Quelle verifiche latitanti

Viviamo tempi in cui ci si deve sorprendere per l’ordinario. Per questo non possiamo astenerci da un plauso ai colleghi di Avvenire, che hanno fatto qualcosa di straordinario per i nostri tempi: il loro lavoro. Come ogni buon giornalista dovrebbe fare, hanno controllato le fonti delle notizie.

Raro? Abbastanza. Sarà per la fregola di stare sulla notizia, per la fretta di chiudere il giornale senza “bucare” qualche avvenimento per troppo scrupolo, sarà per la pigrizia mentale cui ci hanno abituato le agenzie di stampa (che ci illudiamo controllino tutto al posto nostro prima di proporci un lancio), la conseguenza è evidente: le notizie passano senza conferme anche quando non ci sono elementi di urgenza tali da giustificare una fuga in avanti.

Prendiamo la vicenda delle suore che sono state fermate in autostrada mentre filavano a 180 all’ora (su una Fiesta, poi) per accorrere al capezzale di Benedetto XVI. La notizia è passata con grande risalto, e a quanto pare nessuno si è preoccupato di fare una telefonata alla polizia stradale, o al convento da cui le presunte suore provenivano. Avvenire, in “un minuto e mezzo”, scrivono Annalisa Guglielmino e Nello Scavo, hanno appurato che si trattava di “una notizia ancora senza riscontro”. E tale è rimasta.

Lo stesso vale per il sacerdote che, qualche settimana fa, sarebbe stato fermato per guida in stato d’ebbrezza per aver celebrato “quattro messe in un giorno”, con relativa impennata del tasso alcolemico nel sangue. Anche qui, dopo la risata iniziale e qualche commento di comodo, nessuna conferma.

E non si profila diversa la vicenda della novizia che l’ex fidanzato, abbandonato per prendere i voti, aveva screditato con la pubblicazione in rete di foto osé. Conferme? Nessuna. Solo il comunicato di due avvocati, guardacaso sempre gli stessi, e guardacaso autori in passato di altre amenità simili.

Imperizia, imprudenza, negligenza da parte di chi dovrebbe controllare? Naturalmente ognuno avrà avuto le sue buone ragioni per non fare il lavoro per cui – volendo metterla così – è pagato.

Eppure, senza giustificare l’operato carente di chi doveva verificare, pur senza scadere nel benaltrismo (“ben altri sono i problemi!”) prima di scagliare la proverbiale prima pietra dovremmo guardare dentro di noi.

Naturalmente non per la verifica delle notizie che leggiamo: se ogni lettore dovesse cimentarsi in un “giro di nera” per ogni notizia, non se ne uscirebbe più.

Affare di ognuno di noi, però, è la verifica delle informazioni che – consapevolmente o meno – immagazziniamo e – con più o meno entusiasmo – diffondiamo. Voci, pettegolezzi, maldicenze basate su un sentito dire, su una prima impressione, su una percezione parziale dei fatti.

A volte basterebbero una verifica o un chiarimento per fugare la penombra del dubbio malevolo, ma per pigrizia, poca cautela o per una colpevole, compiaciuta forma di complicità preferiamo lasciar correre.

Così le voci nascono, lievitano, si diffondono, per colpa di tutti e di nessuno.

Colpevolmente nemmeno ci rendiamo conto del loro potenziale. Oppure lo comprendiamo, ma preferiamo non riflettere sul fatto che queste voci, esplodendo, possono rovinare una vita.

Già, meglio non pensarci. Oggi è facile: non è ancora capitato a noi.

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Pubblicato il 23 luglio, 2009, in Uncategorized con tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.

  1. Ottima riflessione caro PJ!

    Ho adattato per te e per i tuoi colleghi giornalisti un’auspicabile regola deontologica tratta dalla Bibbia.
    (sperando di non violentarne il senso spirituale)

    Proverbi 15:7 Le labbra(penne)dei saggi(scrittori) spargono conoscenza, ma non così il cuore(portafogli) degli stolti(pennivendoli).

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