Se Sarah Palin convince Graham
Mentre Rick Warren sbarca in Europa per promuovere il suo “Purpose & peace plan” dedicato alle chiese, negli USA un redivivo Billy Graham incontra Sarah Palin.
Vista la sua età – 91 anni – le uscite pubbliche del predicatore più noto del Novecento si sono giocoforza rarefatte, e per questo la presenza della ex governatrice dell’Alaska, nonché ex candidata alla vicepresidenza USA insieme a John McCain, fa ancora più rumore.
Graham ha accolto la Palin e la sua tribù (figli, genitori, zia) nella sua casa nella Carolina del nord, dove ha trascorso un pomeriggio parlando, inevitabilmente, di fede e politica. Narrano le cronache che Sarah Palin gli avrebbe raccontato il suo percorso di fede (la ex governatrice è una fervente pentecostale), chiedendogli nel contempo dei suoi ricordi sui presidenti che il predicatore ha incontrato nel corso del suo lungo impegno ministeriale.
Già, i presidenti: non è un mistero che la Palin punti a candidarsi come prossima inquilina della Casa Bianca; e in quest’ottica dovremo leggere, da ora in poi, i suoi passi. Prima il libro autobiografico, Going rougue, e la sua presentazione in giro per gli USA, accolta da folle di fan entusiasti; ora l’incontro con Billy Graham.
I portavoce naturalmente si sono affrettati a precisare che l’incontro tra i due non aveva il valore di una consacrazione o di un sostegno politico alla Palin, ma sul piano morale è evidente che la cordialità di Graham non conta poco: Graham è un’istituzione e, per quanto l’età avanzi e i possibili successori sgomitino per occuparne il posto, il suo nome vuole dire ancora molto per gli evangelici americani. Si tratta, insomma, di una simpatia che può spostare voti in quantità non irrilevante e potenzialmente risolutiva, come insegna la seconda elezione di G. Bush figlio.
Sull’altro fronte, d’altronde, il feeling non è mai scoccato: Obama è stato accettato con riserva dal mondo evangelico prendendo atto delle sue dichiarazioni di fede, ma la sua freddezza non ha entusiasmato nessuno.
Non sarà d’altronde un caso se l’attuale presidente non ha mai incontrato di persona Billy Graham: nella cerimonia inaugurale dello scorso gennaio Obama ha deciso di sostituire Graham con un pastore dinamico e al passo con i tempi come Rick Warren; anche in seguito, l’unico contatto tra i due è stata una una telefonata di auguri che il presidente ha fatto al predicatore nelle settimane scorse, in occasione del suo compleanno.
Insomma, se Sarah Palin gioca bene le sue carte potrebbe emergere come una alternativa seria per restituire agli evangelici USA una rappresentanza che, oggi, è in cerca di autore. In fondo il traguardo del 2012 è lontano, ma non troppo.
Pubblicato il 25 novembre, 2009, in Uncategorized con tag 2012, accettazione, Alaska, auguri, autore, Billy Graham, candidata, Carolina del nord, carte, Casa Bianca, cerimonia, chiese, consacrazione, contatto, cordialità, entusiasmo, età, europa, evangelici, fede, feeling, freddezza, G.Bush, Going rougue, impegno, istituzione, John McCain, ministeriale, Morale, Obama, pentecostale, percorso di fede, politica, portavoce, predicatore, presidente, presidenti, pubbliche, Purpouse&Peace plan, Rick Warren, ricordi, riserva, Sarah Palin, successori, telefonata, traguardo, tribù, USA, uscite, vicepresidenza. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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