Benvenuti in paradiso

Le dispute sul paradiso, finora, riguardavano le religioni, i guru, i teologi, al massimo qualche pensoso letterato. I dibattiti riguardavano questioni annose (chi ci entrerà?) e temi concreti (ci annoieremo?), a volte utili, in altri casi oziosi, ma comunque frutto di un’esigenza personale, intima, diretta: capire.

Che a contendersi il paradiso fossero due aziende e non due religioni, però, non era ancora accaduto: a colmare la poco significativa mancanza sono state la Lavazza e la Nespresso, aziende concentrate nello stesso settore merceologico (il caffè) e quindi direttamente concorrenti.


Sono ormai anni che la Lavazza ambienta i suoi spot in un presumibile paradiso dove prima Tullio Solenghi, ora Paolo Bonolis e Luca Laurenti scorrazzano tra siparietti colmi di disavventure ed equivoci da commedia all’italiana. Ora alle porte del Cielo bussa anche la concorrente con un testimonial d’eccezione, George Clooney, inopinatamente investito da un pianoforte in caduta libera e, per questo, avviato a varcare la soglia con una preziosa sporta, frutto del suo ultimo acquisto terreno: una macchinetta per il caffè.

L’usciere biancovestito – John Malkovich – mette gli occhi sul prodotto, e gli offre la possibilità di tornare sulla terra in cambio della macchinetta: così, con una specie di sliding door celeste, Clooney si ritrova sul marciapiede a mani vuote, rientra nel negozio a recuperare il suo acquisto ed evita il pianoforte di cui sopra.

Gli esperti confidano che, in un sequel, Clooney sarà di nuovo nell’ovattato mondo superiore – che nell’immaginario pubblicitario non è più celeste ma candido -, in un salotto dai toni soffusi, naturalmente a sorseggiare caffè.

Ambientazione e contesto, lamenta la Lavazza, sono troppo simili alle reclame targate Bonolis & Laurenti, e minaccia di ricorrere al Gran Giurì per far ritirare lo spot.

A quanto pare il prodotto, quando è di qualità, ispira pensieri superiori (ma non buoni sentimenti, vista la vicenda) e ha obiettivi ambiziosi. Chissà perché si scomoda il paradiso proprio per il caffè e non, mettiamo invece, per i divani (eppure il riposo, come tema, offre buoni spunti), o per il vino (che tra l’altro, abbinato alla congiunzione specificativa, si presta a comodi giochi di parole).

Tant’è. Resta il fatto che l’abbinamento tra paradiso e commercio è labile, e per funzionare omette quasi sempre un dettaglio: il trapasso. La morte è spiacevole e, soprattutto, non rende dal punto di vista economico.

L’adagio popolare ammonisce che lasceremo questo mondo senza portare con noi nulla. Ma questo, per favore, non ditelo a Clooney. Potrebbe sentirsi raggirato. E, per riprendersi, potrebbe non bastargli un caffè, per quanto celestiale.

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Pubblicato il 15 dicembre, 2009, in Uncategorized con tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 3 commenti.

  1. tutto questo contribuisce ad istillare nel pensiero comune che paradiso ed inferno sono una mera favoletta… salvo poi dover fare i conti (amari) al momento del trapasso.
    Iddio non è una favola ne tanto meno un bisogno creato dall’uomo per colmare cio che gli manca, MA una realtà, e sarà una dura realtà per coloro che come i produttori degli spot, gli attori (corresponsabili) hanno contribuito a rendere il tutto “una favola” e a deviare il tutto lontano dalla verità.
    Chissà perchè mi viene in mente questo parte finale di versetto tratto dalla parabola del seminatore nel vangelo di Luca: ” … ma poi viene il diavolo e porta via la parola dal loro cuore, <>” (Luca 8:12)
    Preghiamo Iddio che la sua grazia li raggiunga e possano ravvedersi e ricevere ed accettare … “il dono di Dio, la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore.” (Romani 6:23)

    • Non credo proprio che il fatto che la gente non guardi all’aldilà come a qualcosa di tremendamente serio e reale, sia da imputare a Bonolis, a Clooney, o agli ideatori degli spot incriminati.
      A me i versi che tornano alla memoria quando constato che “il mondo” non ha il senso del sacro, sono altri; sono quelli che richiamano la chiesa e i sedicenti cristiani alle loro (nostre) responsabilità.
      Il giudizio comincia dalla Casa di Dio.

  2. purtroppo una parte del versetto (la più importante) non è uscita nel commento precedente, perchè avevo scritto…. la parola dal loro cuore, “affinché non credano e non vengano salvati”.
    Quello che volevo dire io è che tutto contribuisce a tenere lontano dalla verità, (in questo senso i vari attori hanno anche loro la loro parte di responsabilità, attori che sicuramente se glielo chiediamo si professeranno cristiani).
    Se spacciamo le cose di Dio come favolette è chiaro sempre più si va idealizzandosi un messaggio che “Dio non esiste,… Dio è una favola…etc…” Ne ho sentite tante di queste affermazioni. Poi, sappiamo bene, che questo è uno dei tanti aspetti.
    Per il resto sono ben daccordo anch’io su ciò che hai detto, che il giudizio inizia dalla casa di Dio … e la responsabilità dei veri cristiani è (potrebbe essere) quella di predicare un vangelo “annacquato”.

    ciao

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