Rispetto per i vivi

I familiari di una docente atea, deceduta presso una struttura sanitaria padovana, «hanno protestato – scrive il Gazzettino – per la “minaccia” del cappellano che intendeva benedire la salma nonostante l’opposizione della figlia».
La defunta era una docente universitaria 75.enne che da quattro mesi era ricoverata come terminale; dopo essersi «spenta in serenità – denunciano i parenti – un sacerdote voleva entrare in stanza e quando la figlia si è opposta è stata insultata, il sacerdote ha detto che quella era casa sua, che lì faceva quello che voleva e che sarebbe ripassato dopo quando i parenti fossero andati via».

Speriamo vivamente che i termini del confronto siano stati in realtà meno concitati di quanto raccontato dai parenti, ma se i fatti corrispondono almeno in minima parte al vero è necessaria una riflessione.


Siamo esseri umani, imperfetti e mancanti. Può succedere che un sacerdote sia più stanco e stressato del solito, ma questo non lo giustifica. Non giustifica la scortesia, l’insistenza e tanto meno la minaccia.

Quando la religione dell’amore diventa sopraffazione, saltano tutti gli schemi evangelici: non c’è più una correta prospettiva, non c’è più un obiettivo certo; tutto si riduce al piccolo mondo di una vicenda spesso banale, che viene assurta a questione di principio e in nome della quale ci si ritiene autorizzati a prendere tutte le licenze possibili. In fondo le crociate di tutti i tempi sono cominciate quando la dottrina dell’amore è stata sostituita dall’inflessibilità dei princìpi.

Ed è un peccato. Perché forzare i tempi e le situazioni è sbagliato, e perché facendolo il messaggio perde la sua efficacia.

Ma non c’è solo questo. Spiace che, con il suo tentativo di onorare il defunto, quel cappellano abbia mancato di rispetto ai vivi. Viene da chiedersi che ricordo queste persone avranno del loro – forse unico – contatto diretto con chi si definisce apertamente cristiano: certo non avranno percepito amore, compassione, condivisione del lutto, incoraggiamento.

No, da questo incontro non avranno ricavato un senso di fiducia e comprensione: probabilmente, se domani quelle persone dovessero avere bisogno di parlare di Dio, non prenderanno in considerazione un messaggio i cui referenti si sono dimostrati insensibili, invadenti, perfino prevaricatori.

“Se non ho amore non sono nulla”, sintetizzava un fariseo redento come l’apostolo Paolo. Ognuno di noi è in tempo per redimersi dal suo legalismo, prima della prossima occasione.

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Pubblicato il 6 novembre, 2009, in Uncategorized con tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 5 commenti.

  1. Può succedere che un sacerdote (o un pastore) sia più stanco e stressato del solito, ma troppo spesso si tratta di atteggiamenti comuni e usuali di fronte ai “precetti” di chi, credendosi animato da zelo per Dio e il servizio a Dio, dà a questi più valore che all’essere umano.
    Una riflessione veramente apprezzabile, più di tanti sermoni! Molto incisiva la conclusione che tiene conto della debolezza umana, compresa la propria, e lascia un margine di speranza:

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  2. Se non si riesce a capire che il piano di Dio per il creato è un piano di amore e non di costrizione, è inevitabile che accadano simili incidenti.
    Quando i seguaci lo abbandonavano (Giov.6:66), Gesù non solo non fece niente per trattenerli, ma anzi con una semplice domanda fece chiaramente intendere ai più intimi che erano liberi di andare via anche loro; Altro che forzare la gente!
    Il vero zelo e il vero amore per Dio e il servizio a Lui, infondono più delicatezza e rispetto per l’essere umano.

  3. Donato Trovarelli

    Il prete aveva ragione!
    Ogni struttura ospedaliera CEDE un locale alla Chiesa Apostolica CATTOLICA ROMANA che ne fa un uso totalmente PRIVATO.
    Con la scusa che è un locale “CONSACRATO”, il prete fa entrare chi vuole e DA SEMPRE noi evangelici dobbiamo fare i funerali in sala obitorio o fuori il locale religioso CATTOLICO.
    In questo NON c’è ecumenismo.
    A me dispiace che degli atei vogliano il locale CATTOLICO senza il prete: è una illogicità!
    Il prete è un servizio offerto dal locale stesso: si compra il pacchetto intero, non a metà!
    Se gli atei non volevano storie dal prete, dovevano fare come facciamo noi evangelici: andare a fare il funerale da un’altra parte!

    • Credo che il problema non riguardasse il funerale, ma solo la presenza della salma nell’istituto per il tempo necessario al trasporto in obitorio. Motivo in più per considerare imbarazzante il comportamento del sacerdote.

  4. …il morto è mio! …no è mio!…giù le mani dal morto! io l’ho conosciuto prima! …si trova in casa mia e faccio quello che voglio io! (il morto: …oh ma manco all’altro mondo si può stare in pace… eccheccavolo…) ciao L. 🙂

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