Meditazione sul nulla
La meditazione, però, sì. Ieri abbiamo parlato della disavventura capitata a una incauta insegnante inglese, Olive Jones, licenziata in tronco per una proposta indecente a una sua allieva: pregare per la sua malattia.
La coerenza, a nord della Manica, non è più quella di una volta se, a fronte di questa vicenda, nel Kent due scuole hanno deciso di proporre ai propri studenti un corso di meditazione.
La motivazione, naturalmente, non è “convertire al buddhismo” ma solo far riscoprire ai ragazzi il silenzio non come imposizione ma come “attività positiva da assaporare e godere”; a margine della proposta c’è l’immancabile evidenza scientifica che dimostra “l’utilità di queste pratiche”, che potrebbero addirittura “evitare la depressione e l’ansia da adulti”.
Qualcosa di simile si era registrato qualche mese fa anche nel nostro Paese, dove una mamma si era lamentata scoprendo che la nuova insegnante di italiano del figlio sarebbe stata una suora, ma nulla aveva obiettato quando la scuola, l’anno prima, aveva allestito un corso ispirato alle religiosità orientali.
Due pesi e due misure per una società confusa che non sa più distinguere interiorità ed esteriorità, essere e apparire, fede e filosofia. Una società che pensa di poter sfilare lungo le corsie del grande supermercato delle religioni raccogliendo quel che le pare meglio in quel momento, sostituendo la coerenza con una soggettività senza vincoli nell’ambito della quale vivere un’esperienza, qualunque essa sia, purché offra un benessere istantaneo.
E così la meditazione, estrapolata da ogni contesto spirituale o logico, diventa la soluzione ideale per l’uomo del XXI secolo: che non vuole affrontare i propri problemi, ma solo accantonarli per qualche ora; che non cerca soluzioni, ma rammendi; che non vuole sentir parlare di “bene” e “male”, ma al massimo di “piacevole” e “dannoso”.
Per un uomo così è decisamente meglio concentrarsi sul proprio vuoto interiore piuttosto che su un Dio capace di offrire serenità, ma in cambio di una vita interiore responsabile.
Per un uomo pieno di sé è troppo impegnativo un Dio che dona e chiede all’uomo una relazione personale con lui. Molto meglio una semplice meditazione sul nulla.
Pubblicato il 20 gennaio, 2010, in Uncategorized con tag adulti, allieva, ansia, apparenza, bene, benessere, buddhismo, coerenza, confusione, corso, dannoso, depressione, Dio, disavventura, esperienza, essere, esteriorità, fede, filosofia, inglese, insegnante, interiorità, Kent, logica, malattia, male, mamma, meditazione, motivazioni, Olive Jones, pesi, piacevole, pratiche, problemi, proposta, rammendi, relazione, religioni, scienza, Scuola, serenità, silenzio, società, soggettività, soluzione, soluzioni, Studenti, suora, vicenda, vincoli. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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