Quando manca il sole

Troppo sole spinge al suicidio: lo ha scoperto uno staff di ricercatori che ha rilevato come «non sia l’oscurità a deprimere le persone, ma l’eccessiva esposizione alla luce solare».

La ricerca è partita dai dati relativi «ai crimini violenti avvenuti in Groenlandia dal 1968 al 2002: in quel periodo ci sono stati 1.351 suicidi e 308 omicidi», ma mentre gli omicidi hanno una distribuzione omogenea nel corso dell’anno, «i suicidi mostrano un marcato picco a giugno e un drastico calo in inverno», e la percentuale aumenta con il crescere della latitudine: ci si suicida di più a nord, «dove per sei mesi non fa mai buio».

L’equipe si è accorta che il discorso non vale solo per un paese anomalo come la Groenlandia, ma anche nel resto del mondo e in entrambi gli emisferi.

Che delusione per chi crede che il sole cambi le cose. Naturalmente nessuno nega che una bella giornata metta di buonumore, ma riesce a farlo solamente se, di fondo, la disposizione d’animo è positiva. O, per dirla in termini più spirituali, se il nostro animo è sereno e ben disposto.

La gioia, se prescinde dalla serenità, resta un effimero barlume di felicità. E non possiamo essere sereni se siamo sommersi da stress, depressione, problemi familiari.

Le condizioni critiche potrebbero essere state causate da situazioni oggettive come il superlavoro o un familiare difficile, o dal nostro approccio sbagliato alla questione: non possiamo dare la priorità al lavoro, alla famiglia, a un vizio – la Bibbia, meno benevola, parla di “idoli” e “falsi dei” – e pretendere di vivere bene comunque.

Come per la conversione e le dipendenze, ammettere il problema e riconoscerne le cause è il primo passo per risolverlo. Impegnarsi a cambiare le condizioni che ci hanno portato in quella situazione è il passo successivo.

È il caso di non sottovalutare le situazioni critiche, ma di affrontarle sul serio e subito: perché le cose, si sa, tendono a complicarsi con il passare del tempo.

Se aspettiamo che sia una bella giornata a risolverci la vita, siamo fuori strada: non sarà il sole a cambiare le cose.

Per vivere un’esistenza migliore, il sole bisogna averlo dentro.

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Pubblicato il 20 Maggio, 2009, in Uncategorized con tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 2 commenti.

  1. “Se potessi avere mille lire al mese…”
    Ricordate, o avete sentito parlare di questo vecchio motivetto ? Vera serenità, pace e gioia, vengono solo dal Signore; i cristiani lo sanno, e gli altri se vogliono possono sperimentarlo.
    Azzarderei una spiegazione al fatto che i suicidi siano più numerosi nella bella stagione e col sole.
    Se si vive una vita che non ha una chiara direzione e una speranza, povera di sentimenti e di affetti, e magari aggravata da qualche peso che schiaccia, credo che il sole e la bella stagione siano la condizione che meglio mette in evidenza e scopre la triste situazione.
    Nelle giornate uggiose, tutti, indifferentemente dalla condizione interiore, stanno in casa e hanno una vita sociale limitata; ma quando spunta il sole e si va allo scoperto, allora quello che ti manca lo vedi meglio e ti pesa di più.

  2. Esatto, ben detto!
    Coloro che hanno una vita senza affetti, magari sono anche un pò introversi, d’estate sentono molto di più la solitudine e l’inadeguatezza al vivere. Senza contare che (almeno fino a qualche anno fa) le città in Italia d’estate si spopolavano, rendendo il quadretto ancora più triste.

    Bisogna portare il Vangelo, si ma non solo la dottrina del Vangelo, che a qualcuno pare essere più che sufficiente. Portare solo dottrina significa insegnare cose buone e spirituali, ma se qualcuno ha dei bisogni psico-fisici impellenti, bisogna cercare in prima battuta di sopperire a quello (non dite…copritevi, riscaldatevi e mangiate…se coloro non ne hanno!!dategliene voi!), ovvero fare diventare “carne” la dottrina, altrimenti è tutto un’esercizio intellettuale.

    Pace.

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