Pugni alla coscienza

Diciott’anni, due pugni e una vita sulla coscienza. Ci si può rovinare l’esistenza anche così, dando in escandescenze per difendere un diritto inesistente e un atto palesemente antisociale.

È successo a Torino dove un settantaseienne è stato preso a pugni in faccia da un giovinastro che insisteva per salire in bicicletta sul bus. L’autista, una donna, non sapeva più quali armi usare per convincerlo a restare a terra, e l’uomo, con un passato da tramviere, è intervenuto per rasserenare il ragazzotto. A onor del vero non sappiamo ancora se l’ictus che ha ucciso l’anziano sia stato una conseguenza diretta dei pugni presi sul bus, anche se la logica e il buonsenso lo suggerirebbero.

Sia come sia, resta il gesto – assurdo – e il risultato della bravata: una famiglia in lutto, e un giovane in fuga. Che forse verrà preso, e se riuscirà a sfuggire alla giustizia vivrà comunque con il peso di un atto letale che nemmeno la baldanza dei delinquenti incalliti potrà cancellare dalla coscienza, né dissipare nelle notti insonni.

Viviamo in una società che ha perso il senso della misura. Non sappiamo commisurare le reazioni alle azioni: promettiamo azioni legali per un nonnulla, gridiamo al complotto a ogni obiezione, non tolleriamo le osservazioni – e spesso nemmeno la voce – di chi ci sta vicino. Per la strada rischiamo la rissa a ogni sorpasso, a ogni parcheggio, a ogni semaforo per lesa maestà nei confronti di chi non sa più dove e come sfogare il suo disagio interiore, e si sente forte solo se esagera.

Ma esagerare costa. E richiede un rilancio della posta che non potrà durare per sempre.

Succederà anche a questo giovinastro, che per un diritto inesistente ha troncato una vita. Prima o poi troverà inevitabilmente qualcuno più duro, più scaltro, più intelligente di lui; magari incontrerà finalmente la legge, o semplicemente resterà schiacciato sotto il peso delle sue imprese malate prima di avere il tempo di raccontarle.

Il conto, in un modo o nell’altro, prima o poi arriverà: e quel giorno il ragazzo, invecchiato da una vita breve ma densa di errori, dovrà decidere se varrà la pena giocarsi il tutto per tutto, rischiando la vita per (o senza) una causa, come tanti prima di lui, precipitando dal buio al Buio.

Naturalmente non è l’unica possibilità: potrebbe anche scegliere di cambiare la propria sorte mettendo da parte il suo orgoglio, e fare un passo indietro prima di finire nel baratro.

Decidere in questa direzione, però, sarà per lui ogni giorno più difficile: le scelte del passato condizioneranno in misura sempre maggiore il futuro.

Perché, a ben guardare, il colpevole è sempre la prima vittima delle proprie azioni.

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Pubblicato il 6 ottobre, 2009, in Uncategorized con tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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