Il giusto atteggiamento

Il terremoto ad Haiti è all’ordine del giorno sui quotidiani, sui siti, nei telegiornali.

Una tragedia immane e ancora difficilmente quantificabile che ha visto scattare subito la solidarietà del mondo intero, rimasto scosso da un dramma che – riflette Gramellini sulla Stampa – si teme possa un giorno toccare anche a noi.


Di fronte a un dramma di questa portata c’è poco da dire: bisogna agire, pianificando gli interventi di soccorso e di recupero con lucidità ma senza indugio.

Dovrebbe essere la parola d’ordine, senza se e senza ma, per tutti i cristiani del mondo: in momenti come questi si misura la carità, la pietà, la fede che – scrive l’apostolo Giacomo – deve venire confermata dalle opere per non rischiare di limitarsi a un mero esercizio intellettuale.

Eppure, anche di fronte a un sisma di questa portata, c’è stato chi non si è saputo trattenere da qualche bordata millennarista. Pochi, grazie a Dio, ma sufficienti a imbarazzare il mondo cristiano con frasi che parlano con linguaggio profetico – ma, sarà il caso di ricordarlo, senza la potenza dei profeti – di “colpe” della popolazione: colpe che, oltretutto, suonano di carattere politico, più che spirituale. Infatti secondo i (tele)predicatori post-medievali non sarebbe stata – come nei testi biblici – la deriva pagana a provocare l’ira divina, ma “l’indipendenza dalla Francia”.

Si sa, i giornali si concentrano su ciò che fa notizia sorvolando sul resto: per questo vogliamo sperare che nelle parole di questi personaggi, dopo l’intemerata politico-profetica, sia comparso anche qualche accenno alla pietà cristiana, o qualche parola di conforto alle migliaia di orfani, alla popolazione confusa e provata. O magari un invito agli spettatori a dimostrare l’amore di Cristo nei confronti degli haitiani.

È semplice spiegare le cose attraverso la categoria della giustizia di Dio: è sufficiente fare leva su qualche generica mancanza, di cui la specie umana certo non difetta.

Molto più difficile, e forse troppo impegnativo per l’uomo contemporaneo, interpretare le vicende umane nei canoni della misericordia divina: tentando di accogliere, comprendere, sostenere, aiutare chi soffre. Che comprende anche il silenzio, quando ci manca una risposta adeguata e costruttiva.

Condannare è semplice, bastano le parole. L’amore, invece, richiede fatti. Forse per questo tendiamo naturalmente verso il primo atteggiamento, mentre la Bibbia ci incoraggia caldamente verso il secondo.

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Pubblicato il 15 gennaio, 2010, in Uncategorized con tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.

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