Contrappasso natalizio

Se esistesse un premio per il comportamento più laico dell’anno, la scuola elementare Manzoni di Cremona avrebbe buone chance di vincerlo: da diversi anni ha sostituito i festeggiamenti dell’aborrito natale con una più asettica “festa delle luci”, una celebrazione neutrale «per non urtare le altre culture».

Per carità, nessuno dica agli illuminati (mai termine fu più calzante) insegnanti che la definizione scelta non è proprio così equidistante: la “festa delle luci”, nota anche come hannukka, è da secoli una celebrazione ebraica che, guarda il caso, si celebra proprio in questi giorni.


Se poi gli impavidi – ancorché incauti – insegnanti cremonesi riescono a far celebrare da tre anni una festa ebraica ai bambini di tradizione familiare musulmana senza obiezione alcuna, meritano davvero una candidatura al nobel per la pace.

Volendo guardare solo alle intenzioni, invece, i docenti sembrano aver trovato la ricetta per la laicità perfetta: riferisce il Corriere che «lunedì i bambini usciranno da scuola tenendo in mano un lumino e si disporranno nel piazzale per raffigurare un albero, una stella, un simbolo di pace. Quindi intoneranno un canto che quest’anno dovrebbe essere “Funga Alafia”, un brano che arriva dal Ghana».

Finalmente qualcuno è riuscito ad andare oltre gli abati tannenbaum, i gingilli, jingle bells, i magi, “La notte santa” di Guido Gozzano, Stille nacht, la neve, babbo natale, il “Canto di natale” di Charles Dickens. Esulteranno gli amici laici, sia di estrazione agnostica, sia di parte cristiana: finalmente qualcuno ha dimostrato che si può.

Gioite, dunque: non perché “vi è nato un Salvatore” – mettere in piazza un sentimento intimo come la spiritualità? Non sia mai! -, ma perché nessun simbolo tradizionale turberà i loro sonni, le loro giornate dicembrine, le loro case. La scuola dimostra che è possibile, e ovviamente ai laici non peserà fare la loro parte: tenere la televisione spenta (tanto, a quanto lamentano, non c’è mai niente di interessante), evitare i mercatini natalizi forieri di profumi, simboli e melodie, schivare (o schifare?) i regali, evitare il panettone e il pandoro.

“Funga alafia” è il giusto contrappasso: un canto di pace per niente natalizio, ma dai sospetti riferimenti paganeggianti come terapia d’urto per dimenticare una tradizione di sapore cristiano. Chiodo scaccia chiodo, e pazienza se – come qualche modesto osservatore obietta da anni – sarebbe più utile e proficuo fare leva sul natale per sensibilizzare i nostri vicini (se non suona troppo bigotto, azzarderei “il nostro prossimo”) sul messaggio della salvezza, piuttosto che fare bordone al “liberi tutti” della laicità integrale.

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Pubblicato il 14 dicembre, 2009, in Uncategorized con tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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