Coraggio alla Giannini

Era una vita che non sentivamo parlare dei gemelli Giannini: anzi, probabilmente i più giovani non avranno notizia di quei sei pargoli nati nel 1980 e diventati subito oggetto di interesse da parte dei media, in quello che potremmo definire il prototipo della cronaca-reality. I sei gemelli Giannini – Letizia, Roberto, Linda, Francesco, Fabrizio, Giorgio – insieme alla mamma Rosanna esondavano dalle copertine dei periodici e dai servizi che i programmi tv riservavano a questa strana famiglia, mettendoci al corrente di cambi di pannolini, primi passi, compleanni e immortalandoli perfino in uno spot televisivo (per un detersivo, ovviamente).

A un certo punto, evidentemente, la morbosità dei media si è concentrata su altri obiettivi, lasciando mamma e figli a crescere nell’oblio di una vita normale. Beninteso, per quanto possa essere normale una casa che tra genitori, figli e nonni raggiungeva la decina di unità, sballando ogni media sui nuclei familiari di Bibbiena.


I Giannini tornano alla ribalta oggi per un duplice motivo: un altro parto esagemellare a Benevento avvenuto praticamente in concomitanza con il loro trentesimo compleanno.

Scopriamo così che i sei gemelli sono cresciuti, uomini e donne ormai fatti, e – per dirla con il Corriere, che oggi dedica loro una paginata – «le loro storie sono uno spaccato del Paese».

I sei vivono ancora in casa con i genitori; una di loro ha avuto un figlio ma non riesce a mettere su casa insieme al compagno; due sono diplomati, quattro sono laureati, ma uno solo ha un lavoro fisso.

Insomma, tutto sommato si tratta una famiglia tipo, anche se moltiplicata per tre.
Nonostante questo i genitori, Rosanna e Franco, non sono pentiti, anzi, e dall’alto della loro esperienza hanno espresso, sulle colonne del Corriere, alcuni consigli per i due neo-supergenitori di Benevento: «Cercate aiuto dai parenti, dagli amici e magari anche dai servizi sociali. Ci saranno tempi duri, a volte avrete la sensazione di essere sopraffatti dalla fatica e dalla depressione, dovrete rinunciare a molto. Però, allevare questi figli, vivere in una famiglia così numerosa, è un’esperienza unica. Anche oggi, con l’amarezza di un lavoro che non c’è o si rischia di perdere. La famiglia è anche un rifugio dell’anima. Ti rigenera sempre».

Parole sacrosante, che assumono un valore superiore quando le esprime una mamma dopo aver vissuto un quindicennio che molti di noi considererebbero da incubo: «Quando se ne addormentava uno se ne svegliava un altro, Linda guariva dall’influenza, Roberto si ammalava. E poi c’erano il morbillo, la scarlattina, la quarta malattia…».

La famiglia come punto di riferimento, come momento di confronto, come palestra di formazione, come scuola di vita. La famiglia come luogo di ristoro e di responsabilità, di sacrifici e di soddisfazioni. La famiglia come valore e come rifugio.

Forse, se sostituissimo le stizzose rivendicazioni sulla libertà e le penose esibizioni di egoismo con un po’ di sano coraggio alla Giannini, la nostra vita assumerebbe un senso e un sapore diverso. E, chissà, magari anche la società girerebbe meglio.

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Pubblicato il 11 gennaio, 2010, in Uncategorized con tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.

  1. Io e mia moglie che abbiamo un bimbo di 7 mesi ci mettiamo le mani nei capelli per loro. Abbiamo dovuto potare praticamente tutto dalla nostra vita.

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