Donna a metà

Quando pensi di aver capito come gira il mondo, ti ritrovi al punto di partenza.

La Corte di Cassazione ha sancito che “Per questo lavoro serve un uomo” è una frase discriminatoria meritevole di sanzione: nel caso specifico, settemila euro che un giornalista di casertano, insieme al sindacalista che aveva intervistato, dovrà versare alla direttrice del carcere di Arienzo. A indispettire era stato il titolo dell’articolo: “Carcere, per dirigerlo serve un uomo”, e la Cassazione ha dato ragione alla donna, in quanto si tratterebbe di un «gratuito apprezzamento contrario alla dignità della persona perché ancorato al profilo che deriva dal dato biologico».


Possiamo convenire che il titolo proposto dal giornale casertano sia poco elegante, e forse un po’ antiquato; tuttavia arrivare a sancire una discriminazione significa inoltrarsi su un terreno scivoloso: da ora in poi dare della “donna” a una signora potrebbe essere considerato sessismo, e lodare la femminilità di una ragazza potrebbe provocare una denuncia per discriminazione, più che per molestie. Senza contare i pericoli che si correranno nel chiedere a un amico di comportarsi da uomo, o ad ascoltare “Donna con la gonna” di Vecchioni («Prendila tu, quella che fa carriera/ la cantatrice calva e la barricadera… voglio una donna che non legga Freud/ dammi una donna così, che la assicuro ai Lloyd»).

Non c’è dubbio che ci siano donne capaci di coprire ruoli (cosiddetti) maschili meglio di tanti uomini: ma fino a oggi, appunto, non ci si offendeva a sentirsi rimarcare questa differenza. Smarrirla, denunciarla, rifiutarla non è un passo avanti sulla strada dell’uguaglianza, ma un rigurgito di esagerazioni che la storia aveva provveduto con saggezza a stemperare.

Non riconoscere l’uomo e la donna, non ammettere una differenza, non concedere una diversa attitudine e predisposizione alle cose e ai concetti, rigettare forme mentali antiche come l’uomo non significa emanciparsi, ma rinunciare a ragionare per categorie: l’idea di poter raccogliere le idee, gli elementi, le persone secondo le loro specifiche caratteristiche è un progresso filosofico e concettuale che ha avuto un peso essenziale nel dare la forma attuale alla cultura occidentale.

Proseguendo su questa strada ci aspetta un mondo dove l’uomo non potrà più considerarsi uomo, la donna non si potrà più vantare di essere donna, il bambino non potrà reclamare il diritto a vivere la propria infanzia, l’anziano non potrà più fare aggio sulla propria esperienza.

E, a secoli dalla scoperta della sfericità della terra, sarebbe davvero ironico se la legge, per conto di una temperie culturale senza riferimenti stabili, ci riportasse a un mondo piatto.

Pubblicato il 17 marzo, 2010, in Uncategorized con tag , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.

  1. Un’altra applicazione del principio di “uguaglianza asimmetrica”, secondo il quale la donna è uguale all’uomo, ma l’uomo non è uguale alla donna.

Lascia un commento