Il perdono di Erba

Di Carlo Castagna probabilmente pochi ricordano il nome. Molto più noto il volto sofferente che abbiamo visto su tutti i canali televisivi a margine della triste vicenda che, l’11 dicembre 2006, lo ha privato in un colpo solo di moglie, figlia e nipotino.

Sì, Carlo Castagna è la principale vittima della strage di Erba, il frutto della follia di due vicini di mezza età – così almeno ha stabilito il giudizio di primo grado – che in quel dicembre di tre anni fa uccisero quattro persone, misero in fin di vita una quinta e diedero fuoco a un appartamento. Senza plausibili motivi, ammesso ne possano esistere per un gesto simile.


Carlo Castagna, da subito, si dimostrò diverso dal genero, il controverso Azouz Marzouk. Castagna si chiuse nel suo lutto lasciando trapelare poche parole, ma pesanti. Una di queste ha fatto il giro del mondo: “perdono”. Perdono per chi gli ha provocato un lutto insostenibile.

A quasi tre anni dalla strage Carlo Castagna ha deciso di spiegare questo suo sentimento, che molti hanno considerato incomprensibile. Insieme alla giornalista Lucia Bellaspiga ha messo i suoi pensieri in un libro, Il perdono di Erba, pubblicato da Ancora.

Castagna rievoca i ricordi di una vita normale, fino a quel drammatico 11 dicembre di tre anni fa. Ripercorre le vicende che ne sono seguite, le indagini, la prima confessione di Olindo Romano e Rosa Bazzi. Per un mese, però, mancava un nome, un movente, e il colpevole (o i colpevoli) restava senza identità. Nonostante questo, Carlo Castagna decise di perdonare.

Un perdono che è una necessità cristiana e si contrappose alla reazione di Marzouk e ai commenti di noti intellettuali che non compresero e accusarono Castagna di “perdonismo”. E invece no, Castagna è cristiano, ed esercita il perdono dopo una profonda riflessione, senza semplicismi, con consapevolezza.

Racconta nel libro che di fronte alla strage «Il Carlo Castagna avrebbe detto “Chi è stato? Dove sono? Datemi un coltello che li ammazzo!”. Invece Dio mi ha dato la forza del perdono e la lucidità di capire che ero a un bivio. Ho preso la strada giusta, altrimenti sarei entrato anch’io nel vicolo cieco delle tenebre».

Un libro significativo, toccante, istruttivo per ogni essere umano che, per motivi certo meno gravi, si ritrova ogni giorno di fronte alla scelta tra rancore, vendetta o perdono. Un libro da leggere per capire, come dice Castagna, che “il perdono serva a me, non a loro”.

Una posizione all’apparenza arrendevole ma che, a ben guardare, è la più coraggiosa che un cristiano possa esprimere.

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Pubblicato il 30 novembre, 2009, in Uncategorized con tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.

  1. Credo che Castagna possa fare questo genere di affermazioni solo perché vive realmente un rapporto con Dio, altrimenti è umanamente davvero troppo difficile riuscire a perdonare mostri come quelli di Erba.

    Condivido molto il suo “il perdono serva a me, non a loro”, perché alimentare l’odio e il rancore dentro di noi ci distrugge lentamente ed è vero che è la posizione più coraggiosa, e anche la più incomprensibile per i non credenti.

    Che Dio benedica Carlo Castagna e continui a sostenerlo…

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