La dimensione del dovere

Siamo sicuri che la cittadinanza sia la soluzione di tutti i problemi legati alla convivenza multietnica? Ma soprattutto: siamo sicuri di sapere cosa sia la cittadinanza?

Il problema se lo poneva, qualche settimana fa su Sette, Angelo Panebianco, rilevando che «Uno degli errori che si commettono quando si parla di cittadinanza è di enfatizzarne solo la dimensione dei “diritti”». Essere cittadino italiano, secondo questa prospettiva, consente di godere di alcuni diritti garantiti dalla Costituzione e difendibili anche in sede legale.


«Peccato però – continua Panebianco –  che in questo modo si perda spesso di vista la seconda, altrettanto importante, dimensione della cittadinanza, quella dei doveri. La cittadinanza non è solo un grappolo di diritti, ma anche un grappolo di doveri. Ma su questo aspetto cade spesso il silenzio. La dimensione dei doveri connessi alla cittadinanza appare in tanti casi inifluente sui comportamenti. Dall’evasione fiscale alle diffuse e continue forme di disobbedienza, anche violenta, alle legittime decisioni delle autorità pubbliche».

Conclude Panebianco che «non conviene discutere di cittadinanza solo in rapporto all’immigrazione. Se siamo noi i primi a non sapere che cosa sia un “cittadino”, perché mai dovremmo essere capaci di insegnarlo agli altri?».

Vivere in uno stato di diritto ci ha portato a dimenticare il dovere. Ci assopiamo pensando a ciò che ci spetta, trascurando (spesso volontariamente) ciò che dobbiamo alla società: di fronte a questo scompenso la partita doppia della convivenza civile non può non risentirne.

Dovremmo provare quantomeno un po’ di imbarazzo di fronte all’incoerenza di tanti nostri comportamenti. Pretendere gli aiuti statali a ogni occasione utile, ma dribblando ogni tassa che ci è possibile evitare. Pretendere per noi pensione e contributi, ma non esitiamo quando possiamo pagare in nero una badante o un idraulico.
Pretendere di considerarsi cittadini onesti, e aggirare l’iva per “risparmiare qualcosina”, e non solo in tempi di crisi.
Pretendere che “le autorità si muovano”, ma poi bloccarle quando si muovono per applicare una legge demolendo edifici abusivi o arrestando un latitante.

E non parliamo di etica cristiana in senso stretto, ma di quella etica della convivenza fatta di onestà, serietà, solidarietà, indispensabile per far quadrare i conti in una società civile.

Se questo è il concetto di cittadinanza che applichiamo con soddisfazione e una certa dose di compiacimento, allora ha ragione Panebianco: dall’alto del nostro miope egoismo possiamo dare ben poche lezioni a coloro che accogliamo.

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Pubblicato il 29 gennaio, 2010, in Uncategorized con tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.

