L’anonimo di Adro
Spesso ciò che conta non è tanto il gesto, quanto le motivazioni. In molti hanno visto con scetticismo l’imprenditore che ha versato diecimila euro al comune di Adro pagando il servizio mensa al posto dei genitori morosi: sarà un riccone in cerca di fama, avrà pensato qualche malizioso, o un radical chic deciso a seppellire l’immagine delle autorità locali (e nazionali), surclassandoli sul fronte della solidarietà ed eclissando un “partito dell’amore” che, per ora, esiste solo nelle parole del suo fondatore.
E invece no: l’identikit del generoso benefattore è molto diverso da quello ipotizzato. A illuminare sul senso della sua azione e sulle sue ragioni è una lettera di due pagine che lo stesso personaggio ha recapitato in municipio: due pagine di sobrietà e di buonsenso, a partire dalla scelta di restare nell’anonimato, firmandosi semplicemente “un cittadino di Adro”. Uno come tanti, verrebbe da sperare, se fosse garanzia di impegno, generosità e basso profilo.
Non è un buonista, il benefattore di Adro, e lo dice a chiare lettere: «non sono un “comunista”» – precisa anzi, e continua: «so perfettamente che fra le 40 famiglie alcune sono di furbetti che ne approfittano, ma di furbi ne conosco molti. Alcuni sono milionari e vogliono anche fare la morale agli altri. In questo caso, nel dubbio sto con i primi. Agli extracomunitari chiedo il rispetto dei nostri costumi e delle nostre leggi, ma lo chiedo con fermezza ed educazione cercando di essere il primo a rispettarle. E tirare in ballo i bambini non è compreso nell’educazione».
«Vedo attorno a me – si rammarica il benefattore – una preoccupante e crescente intolleranza verso chi ha meno… I miei compaesani si sono dimenticati in poco tempo da dove vengono».
«Ma dove sono – si chiede – i miei sacerdoti. Sono forse disponibili a barattare la difesa del crocifisso con qualche etto di razzismo. Se esponiamo un bel rosario grande nella nostra casa, poi possiamo fare quello che vogliamo?»
«Ma dov’è – insiste – il segretario del partito per cui ho votato e che si vuole chiamare “partito dell’amore”. Ma dove sono i leader di quella Lega che vuole candidarsi a guidare l’Italia. So per certo che non sono tutti ottusi ma che non si nascondano dietro un dito, non facciano come coloro che negli anni Settanta chiamavano i brigatisti “compagni che sbagliano”».
E poi guarda avanti: «I quaranta bambini che hanno ricevuto la lettera di sospensione servizio mensa, fra 20/30 anni vivranno nel nostro paese. L’età gioca a loro favore. Saranno quelli che ci verranno a cambiare il pannolone alla casa di riposo. Ma quel giorno siamo sicuri che si saranno dimenticati di oggi? Non ditemi che verranno i nostri figli, perché il senso di solidarietà glielo stiamo insegnando noi adesso».
Per “urlare che io non ci sto” e “tentare di svegliare la coscienza” dei suoi compaesani ha deciso dunque di garantire l’uso della mensa a tutti i bambini, offrendo “la copertura necessaria”.
E si dice «certo che almeno uno di quei bambini diventerà docente universitario o medico o imprenditore o infermiere e il suo solo rispetto varrà la spesa. Ne sono certo perché questi studieranno mentre i nostri figli faranno le notti in discoteca o a bearsi con i valori del “grande fratello”».
Riconosce il suo gesto come “simbolico, perché non posso pagare per tutti o per sempre”, ma vuole fare la sua parte nei confronti di quei bambini.
Perché, conclude con amara ironia, «ci sono cose che non si possono comprare. La famosa carta di credito c’è, ma solo per tutto il resto».
Viene da pensare che questo “cittadino di Adro”, nel suo piccolo e concreto mondo di solidarietà pratica, abbia capito del cristianesimo più di tanti altri. Più di chi, per punire i furbetti, avrebbe lasciato senza pasto anche i bisognosi.
Più di chi, riempiendosi la bocca di progetti per domani, dimentica di dare l’esempio oggi.
Più di chi difende strenuamente simboli religiosi collettivi e ha dimenticato il significato di una spiritualità viva e personale.
Certo, dirà qualcuno, lui ha potuto farlo: ha potuto versare diecimila euro senza colpo ferire. Chissà se però è davvero così: nella sua lettera dice che, dopo un’infanzia da “Albero degli zoccoli”, ha “studiato molto” e ha “guadagnato i soldi per vivere bene”.
L’anonimo benefattore è contento dello stato in cui si trova, e chi è nato povero sa apprezzare quel che riesce a conquistarsi: per considerarsi ricco non ha bisogno di vivere nel lusso sfrenato, gli basta avere appena più del necessario.
Magari, proprio per quello scrupolo che chi ha vissuto nelle ristrettezze non riesce ad abbandonare mai, ha ponderato a lungo il gesto da fare, perché diecimila euro sono comunque una cifra non da poco. Magari qualche familiare con un minore afflato solidale lo avrà anche scoraggiato con i soliti argomenti: eppure frasi come “ma chi te lo fa fare”, “cosa te ne viene in tasca”, “non sarai tu a cambiare il mondo” non lo hanno fermato, e ha staccato quell’assegno.
Chissà quanti di noi vivono nella stessa situazione, e avrebbero potuto fare lo stesso gesto senza troppi patemi, ma non hanno nemmeno pensato a un’opzione del genere, preferendo tenersi quei diecimila euro perché “non si sa mai”.
Già, non si sa mai. Non sappiamo nemmeno se domani stesso dovremo rispondere delle nostre scelte, anche finanziarie, davanti a Colui che ci ha affidato i beni in nostro possesso. E chissà cosa risponderemo all’obiezione “ero affamato, ma non mi avete dato da mangiare”.
È curioso pensare che si tratta dell’unico esame della storia in cui le domande sono state rese note con secoli di anticipo. Eppure, nonostante questo, molti di coloro che per una vita intera studiano alacremente per superarlo non hanno ancora preparato le proprie risposte.
E rischiano di venir superati da un anonimo di Adro.
Pubblicato il 14 aprile, 2010, in Uncategorized con tag Adro, affamato, Albero degli Zoccoli, Amore, anonimo, assegno, autorità, Bambini, benefattore, beni, bisognosi, brigatisti, compaesani, compagni, comune, Coscienza, costumi, crocifisso, discoteca, dito, domani, Educazione, esempio, extracomunitari, familiare, figli, fondatore, generosità, genitori, gesto, Grande Fratello, guadagno, identikit, impegno, imprenditore, infermiere, intolleranza, Italai, lega, leggi, lettera, malizia, mensa, milionari, mora, motivazioni, Municipio, nascondersi, necessario, pannolone, partito, partito dellàamore, possesso, povero, progetti, radicale, razzismo, ricco, ristrettezze, rosario, sacerdoti, scelte, segretario, servizio, simboli, soldi, solidarietà, spiritualità. Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.
no il rosario no! …ma se evangelizzi tutti i sabati…? e vai in chiesa le domeniche? e non dici parolacce? …e ti vesti da persona rispettabile? …se lavi sempre la macchina la domenica? …se non mangi carne al venerdi? …ci sara’ pure un altro mezzo… chiribbio! hihihi… (L.)