Natale alla cinese

La Cina è più vicina: in un impeto di cordialità (interessata) per l’occidente, da quest’anno nell’Impero di mezzo non sarà più proibito festeggiare il natale. Be’, forse “natale” è una parola grossa: si festeggerà il 25 dicembre (ma anche il 31), e a tale scopo nelle metropoli di Pechino, Shanghai e Shenzen sono stati allestiti 170 chilometri di luminarie, abbinati nella capitale a 15 mila abeti elettrici.

Il dettaglio – spiega Repubblica – è che il natale e il capodanno occidentale verranno festeggiati in un contesto decisamente laico, tanto che le due ricorrenze prenderanno il nome di “Festival del regalo”.


Una festa più imposta che suggerita, che i cinesi non conoscono ma accettano di buon grado – tutto il mondo è paese, ogni epoca insegue la precedente -: pare che solo il 4% della popolazione sappia cosa si festeggia nelle due occasioni, e se i giovani hanno almeno una vaga idea, tra gli adulti è buio totale. Non capiscono, ma si adeguano con la consueta cortesia orientale e la flessibilità acquisita in decenni di comunismo.

Repubblica parla di “Mao soppiantato da Babbo Natale per ordine di partito”, ma forse la manovra del Comitato centrale è più arguta di quel che potrebbe sembrare a un primo sguardo.

Fateci caso: il natale cinese sarà un (pacchiano) collage di quei simboli consumistici che, nel corso dell’ultimo secolo, si sono aggiunti alle immagini cristiane: alberi, addobbi, luminarie, babbi natale e, soprattutto, la frenesia dei regali.

Sono proprio i simboli che, da una prospettiva cristiana, mal si attagliano a ricordare il significato spirituale di una festa che ricorda e celebra Gesù: il figlio di Dio che si fa vero uomo per portare all’umanità un messaggio di speranza, una chance di salvezza, un’occasione di riconciliazione con Dio.

Forse le autorità cinesi hanno trovato il modo più soft per avvicinare il loro Paese all’Occidente senza mettere a rischio l’ateismo: prendere il superfluo scartando l’essenziale, ubriacare i cittadini di luci e suoni per non sollevare domande pericolose.

Una mossa furba e, allo stesso tempo, ben coperta: se mai gli occidentali si indignassero, a Pechino potranno sempre dire di non aver fatto nulla di così eclatante. In fondo, a natale, anche in Europa – da Lisbona a Mosca, da Atene a Helsinki – pochi ricordano davvero chi stanno festeggiando.

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Pubblicato il 16 dicembre, 2009, in Uncategorized con tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.

  1. Il festeggiare il natale di molti sedicenti cristiani, ricorda i costosi regali e le cene che i mariti infedeli offrono alle mogli.
    Che i cinesi, esperti nel copiare, scimmiottino in malo modo una tradizione non loro, non meraviglia; del resto non facciamo noi lo stesso con halloween?

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