Suocera si diventa

Un corso educativo per suoceri: è la proposta della curia udinese, che ha organizzato «un vero e proprio corso per educare le suocere a non fare le “suocere”».

Consapevoli che tre matrimoni su dieci (ma, in certe zone, addirittura il 50%) naufraga anche a causa di interferenze che provengono dalle famiglie d’origine dei coniugi, l’arcidiocesi ha deciso di proporre, in collaborazione con tre psicologhe, alcuni incontri su temi per niente scontati: “E vissero felici e contenti. Relazioni familiari tra illusioni e realtà”, “A pranzo con i miei. Storie di ordinaria amministrazione”, “Mi tieni il bambino? La solidarietà tra generazioni”.


Anche la Provincia di Udine ha dato un contributo all’iniziativa, nella speranza che “la famiglia diventi il pilastro su cui si orientino le politiche finalizzate alla coesione sociale».

Il progetto, oltre che un perché, ha anche una sua logica: se i corsi prematrimoniali preparano le nuove coppie alla nuova dimensione di vita in comune, ha senso che anche i nuovi suoceri possano contare su un supporto psicologico per affrontare un passaggio per niente scontato. Diventare genitori comporta un cambio di prospettiva: subentrano nuove responsabilità e nuove preoccupazioni, che si porteranno avanti per venti o trent’anni (in Italia, si sa, ci si sposa tardi), ossia fino a quando il pargolo non deciderà di accasarsi a sua volta, togliendo il disturbo e dando vita a una nuova famiglia.

A quel punto sarà necessario, per i genitori, fare un passo indietro, consapevoli di aver compiuto la missione, preparandosi in questo modo – a breve o lungo termine – a passare nella categoria nonni.

C’è chi ce la fa e chi, invece, si sente investito di una responsabilità quasi patriarcale (o matriarcale) sul nucleo familiare dei giovani sposi, convinti che “non possono sapersela cavare da soli“. Se l’aiuto, di norma, è apprezzato, l’intrusione lo è molto meno, e rischia di portare ripercussioni serie.

D’altronde bisogna capirli, i neo-suoceri: non è facile trovarsi disoccupati dall’oggi al domani. Non è facile dare una svolta a questa forma mentale dopo decenni passati a preoccuparsi di alimentazione, istruzione, amicizie del proprio bimbo.

E, in questo senso, non è secondaria una riflessione degli organizzatori: «Con il matrimonio dei propri figli i genitori dovrebbero ritrovare un proprio equilibrio interno come coppia, ma spesso questa coppia dopo anni dedicati solo alla prole non c’è più». Motivo per cui i genitori «si “buttano” di nuovo sui figli, benché sposati e benché, magari, a loro volta genitori».

Il genitore non dovrebbe mai dimenticare di essere, prima di tutto, una persona, e come tale non dovrebbe trascurare le proprie esigenze spirituali, relazionali e culturali.

In secondo luogo, dovrebbe ricordare di essere parte di una coppia: perché, anche se talvolta le mamme e i papà del Belpaese tendono a dimenticarlo, cristianamente parlando
il rapporto indissolubile benedetto da Dio è con il partner, non con i figli.

E poi, magari, sarà utile tener presente che siamo unici ma non insostituibili, che il mondo può continuare a girare senza di noi, e che i nostri figli sono dotati di intelligenza, senso di responsabilità e adeguata inventiva per venire incontro agli imprevisti, proprio come abbiamo fatto noi.

Riequilibrare la propria vita in base a questi punti fermi aiuta a vivere meglio noi, e anche chi ci sta accanto.

Certo, dopo decenni in cui il ruolo di genitore ansioso è diventato ormai quasi un secondo lavoro, soppiantando talvolta anche la relazione coniugale, recuperare un equilibrio e ritrovare interessi dimenticati (e comuni) può non essere scontato, e anzi potrebbe richiedere un piccolo sforzo.

Non si tratta, però, di una sfida impossibile, né di un atto di egoismo: anzi, può essere un’occasione per dimostrare fede riconoscendo che, mentre noi riprendiamo possesso della nostra vita interiore e relazionale, Dio è in grado di sostituirci degnamente nelle faccende che, alla fin fine, non sono più di nostra competenza.

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Pubblicato il 15 marzo, 2010, in Uncategorized con tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 3 commenti.

  1. “Un corso educativo per suoceri” bwhahhahaha geniale!
    “…il rapporto indissolubile benedetto da Dio è con il partner, non con i figli” mm vero… dovrebbero parlarne di più anche nelle chiese… ma forse perderebbero popolarità… 🙂
    … ultima cosa se posso dire una fesseria e’ che si e’ vero le suocere hanno una parte di colpa perchè non dovrebbero essere troppo ‘invasive’ ma e’ anche vero che senza l’autorizzazione del figlio/a, la mamma potrebbe poco… il ‘figlio’ o la ‘figlia’ di una mamma cosi ‘invadente’ ha il diritto e il dovere, ammesso che almeno abbia compreso la sua posizione (responsabilità) di definire i limiti della relazione per proteggere la sua nuova famiglia (sempre che questa sia piu’ importante del rapporto con la madre ovviamente…, e forse questo e’ il nocciolo della questione). ciao L.

  2. A proposito volevo condividere questa parodia:

    Due donne chiedono udienza al saggio re Salomone, e si presentano trascinando tra loro un giovane…

    “Quest’uomo ha consentito a sposare mia figlia!” dice la prima donna, Miriam.

    “No! vuole sposare MIA figlia”, dice l’altra, Avigail.

    E così cominciano a litigare davanti al Re, finché Salomone impone il silenzio.

    “Portatemi la spada più grande,” dice il saggio re “e io taglierò in due il ragazzo: ognuna di voi riceverà la metà”.

    “Per me va bene” dice Miriam.

    Ma Avigail dice “Oh sire, non spargere sangue innocente. Lascia che la figlia di Miriam sposi il giovane”.

    Il saggio Re non esita un attimo. “Il giovane deve sposare la figlia di Miriam”, proclama.

    “Ma voleva tagliarlo in due!” esclama tutta la corte…

    “Appunto”, dice Salomone. “Questo mostra che è lei la vera suocera … “

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