Povia, Eluana e gli altri
Non mi azzardo a dire che ha ragione: sul tema della morte, paradossalmente, non esiste una parola “fine”. Non possiamo dire se Eluana Englaro volesse davvero morire o se stesse lottando per vivere, se le sue condizioni cerebrali fossero irrecuperabili o meno, se la sua situazione sarebbe stata considerata irreversibile anche tra un mese, un anno, cinque anni.
Di certo facendo di lei una bandiera, la si è esposta a una discussione – e a un’umiliazione – che non avremmo mai voluto per nostra sorella o nostra figlia.
Questione di scelte, ma anche di sensibilità: perché se da un lato c’era papà Beppino e la sua coriacea convinzione, sull’altro fronte i crociati non hanno risparmiato le esternazioni.
Non sapevamo cosa aspettarci da Povia, cantautore con un ritorno di fiamma cristiano, all’annuncio della sua partecipazione a Sanremo con un brano su Eluana. In fondo, lo scorso anno con Luca aveva avuto un approccio delicato al problema, rendendosi inviso sia ai pasdaran della causa gay, sia agli esponenti dell’integralismo più rigido.
Quest’anno le polemiche non hanno avuto particolare risalto. Forse c’era altro su cui discutere, dalla strip-teaser all’esibizione del principe di Venezia. O forse, con la sua operazione, Povia non ha dato il destro ai contestatori.
Con una canzone furba ma delicata, da par suo, Povia non si è espresso sulla vicenda che un anno fa infiammava le prime pagine dei giornali e i servizi dei telegiornali. Ha contestato il bla-bla di dodici mesi fa, certo, rivolgendo nel contempo un pensiero a una madre e al suo dolore.
E ha voluto, con licenza, immaginare un futuro migliore per Eluana.
Non sappiamo come stia e dove sia ora Eluana, né spetta a noi esseri umani stabilirlo. Non sappiamo se stia correndo felice – come dice il cantante – dopo mezza vita passata in attesa di un miracolo o almeno (così sosteneva il padre) di una conclusione pietosa alla sua vicenda.
Però insieme a Povia, se ci è lecito, ci piace abbandonarci alla poesia della speranza e pensare che stia meglio. Lontana dalla sofferenza, e lontana anche dal chiacchiericcio che talvolta trasforma in sbagliate perfino le posizioni più giuste.
Pubblicato il 18 febbraio, 2010, in Uncategorized con tag anni, canzone, contestatori, cristiano, delicata, discussione, dolore, Eluana Englaro, errori, esibizione, felicità, figlia, fine, furba, gay, giornali, immaginazione, integralismo, irreversibile, Luca, madre, mesi, miracolo, morire, Morte, padre, poesia, polemiche, Povia, problema, ragione, Sanremo, scelte, sensibilità, situazione, sofferenza, sorella, speranza, telegiornali, umiliazione, Venezia, vicenda, vivere. Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.
Che Povia “ci marcia” l’avevo già scritto sul tuo blog a suo tempo. Che dire, confermo l’impressione, ho il vizio della coerenza.