Se la truffa è l'unica speranza
Una zingara di origini slave di 28 anni è stata arrestata «per aver truffato una signora convincendola a consegnarle 50mila euro in cambio di un aiuto “ultraterreno”».
La nomade, racconta Il Giornale, «ha avvicinato la sua vittima, una brianzola di 50 anni, sul piazzale di un centro commerciale di Monza. La donna le aveva raccontato i suoi guai (un figlio trentenne gravemente malato, un matrimonio a pezzi, un fratello morto da poco per un male incurabile). Un racconto disperato, ma non così tanto da inibire le smanie della nomade, che è riuscita in più riprese a persuaderla circa un suo “intervento” e, soprattutto, a farsi quindi consegnare il denaro necessario per ottenere una “grazia”».
La signora ha quindi passato alla nomade ben 50 mila euro, «e solo quando la zingara ha chiesto altri 15mila per attivarsi presso la Madonna, la brianzola ha capito di trovarsi davanti a un clamoroso raggiro».
La vicenda si è conclusa bene: non sappiamo se la donna abbia recuperato il capitale affidato alla sua medium personale, ma quantomeno la truffatrice è stata arrestata.
Certo, al di là dell’esito del processo si impone una riflessione: perché forse ci sfugge qualche dettaglio.
Attorno a noi ci sono persone così disperate da credere a qualsiasi cosa. Così esasperate da essere disposte a donare cifre ingenti a chi ventila anche la più improbabile delle soluzioni.
È sintomo di ignoranza sui temi spirituali, certo. Ma se questa donna non ha cercato – o comunque non ha trovato – consolazione da un pastore d’anime, o nell’ambito di un percorso di fede, se ha ritenuto più verosimile l’intervento di una persona poco raccomandabile e per nulla autorevole incontrata per la strada, un motivo ci sarà.
Lei, forse, non sarà andata a cercare la consolazione divina. Ma noi non siamo stati in grado di proporgliela.
Magari quella donna – e molte altre – l’abbiamo incontrata anche noi davanti a quel centro commerciale; forse abbiamo colto la sua disperazione, ma avevamo fretta di correre a casa per curare le nostre faccende.
Quella zingara, invece, non aveva fretta. Era cordiale, probabilmente. Ha raccolto il suo sfogo e dopo, solo dopo, le ha proposto la sua personalissima soluzione.
Lei c’era, noi no. Chissà se è stato solo un caso.
Pubblicato il 21 settembre, 2009, in Uncategorized con tag aiuto, arrestata, brianza, caso, centro commerciale, consolazione, cordialità, cura, denaro, dettaglio, disperazione, divino, euro, faccende, fede, fratello, fretta, Grazia, guai, ignoranza, intervento, malattia, matrimonio, Monza, nomadi, processo, raggiro, sfogo, slava, soluzioni, truffa, vicenda, vittima, zingara. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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