Oltre i luoghi comuni
L’ultima Fiera internazionale del turismo, a Milano, oltre a vedere un record di partecipazioni (130 paesi presenti con un loro stand, che si aggiungono agli spazi riservati alle regioni italiane), ha posto l’attenzione su una interessante tendenza: in un’epoca di crisi di valori (economici e spirituali), il vacanziero sceglie il turismo religioso.
«I luoghi delle religioni – riflette il Giornale – saranno le nuove mete turistiche, gli “itinera” spirituali evolvono dalla tradizione alla modernità e coinvolgeranno, nei prossimi mesi, oltre 300 milioni di persone nel mondo», dando vita a un giro d’affari enorme: stando ai dati del Wto-World Tourism Organization, le “forme di turismo motivazionale fondate su valori” spostano 18 miliardi di dollari.
Naturalmente dentro c’è tutto: le destinazioni religiose più specificamente cattoliche (i santuari), cristiane (i luoghi dove visse Gesù), ebraiche, ma anche islamiche e “il viaggio motivato dalla ricerca spirituale declinato in percorsi che vanno al di là di ogni concezione o confessione religiosa“: immaginiamo rientrino in quest’ultima categoria prevalentemente i viaggi in India o in Oriente, tra filosofie dell’anima, ashram e guru.
Un discorso che si allarga talmente da rendere necessario chiedersi cosa si debba intendere, esattamente, per turismo spirituale. E, soprattutto, cosa significhi per i cristiani.
Non di rado quando si pensa all’argomento vengono in mente in primo luogo i viaggi della speranza nei luoghi dove ci si aspetta un miracolo o almeno un po’ di speranza: in questo caso vi rientrano i pellegrinaggi nei santuari più noti, ma – a rigor di logica – anche i brevi viaggi che molti cristiani si sobbarcano per partecipare a convegni, conferenze, “crociate” spirituali da cui uscire guariti, cambiati, o almeno rinfrancati.
Se per turismo spirituale cristiano intendiamo invece un percorso storico sulle tracce della propria fede, allora il luogo comune porterebbe nelle località del vicino Oriente, ma non andrebbero escluse le numerose possibilità di turismo (nel senso letterale e letterario del termine, viaggio d’avventura) sui percorsi che caratterizzarono i viaggi dell’apostolo Paolo, dall’Arabia alla Turchia, dalla Grecia all’Italia.
Se il turismo spirituale cristiano, infine, punta a essere una riscoperta delle radici ebraiche della propria fede, uno dei posti più comuni è Gerusalemme, ma non andrebbero sottovalutate – condizioni geopolitiche permettendo – località meno battute, da Ur dei Caldei (la patria di Abramo) ai luoghi delle deportazioni in Assiria e Babilonia, senza dimenticare l’Egitto, il Mar Rosso, e magari anche Ninive e i luoghi delle grandi profezie.
Insomma: per chi vuole viaggiare non c’è solo il già visto, ma molto di più. Basta prendere spunto dalla Bibbia e consultare una guida turistica.
Con un’avvertenza: anche il viaggio più intenso potrebbe non rivelarsi abbastanza spirituale. Il “Cosa siete andati a vedere?” con cui Gesù riprese le folle è significativo. Ogni luogo – sia esso biblico, naturalistico, o la semplice “cameretta” di evangelica memoria – ci permette di avvicinarci a Dio, se siamo ben disposti nel nostro intimo. Nessun luogo ci permetterà di farlo se il nostro approccio sarà diverso dalla riverenza dovuta a Colui che ha creato ogni luogo, ma che non ama diventare un luogo comune.
Pubblicato il 19 febbraio, 2010, in Uncategorized con tag Abramo, affari, anima, ashram, Assiria, Babilonia, Bibbia, Caldei, cambiati, categoria, convegni, crisi, crociate, destinazioni, ebraiche, economia, Egitto, Fiera internazionale del turismo, filosofie, Gerusalemme, Gesù, guariti, guru, India, islamiche, Mar Rosso, mete, Milano, miracolo, Ninive, Oriente, partecipazioni, pellegrinaggi, profezie, record, religioni, rinfrancati, riverenza, santuari, significato, speranza, spirituali, stand, Tradizione, turismo, turismo religioso, Ur, vacanze, valori, viaggi, Wto-World Tourism Organization. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
Lascia un commento
Comments 0