Sempre più in alto
«Non pensavo che mi sarebbe dispiaciuto tanto»: le parole di una donna di mezza età intervistata da un telegiornale, probabilmente interpretano con efficacia il sentimento di molti italiani in relazione alla scomparsa di Mike Bongiorno.
Ieri i palinsesti televisivi si sono riempiti di ricordi: le emittenti, da RaiUno a ReteQuattro hanno rispolverato in fretta e riproposto in prima serata i primi programmi e le ultime interviste dello storico conduttore.
Oggi tocca ai giornali: Bongiorno viene salutato come il “simbolo della televisione italiana” (Corriere), “Il signore della tv” (Repubblica), “il papà della tv” (La Stampa), e via declinando.
Sarà per quella bonomia che trasmetteva, oppure per la professionalità abbinata al tratto finto (o davvero?) ingenuo: Mike Bongiorno è sempre stato percepito come una persona semplice, simpatica, alla mano anche da chi non l’ha mai incontrato di persona, ma lo considerava – dopo cinquant’anni passati insieme al suo volto sorridente nel salotto di casa – uno di famiglia.
Tra ieri e oggi di Mike Bongiorno è stato detto tutto, e con la nostra testimonianza possiamo aggiungere poco. Avevamo in programma di sentirlo prossimamente, ma a quanto pare doveva andare in maniera diversa.
Quel che però i media non hanno rilevato, in questi giorni di panegirici, è la crescente serenità del personaggio: scorrendo le ultime interviste emerge un uomo in pace con se stesso, a tratti dispiaciuto – la fine del rapporto con Mediaset lo aveva ferito per le modalità con cui si era consumata – ma allo stesso tempo sembrava non avere conti da regolare.
Non abbiamo gli elementi per dire, come si fa di solito con chi non c’è più, che negli ultimi tempi si era avvicinato alla fede; negli ultimi anni però non si poteva non notare con quale frequenza Dio ricorresse nel suo vocabolario.
A fronte di una spiritualità un po’ confusa (nelle interviste spaziava da Maria all’angelo custode) non si può negare una sincerità di fondo, che lo aveva portato a concludere sempre più spesso i suoi programmi alternando il classico “Allegria!” a “Che Dio vi benedica”, o addirittura – era l’epoca della seconda Guerra del Golfo – a un invito pressante alla preghiera.
In una delle ultime interviste raccontava che nel corso dei lunghi giorni passati a San Vittore, durante la Seconda Guerra Mondiale, aveva avuto modo di pensare a Dio, e di riconoscere che Dio esiste: per questo, concludeva, “incoraggio sempre i giovani a crederci e ad avere fede”. Lo diceva con la gratitudine di chi si rende conto di aver salvato la vita solo per miracolo e di aver poi ricevuto molto sul piano umano e professionale.
Lo spiegava con il suo inconfondibile tono di voce e quel classico piglio da testimonial informale che lo aveva caratterizzato fin dagli anni Cinquanta.
Per questo – absit iniuria – ci piace pensare che, dopo decenni di promozioni, Mike Bongiorno abbia trovato alla fine lo Sponsor ideale.
Pubblicato il 9 settembre, 2009, in Uncategorized con tag allegria, Che Dio vi benedica, conduttore, conti, Dio, donna, elementi, famiglia, fede, giornali, Giovani, gratitudine, inconfondibile, informale, ingenuo, interpretazione, intervista, interviste, invito, italiani, media, Mediaset, Mike Bongiorno, persona, Preghiera, professionalità, Programma, programmi, RaiUno, ReteQuattro, ricordi, San Vittore, scomparsa, Seconda Guerra Mondiale, semplice, sentimento, simbolo, simpatica, sincerità, spiritualità, sponsor, telegiornale, testimonianza, Tv, Vita, vocabolario. Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.
Del morto si dice sempre tutto il bene del mondo, e in parte è giusto che sia così, ma qualcosa di diverso va detta sui vivi.
Va detta qualcosa su quelle facce toste che dopo aver chiuso in malo modo i rapporti col trapassato, compaiono in tv per decantarne le lodi; ascoltandoli uno si chiede: Ma non si vergognano nemmeno un po?