Solitudine da denuncia
Una denuncia. Poi due, tre, sei. Diverse tra loro ma accomunate dallo stesso problema, un problema che le forze dell’ordine non possono risolvere. Succede in Friuli, ma probabilmente anche altrove: «nelle ultime due settimane – raccontano i Carabinieri al Gazzettino, che ha segnalato la questione – abbiamo avuto sei di questi episodi».
Capita infatti sempre più spesso che persone avanti negli anni raggiungano la caserma dei Carabinieri per sporgere denunce poco verosimili: «Mi hanno spinto, fatto cadere a terra e volevano rapinarmi», è stata la storia di un settantaseienne di Pozzuolo (UD). Ai militari non c’è voluto molto per comprendere che c’era poco di vero: l’abitazione risultava in ordine, l’anziano molto meno, con quel tasso alcolico così sospetto.
La scusa della rapina era una pietosa bugia, insomma, per coprire altri problemi. E il settantaseienne di Pozzuolo non è stato l’unico a intraprendere questa strada, tanto che i Carabinieri non sottovalutano la questione: «stiamo monitorando il fenomeno, ma siamo portati a pensare che le persone che fanno queste segnalazioni sono in situazioni di grande difficoltà».
Si tratterebbe di “un modo per attirare l’attenzione su vite complicate in cui regna il disagio. Un grido d’aiuto inconsapevole, in cui non c’è dolo”. C’è, solo, tanto bisogno: un bisogno che travalica le età ma si concentra nelle fasce più deboli e sole, che vedono diradarsi i rapporti umani ma sentono la necessità di interagire con gli altri per sentirsi vivi e considerati. Anche a costo di inventarsi una scusa, o – i più disperati – perfino denunciando di aver subito una rapina inesistente, imbastita in maniera goffa ispirandosi alla tv.
Magari sono persone più vicine di quanto pensiamo. Magari è il vecchietto del piano di sopra, l’anziana e solitaria signora del palazzo di fronte, il taciturno pensionato che ogni giorno, spaccando il minuto, esce di casa per la consueta passeggiata solitaria.
A un’occhiata frettolosa sembrano prototipi di banale normalità, e invece il loro cuore reclama un disperato bisogno d’attenzione di cui nemmeno ci rendiamo conto, presi come siamo a vivere la nostra vita sdoppiata tra reale e virtuale, parole e bit, condividendo la nostra sfera privata con pochi, selezionati elementi di fiducia mentre a pochi metri da noi qualcuno, forse, mendica la carità (nel senso più biblico del termine: affetto e attenzione) di una parola, un sorriso, una speranza.
Pubblicato il 21 aprile, 2010, in Uncategorized con tag abitazione, affetto, aiuto, alcol, anziani, anziano, attenzione, bisogno, bit, bugia, carabinieri, considerazione, deboli, denunce, denuncia, difficoltà, disagio, disperazione, età, falso, fenomeno, fiducia, Friuli, goffaggine, militari, normalità, parola, parole, passeggiata, pensionati, Pozzuolo, problema, problemi, questione, rapina, reale, scusa, settimane, solitudine, sorriso, speranza, spinta, storia, strada, udine, virtuale. Aggiungi il permalink ai segnalibri. 2 commenti.
Questo mi fa pensare a quanto le relazioni sociali si fanno sempre meno reali e concrete. Sarà la tecnologia e il digitale che ci distaccano dalla realtà? O questa è la nuova realtà…magari un anziano col proprio account su facebook si sentirebbe meno solo? mah… so solo che per quanto mi riguarda, e credo che molti sinceri giovani individui si uniranno al mio pensiero, molte volte ho la sensazione di maneggiare fumo e di perdere tempo tralasciando qualcosa di genuino e concreto come incontrare persone e con esse fare cose. Per il mio e per il loro bene. I bisognosi sono molto più vicini di quanto pensiamo, ma non ce ne accorgiamo perchè siamo distratti, perchè siamo diventati…”task oriented” anzichè “people oriented”. Scusate per lo sfogo personale, ma col confronto si cresce e si guarisce, ed io, per quanto mi riguarda voglio guarire e poter orintarmi alle persone ed ai loro bisogni centrando l’obiettivo indicato da Dio : “ama il tuo prossimo come te stesso”.
Molto interessante come riflessione e come proponimento.