Ricominciamo da qui

Ho ripescato un interessante commento di Aldo Grasso, pubblicato in seguito alla polemica sulla celebre puntata di Annozero dedicata alle carenze nei soccorsi dopo il sisma in Abruzzo.

Scrive tra l’altro Grasso: «Le critiche (non le speculazioni politiche) fatte alla trasmissione di Santoro della settimana scorsa non riguardavano la libertà di informazione o il bilanciamento delle opinioni; no, riguardavano qualità giornalistiche e umane che non possono essere oggetto di trattative o di provvedimenti o d’insegnamenti: la sensibilità, l’opportunità (da non confondersi con l’opportunismo), il buon gusto. Quelle, o ce l’hai o non ce l’hai. Dice l’Ecclesiaste: “C’è un tempo per demolire e un tempo per costruire, un tempo per piangere e un tempo per ridere”».

Sensibilità, opportunità, buon gusto. Non formano una professionalità, ma la caratterizzano. Non determinano il fine, ma indicano il mezzo. Non si possono insegnare (se non in parte), ma sono indispensabili. E non per il lavoro: per vivere in una società civile.

Ricominciamo da qui, da quell’etica che per molti è diventata un soprammobile, da quella deontologia seguita alla lettera ma svuotata di contenuto.

Ricominciamo da qui, tutti: giornalisti e architetti, insegnanti e giudici, medici e politici, imprenditori e dipendenti.

Ricominciamo da quelle indicazioni semplici di Giovanni Battista.

La folla lo interrogava, dicendo: «Allora, che dobbiamo fare?». Egli rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne faccia parte a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».

Vennero anche degli esattori per essere battezzati e gli dissero: «Maestro, che dobbiamo fare?» Ed egli rispose loro: «Non riscuotete nulla di più di quello che vi è ordinato».

Lo interrogarono pure dei soldati, dicendo: «E noi, che dobbiamo fare?» Ed egli a loro: «Non fate estorsioni, non opprimete nessuno con vessazioni, e accontentatevi della vostra paga».

Così semplice da rasentare la banalità. Semplice, ma impegnativo: richiama il credente al senso di responsabilità, alla coerenza tra quel che si predica alla domenica mattina e ciò che si pratica nel resto della settimana.

Per questo più di qualche cristiano, alle impegnative parole del Battista, preferisce altre, più comode, citazioni.

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Pubblicato il 30 aprile, 2009, in Uncategorized con tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.

  1. Ho seguito la puntata incriminata e quella “riparatrice”. Quel criminale di Santoro, (mentre venticinque ore su ventiquattro, tutti i mezzi di informazione di massa, si sgolavano e si sbracciavano lodando e incensando governo e protezione civile, dicendo che questa volta la macchina dei soccorsi aveva funzionato perfettamente), cosa ha fatto ? Si è addirittura permesso di insinuare che forse qualcosa non aveva funzionato così bene.
    Le stesse cose, con rincaramento di dose, (tendopoli senza luce, acqua, e con pochi servizi igenici, ecc.), sono state dette un paio di giorni dopo su tutte le reti raiset.
    Concordo pienamente sulla necessità di maggiore coerenza e serietà da parte di tutti, ma come esempi negativi da non imitare ne avrei scelti altri.

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