Il tempo che conta

Difendere il tempo libero: un’esigenza sempre più sentita nelle società occidentali, dove sembra che il tempo (libero o occupato, a prescindere) non basti mai.

Il presidente Clinton, già nel 1999, aveva istituito una commissione per esaminare il fenomeno della “time poverty”; oggi è una ricerca diretta da Robert Goodin e intitolata “Discretionary time” a fare il punto della situazione sulla “time pressure”.

Gli studiosi inglesi si sono impegnati a cronometrare le giornate-tipo dei loro connazionali, individuando tre macrocategorie: il tempo dedicato al lavoro, il tempo dedicato alla casa (e alla famiglia), il tempo dedicato alla cura della propria persona.

Hanno così scoperto che dedichiamo troppo tempo a queste categorie rispetto al tempo che sarebbe necessario per una vita dignitosa: di conseguenza abbiamo poco tempo libero. Per aumentarlo bisognerebbe quindi concentrarsi meno sul resto, ma non solo.

«Per contrastare la time pressure – conclude il Corriere – servirebbe soprattutto una piccola rivoluzione culturale: riacquistare consapevolezza che ogni nostra decisione, personale o professionale, ha costi e benefici non solo monetari, ma anche temporali. Quando ci sentiamo troppo sotto pressione, facciamo un esame di coscienza e cerchiamo di recuperare autonomia decisionale e controllo sulle nostre agende».

A volte il tempo manca per la questione più banale: lo riempiamo. Lo riempiamo di carriera, di famiglia, di relax, di passioni. Lo riempiamo di perfezionismi, quando basterebbe impegnarsi molto meno.

Lo infarciamo di attività perché ci fa paura il senso di vuoto, troppo vicino a quell’eterno riposo di fronte al quale ci sentiamo impreparati.

Il discorso, però, non vale solo per il lavoro o per le occupazioni necessarie, vale anche per quel tempo libero che vorremmo moltiplicare. Per riempirlo, a sua volta, di impegni entusiasmanti quanto superflui.

Non che sia sbagliato. Non è sbagliato dedicare impegno al lavoro, alla famiglia, alla cura della persona, proprio come non è sbagliato tentare di smarcarsene per avere più tempo libero.

Sbagliato, semmai, è l’eccesso: quella fame di carriera che ci porta a trascurare gli affetti, quell’apprensione per la famiglia che divora la nostra serenità, quella cura dell’esteriore che ci porta ad accantonare la salute interiore. Quella ricerca di tempo libero che ci permetta di evadere, di non pensare, di vivere un’oasi di egoismo che percepiamo come dovuta, necessaria, sacrosanta.

Tutto è necessario, tutto può essere utile. Ma nulla deve conquistare, nella nostra vita, la priorità assoluta. Nulla deve trasformarsi in un idolo capace di dettarci la sua agenda. Perché le cose che contano davvero sono dentro, non attorno a noi.

Ed è a quelle che dovremmo dedicare il nostro tempo.

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Pubblicato il 25 agosto, 2009, in Uncategorized con tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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