tempo di penitenza che precede la Pasqua.

Si tratta di un uso tipicamente cattolico, che viene aggiornato generazione dopo generazione tentando di farlo restare al passo con i tempi: se ieri la penitenza consisteva nella rinuncia alla carne (in tutti i sensi), oggi ci si impegna a cercare nuove formule per dare un significato pregnante al periodo anche per i più giovani.

Nasce così la proposta di un “digiuno tecnologico” fatto di astinenza dagli sms (almeno di venerdì santo, chiede la curia di Modena), una proposta contestata nello stesso ambiente cattolico per l’accostamento tra tecnologia e divertimento che non sarebbe invece così scontato: «Se i messaggini sono un corretto modo di comunicare, perché ce ne dobbiamo privare?» chiede, tra gli altri, il direttore dell’Osservatore romano, Gian Maria Vian.

Da sempre l’ambiente evangelico vede in chiave molto critica il concetto di penitenza per una questione dottrinale di fondamentale importanza: biblicamente parlando, infatti, non è attraverso la nostra sofferenza o i nostri meriti che possiamo venire salvati, ma per il sacrificio unico e irripetibile di Gesù Cristo, che ha pagato per i nostri peccati morendo sulla croce.

Questa certezza dottrinale ha messo in una luce equivoca qualsiasi forma di astinenza, vista paradossalmente non come una forma di spiritualità, ma come un comportamento religioso sospetto.

Eppure, di suo, l’astinenza non è sbagliata. È sbagliato imporla dall’alto ed è sbagliato fossilizzarsi in un obbligo, trasformando un gesto d’amore verso Dio in un vuoto obbligo formale portato avanti per tradizione.

Però, allo stesso tempo, potrebbe essere significativo darsi un’occasione per consolidare il proprio rapporto spirituale con Dio. E questa occasione potrebbe essere più o meno casuale, o un periodo dell’anno significativo. O magari, avendone la costanza, potrebbe essere un percorso continuo di crescita spirituale.

Anche online? Perché no.
In questi giorni un sito dedicato alle nuove tecnologie ha offerto un “Decalogo per la Quaresima online” tra il serio e il faceto. Parafrasandolo, potremmo trovarci alcuni spunti interessanti.

1. Iscriviti ad una newsletter di argomento spirituale.

2. Naviga quando puoi nel canale cristiano.

3. Manda un sms a un amico con testo: “Gesù ti ama, parliamone”

4. Telefona a tua mamma e a tuo papà solo per dire loro: “TVB”

5. Invia almeno un sms solidale per beneficenza a settimana.

6. Aderisci all’impegno di chi si occupa dei cristiani perseguitati.

7. Insegna quel che sai sull’uso del pc e della rete a un anziano.

8. Copia e incolla un passo del Vangelo e invialo via email a un amico.

9. Invia un’email ai responsabili della comunità che frequenti (pastore, anziani) e di’ loro come vorresti che fosse la chiesa.

10. Soprattutto, diventa fan di Gesù. E non solo su Facebook.

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Pubblicato il 12 marzo, 2009, in Uncategorized con tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 3 commenti.

  1. Da quando, per la grazia di Dio, ho cominciato a credere, come ogni altro credente ho scoperto e continuo a scoprire molte cose del mondo cristiano; alcune belle, altre meno, alcune scontate, altre che non smettono mai di sorprendermi. Fra queste ultime, la capacità di molti credenti di fare l’esatto opposto di quello che faceva Gesù, il quale dal naturale (a volte anche da fatti spiacevoli) sapeva trarre l’occasione per portare i suoi nel campo dello spirito, liberandoli dalle forme e dando loro la realtà. Alcuni suoi seguaci invece prendono esempio e spunto da profonde lezioni spirituali (vedi Gesù che lava i piedi ai discepoli) per inventare riti che oltre a essere ridicoli, rappresentano la negazione della realtà spirituale che il rito stesso pretende rappresentare. Numerosissimi i passi di scrittura, sia nel vecchio che nel nuovo testamento, che ammaestrano i credenti circa l’inutilità e il pericolo in forme di penitenza e religione volontaria, per niente gradite da Dio; ma è risaputo che il religioso un po di gloria personale la vuole, perciò torce le scritture e fa ragionamenti strani per fare rientrare dalla finestra quello che Gesù, Paolo e tutti quelli che seguirono, avevano buttato fuori dalla porta. Ci sono astinenze che Dio approva, volontarie e personali, ispirate dallo Spirito Santo, senza pretesa alcuna di accaparrarsi il favore di Dio, lontane anni luce nella forma e nella sostanza, da riti, regole e imposizioni varie, che i cristiani di ogni denominazione si ostinano a volere imporre ai loro seguaci.

  2. Adempiere il punto 9 potrebbe generare delle nuove penitenze 🙂

  3. Ehm… di solito dico ai miei che voglio loro bene a tu per tu, visto che abitano sotto di me 🙂

    Il punto 7 è impensabile: mi sa che ci sarebbe da diventar matti!

    Giovanni, hai ragione… potrebbe essere rischioso 🙂

    Battute a parte, credo che a volte si senta proprio la necessità di astenersi, soprattutto quando ci si accorge che altre cose prendono il posto della preghiera, della lettura della Bibbia, del rapporto quotidiano con Dio.

    Concordo con chi pensa che non debba essere imposta dall’alto.

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