Un poster per pensare
“Basta prediche, Gesù è sui manifesti”: il Corriere annuncia una campagna di evangelizzazione dal sapore pubblicitario proposta a Brescia da don Luca Paitoni, cappellano nella clinica Poliambulanza.
Scrive il Corriere che per «evangelizzare e avvicinare sempre più persone a Dio il prete ha messo da parte prediche e benedizioni casa per casa, studiando una campagna pubblicitaria ad hoc: protagonista Gesù con “slogan” ispirati a passi del vangelo».
Il tutto su cartelloni da 10×5 metri distribuiti un po’ ovunque, dal centro alla tangenziale.
«Il messaggio – spiega don Luca – è per promuovere Gesù e la sua vita. Una semplice campagna di evangelizzazione che, invece di usare i classici metodi della chiesa, è al passo coni tempi e utilizza il linguaggio dei giovani».
O forse, per meglio dire, dei consumatori, dato che lo stesso don Luca sottolinea come «la nostra è un’epoca veloce e l’evangelizzazione deve andare al passo, al fianco dell’uomo he si muove in fretta. Da qui il paradigma dello slogan, frasi brevi, a effetto».
E l’effetto, decisamente, c’è: messaggi come “Dio ti ama personalmente” o “Abbiate fiducia: io ho vinto il mondo. Gesù” campeggiano su una grafica non troppo azzeccata, ma già da soli ottengono un risultato: fanno riflettere, come riconosce lo stesso giornalista del Corriere.
L’iniziativa di Brescia non è una novità assoluta: un paio di anni fa a Como si sperimentò una campagna simile, adattando un progetto svizzero che prevedeva l’affissione in città e la distribuzione di cartoline con semplici versetti biblici proposti in un contesto grafico molto sobrio.
Prima ancora – siamo a una decina di anni fa – a Milano erano comparsi su una tangenziale striscioni più innovativi, ma sempre mirati a comunicare l’amore di Dio per l’uomo.
Brescia segue, e ci fa piacere: ben venga una campagna di questo genere, decisamente condivisibile nel suo messaggio di speranza. Rallegra veder comunicare Cristo: semplicemente Gesù, senza proselitismi, religiosità, partigianerie.
L’importante, in occasioni come queste, è che si eviti di considerare questa soluzione, o qualsiasi altra soluzione, come un toccasana capace di risolvere da solo la nostra limitata capacità di interagire con chi cerca Dio.
Lo slogan è uno strumento utile, e venne sdoganato dal Maestro in persona (cosa dire di una frase lapidaria come “Date a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio”?). È funzionale perché colpisce, fa riflettere, arriva al cuore: ma non basta. Allo slogan deve seguire un dialogo, un confronto, un approfondimento. Con altri strumenti, attraverso altri canali, tradizionali e non.
Lo slogan è solo l’elemento più visibile – e forse per questo il momento più soddisfacente – di un processo articolato quale un’evangelizzazione deve essere.
Sbaglieremmo se cedessimo alla tentazione di limitare il nostro impegno a una sola fase di questo processo. Sbaglieremmo, e lasceremmo il lavoro a metà.
Pubblicato il 21 agosto, 2009, in Uncategorized con tag Amore, approfondimento, benedizioni, Brescia, campagna, canali, cappellano, cartelloni, cartoline, casa, Cesare, clinica, Como, confronto, consumatori, contesto, Cristo, dialogo, Dio, effetto, elemento, epoca, evangelizzazione, fiducia, frasi, Gesù, giornalista, Giovani, impegno, importante, Lavoro, Linguaggio, Luca Paitoni, Maestro, manifesti, messaggio, metodi, Milano, momento, mondo, paradigma, partigianerie, Poliambulanza, prediche, prete, processo, proselitismi, pubblicitaria, riflessione, risultato, sbagliare, slogan, soluzione, striscioni, strumenti, strumento, studio, Svizzera, tangenziale, tentazione, toccasana, uomo, Vangelo, Vita. Aggiungi il permalink ai segnalibri. 2 commenti.
Certi metodi di annunciare Cristo, mi ricordano la pesca a strascico che rovina i fondali e tira su roba che stava meglio dove stava.
Un giorno si e l’altro pure, qualcuno si inventa qualcosa, pensando far bene, e si discute tra conservatori e innovatori su, se e quanto, l’iniziativa di turno possa in qualche modo aiutare l’opera del Signore,(accarezzando più l’idea di vedere le sedie dei locali di culto piene che altro).
Ma c’è qualcuno che si chiede, stando magari sulle ginocchia, o leggendo e chiedendo luce a Dio su quello che legge, qualche passo della Bibbia che tratta l’argomento evangelizzazione, cosa ne pensa il Padrone ?
C’è qualcuno disposto a riconoscere la differenza tra proselitismo e testimonianza ?
Un ricordo personale di molti anni fa: Ho udito un famoso predicatore lamentarsi dal pulpito del fatto che i fratelli avevano fatto dei piccoli volantini per pubblicizzare la sua campagna evangelistica, mentre i maghi (così disse) fanno dei grandi manifesti!
A quel tempo mi mancava l’informazione che dovevamo fare concorrenza ai maghi.
Credo che Dio apprezza il desiderio di persone sincere di adoperarsi nel suo campo, ma nel suo campo non si va per goffi tentativi, e lo scopo ultimo e vero deve essere sempre e soltanto la gloria di Dio e il bene delle anime.
Chi non raccoglie con Lui disperde.