  1. Caro PJ, è da un bel pò che non ci sentiamo, così approfitto per salutarti innanzi tutto e poi per fare un breve commento anquato ho letto in questo articoletto, molto chiaro e punzecchiante, o meglio direi .. stimolante.
    Non ti sbagli ne tu ne Panebianco, non a caso qualcuno disse: prima di fare l’Italia sarebbe meglio fare gli italiani … e credo lo dicesse nel senso più largo della parola, non solo come situazione regionale.
    Una cosa però vorrei dirla, … che il pesce puzza sempre dalla testa. Certo ogni cittadino dovrebbe abbracciarsi giornalmente le porprie responsabilità e far valere i prorpi diritti (che non sempre sono rispettati e mi riferisco a quelli che dovrebbero farli rispettare), per esempio io sono stato qualche giorno in Belgio, ai confini con l’Olanda, pochi, ma tanti quanti sono bastati per capire che c’è un divario incalcolabile tra loro e gli italiani (e mi riferisco: da nord a sud … purtroppo), nello stile di vita e di approccio al quotidiano. non che non abbia notato anche dei difetti, ma i pregi sicuramente oscuravano i difetti, mentre per noi è il contrario… beh pensando a loro, mi fa rabbia pensare che noi siamo un popolo che ci siamo imposti in quasi tutti i settori delle scienze, e di tutte le arti, abbiamo avuto geni come concittadini (che invece di tenerceli cari li abbiamo fatti espatriare).. e poi vedere che non si è capaci di governare in maniera tale da portare tutti i cittadini ad un livello di vita tranquilla (perchè tutti possono lavorare e guadagnare e vivre dignitosamente) e incapaci di educare quelli che vengono dopo di noi (figli , nipoti) e poi ce la prendiamo con la società! E chi è la società?
    Io per esempio, faccio 6 anni a Febbraio che non vedo più la TV, neanche i telegiornali (che sono i peggiori), non per questo non sono informato, ma quanto meno mi purifico un pochino il cervello!
    Pago il canone solo per vedere le partite di calcio … purtroppo, io ci gioco ancora a calcio ed è l’unco motivo che mi tiene davanti a una TV, ma solo per 90′ intendiamoci. Questo l’ho trasmesso anche ai miei figli, lo so può essere anche nuna cosa non prorpiamente giusta (per alcuni, anche se sono pronto a discuterne), però mi sono imposto quando erano ragazzi e ora sono liberi da quella schiavitù. Quanti si impegnano a fare qualcosa che costi impegno e sacrificio per una buona causa come per la vera educazione dei figli? Quella vera, non solo il dar da mangiare e farli crescere, per questo ci riescono anche i cani o altri animali. Perciò è nel nostro piccolo che dovrenmmo iniziare. Ora se la cosiddetta “società” ci propina, sempre prodotti da acquistare, di andare alla moda, di andare sempre più veloci,essere sempre informati ( di cosa poi … delle cose necessarie o di quello che vogliono alcuni?), avere sempre il meglio, abbandonando quello che avevamo 1 anno fa per far posto alla novità e così si ammucchiano i rifiuti perchè la socità deve produrre ed essere sempre avanti con le tecnologie (quali tecnologie… quelle utili o quelle superflue) e bisogna lavorare di più per accquistare e chi non lavora non riesce ad inserirsi perchè chi lavora deve farne 2 di lavori togliendolo ad un altro per sprecare, mentre c’è chi fatica a mettere il piatto a tavola. Bene, ora la colpa di tutto questo di chi è? E’ tutta dei semplici cittadini? Di quelli che devono vedere come tirare avanti? I ladri devono pur darsi da fare per rubare? E se invece si dessero da fare lavorando… andrebbero a rubare? …La legge è fatta per essere rispettata, perchè è per il nostro bene comune, ma i ricchi e i potenti, quelli che si arricchiscono sulla pelle dei cittadini, fanno anche in modo da mettere in condizione che ripettare la legge non sia un fardello pesantissimo a causa del loro egoismo e la gente arriva ad indebitarsi per dover ottenere quello che la “società” ti “propone” lavandoti il cervello? Io direti … ti obbliga… mi pare più esatto! Le leggi sembrano fatte solo per i poveri cittadini …. non ne trovo molte per i potenti, i banchieri, le multinazionali, quelli che governano questo mondo col loro potere e che fanno le leggi per noi. Noi ci scannamo per loro e loro se la godono, che importa se poi non si trova il tempo di stare vicino al prorpio figli perchè non si ha tempo, perchè a lavoro, mentre a dare loro l’educazione ci pensa la TV, o … la cosiddetta “società” … perchè tutto questo paradosso? Ovviamnete, noi siamo pessimi cittadini perchè lo diventiamo e i nostri figli perchè li facciamo diventare noi pessimi cittadini, senza valori e dove il bullo prevale sulpiù debole o se noi sei un duro non puoi reggere in confronto!
    Che roba è questa!? …. eh si, meglio non dare la cittadinanza a chi è abituato diversamente da noi, forse più libero di noi e che non sa poverino a cosa va incontro.
    A me a lavoro quasi mi prendono in giro che vado sempre in bici, in Belgio invece, davanti alla stazione di una città di 50.000 abitanti, dove il traffico dovrebbe essere al massimo nelle ore di punta, invece, l’unico rumore che ho sentito è stato quello di un gruppo di biciclette che cadevano a causa di una raffica di vento.
    Che dire..! … Speriamo che quest’anno vinciamo di nuovo i mondiali di calcio!
    Scusa per il dilungarmi… un abbraccio… Franco P. da Foggia

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