Giochi pericolosi
Il Cnr lancia l’allarme: sono tre milioni gli italiani che rischiano di sviluppare la dipendenza da gioco. Se una volta il gioco d’azzardo era una malattia per ricchi, oggi si è fatta più democratica, uscendo dai casinò e dalle bische per offrirsi, in tutto il suo fatuo splendore, in ogni via della città, vendendosi ammiccante nelle ricevitorie di ogni centro cittadino e commerciale del nostro paese.
Il gioco d’azzardo non si chiama più roulette o baccarà ma superenalotto, poker online, videopoker, passando per la nutrita categoria dei gratta e vinci.
I suoi seguaci? Bastava guardare le file in tabaccheria alla vigilia delle estrazioni miliardarie del superenalotto: giovani e anziani, studenti e pensionati, dipendenti e professionisti, uniti dalla chimera di una vincita che cambia la vita.
Il gioco, ci dicono ora gli esperti, è un rischio: non sono solo i più disperati a sviluppare una dipendenza, nessuno è fuori pericolo. E lo Stato, stretto dal suo conflitto d’interesse, su questo fronte può ben poco: i giochi sono una voce di bilancio significativa, e scoraggiare il gioco significherebbe dover trovare soluzioni di finanziamento alternative.
Ci asterremo dal fare la morale allo Stato e ai giocatori; suona però quantomeno sorprendente quando a fare la morale è proprio chi non disdegna il gioco d’azzardo.
«Si tratta solo di pochi centesimi giocati tra amici» è la giustificazione che viene data più spesso. Il problema, evidentemente, non è la cifra ma la disposizione d’animo, la porta aperta su un’abitudine potenzialmente pericolosa. In fondo ogni dipendenza comincia minimizzando i rischi con il classico “smetto quando voglio”.
La questione è che se oggi siamo disposti a rischiare per divertimento – o talvolta anche per beneficenza – dei soldi, pochi o molti che siano, domani avremo meno remore a entrare nella categoria di coloro che non vedono come un dramma rischiare «pochi euro per vincerne milioni», salvo accorgersi alla fine di averne spesi, settimana dopo settimana, in quantità ben più che modica.
Di qui, mettono in guardia gli esperti, in molti scatta quella sindrome di rivalsa che spinge a investire cifre sempre più ingenti per tentare di recuperare i soldi perduti, entrando così in un circolo vizioso che negli ultimi anni ha rovinato vite e famiglie.
Sdrammatizzare è giusto, ma senza esimersi dall’esercizio del buonsenso: per quanto irrisorie siano le cifre, sono pur sempre soldi di cui Dio ci chiama a essere buoni amministratori.
E si sa che “chi è fedele nelle cose minime, è pur fedele nelle grandi“.
Pubblicato il 11 settembre, 2009, in Uncategorized con tag allarme, amici, amministratori, anziani, azzardo, baccarà, beneficenza, bilancio, bische, buonsenso, casinòb, centesimi, chimera, circolo vizioso, cnr, conflitto, democratica, Dio, dipendenti, dipendenza, disperati, divertimento, dramma, esercizio, esperti, euro, famiglie, giocatori, gioco, Giovani, gratta e vinci, malattia, milioni, Morale, pensionati, perdita, pericolo, poker online, professionisti, recupero, ricchi, ricevitorie, roulette, seguaci, sindrome da rivalsa, soldi, soluzioni, splendore, Stato, Studenti, superenalotto, tabaccherie, videopoker, vincita, Vita, vite. Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.
Il rischio di dipendenza c’è, e sono in tanti quelli che, fra gratta e perdi, enalotto, lotterie, ecc., spendono cifre che vanno ben al di la delle proprie possibilità economiche, inseguendo la chimera del colpo grosso.
Parlando di questo argomento però, bisogna distinguere tra credenti e non.
Per il non credente, credo sia più che legittimo avere l’abitudine del giuoco (spendendo cifre proporzionate alle proprie entrate, come si fa per ogni altro passatempo); diversa la cosa per il credente, che se pratica in modo abitudinario il giuoco, manifesta in modo inequivocabile di essere legato a una speranza che confligge con la fede che dice di professare.
Cambiano i soggetti affrontati nei tuoi post, ma un tratto ricorre quasi in tutti: il bisogno che i cristiani manifestino COERENZA.