Verità di troppo

150 ore di registrazioni e 30 mila pagine di documenti inediti, recentemente resi pubblici dalla Biblioteca presidenziale americana di Yorba Linda, in California, gettano nuove ombre su Richard Nixon.

Se il presidente, sul piano pubblico, viene già ricordato per lo scandalo Watergate che lo costrinse a dimettersi, ora si trova a fare i conti anche con rivelazioni su conversazioni private che, certo, non migliorano la sua immagine.

Scrive La Stampa che «Se c’è un filo comune nei documenti declassificati è aggressività e disprezzo di Nixon, verso gli amici come per gli avversari».

Insomma, nastri e carte rivelano un Nixon cinico, spregiudicato, insofferente verso le obiezioni da qualunque parte venissero. Niente di strano per un politico, a dire il vero.

Quel che lascia perplessi è il senso dell’operazione. Andare a pescare nella posta altrui è sempre pericoloso, e scrutare nell’intimità della vita familiare può provocare forti delusioni anche quando si tratta di grandi uomini: figurarsi quando lo si fa con un uomo pubblico che, per arrivare dove è arrivato, deve aver ceduto a una pioggia di compromessi.

È vero che, biblicamente parlando, “nulla è destinato a rimanere segreto”, ma forse dovremmo chiederci se la luce alla quale vogliamo portare il comportamento delle persone sia la luce cristiana o una luce guardona.

Certo, la verità deve emergere. Ma dovremmo chiederci a cosa facciamo riferimento quando parliamo di verità e, soprattutto, quale sia lo scopo della presunta verità di cui ci ergiamo paladini.

Anche chi spettegola, di solito, si difende esclamando “ma è la verità!”: se nulla deve restare segreto, allora il gossip è attività benemerita, e i ficcanaso sono i nuovi moralizzatori.

Nel valutare le persone è certo necessario il buonsenso di una valutazione su larga scala, ma capace di distinguere il grano dal loglio e di dare la giusta priorità alle informazioni raccolte.

Proprio come i sondaggisti che, in attesa dei risultati elettorali definitivi, non si basano acriticamente su tutti i dati, ma organizzano le proiezioni per dare un senso a quei dati.

Non tutte le sezioni elettorali sono ugualmente rappresentative e permettono di farsi un quadro attendibile della realtà generale. Proprio come le parole, le azioni, i comportamenti delle persone.

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Pubblicato il 26 giugno, 2009, in Uncategorized con tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.

  1. Sicuramente la vita di un uomo va giudicata nel suo insieme, e azioni e parole isolate non possono costituire il metro del giudizio.
    Maldicenza e pettegolezzo non vanno mai approvati e tantomeno incoraggiati; ma se si parla di politici, il discorso diventa meno lineare e più complesso.
    Se attraverso gossip e chiacchere PROVATE, si riesce a dimostrare e ad informare l’opinione pubblica che il politico tal dei tali, è persona scorretta e bugiarda; beh allora, io dico grazie anche ai pettegoli e gossippari interessati.
    Se a farmi scoprire che il vino che compro dal contadino, non è genuino come credevo, è la vicina pettegola e invidiosa del contadino, ACCERTATO CHE L’INFORMAZIONE ERA CORRETTA, ringrazierò anhe lei.

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