La solitudine dell’uomo telematico
A leggere il titolo di Repubblica, pare che sia arrivata l’apocalisse della rete: «Facebook sotto assedio: “Cancelliamoci tutti”».
Al centro delle polemiche c’è il sito più cliccato della rete, dove 400 milioni di internauti hanno creato una propria scheda e interagiscono con amici (veri, presunti o fittizi) raccontando senza riserve gusti, passioni, idee: un catalogo di vizi (molti) e virtù (poche) che ha fatto rabbrividire i garanti della privacy a ogni latitudine.
Il problema di fondo riguarda l’utilizzo pubblicitario che Facebook fa di questi dati: l’ultima polemica in ordine di tempo sorge a margine di un servizio «nato a fine aprile, l’instant personalization. Fa sì che siti partner di Facebook possono sfruttare le informazioni personali che l’utente ha pubblicato sul network (nome, sesso, connessioni con altre persone o gruppi). Quando un utente di Facebook va su un sito partner troverà una pagina personalizzata in base ai suoi dati, per esempio con consigli basati sui suoi gusti musicali o su quelli dei suoi amici».
Una novità che il coordinamento dei garanti della privacy europei definisce “inaccettabile” per i suoi risvolti, che attentano alla riservatezza dell’utente.
C’è chi, non tollerando questa intromissione nei propri dati, sta meditando scelte radicali: «un gruppo di scontenti ha individuato nel 31 maggio il giorno in cui ci si dovrebbe cancellare in massa da Facebook, il Quit Facebook Day».
Gli scontenti sono liberi di protestare, naturalmente, e anche di rinunciare al servizio. Però, prima di procedere, sarebbe il caso di considerare due aspetti della questione.
Innanzitutto sarebbe opportuno valutare se, in un mondo che vede i nostri dati accessibili a chiunque (prova ne sia la frequenza con cui gli operatori telefonici ci chiamano per proporre, anche contro la nostra volontà, le loro “vantaggiosissime offerte”) usufruire di consigli per gli acquisti personalizzati sia una tale iattura. In fondo appena una decina di anni fa proprio Beppe Grillo, forse il massimo paladino dei consumatori, vagheggiava un futuro in cui avremmo avuto una pubblicità su misura, capace di accompagnarci nelle spese necessarie, esentandoci così da spot costosi (per l’azienda) inutili (per noi).
Inoltre andrebbe valutata anche la facilità di disiscriversi dal servizio: come la stessa Repubblica segnala con accenti inspiegabilmente polemici, «L’utente può evitare questa personalizzazione? Sì, ma soltanto se si prende la briga di modificare un’opzione sul proprio profilo di Facebook».
Non si capisce come mai spuntare una banale opzione dovrebbe risultare una “briga” eccessiva per un alfiere della riservatezza disposto a cancellare il proprio profilo, firmare petizioni, e magari perfino partecipare a marce di protesta in favore della propria privacy. Viene da pensare che, per vivere più serenamente, talvolta basterebbe prendere le cose con una minor dose di integralismo, liberandosi dai paraocchi ideologici per guardare la realtà con il giusto equilibrio.
Equilibrio che, in fondo, potrebbe aiutare a eliminare il problema alla radice: per non venire individuati, schedati, importunati basterebbe, banalmente, non condividere tutto – amore, affetti,
pensieri, orientamenti, inclinazioni – senza ritegno, decenza, né senso del ridicolo.
È evidente che l’uomo del XXI secolo si senta disperatamente solo e, per questo, avverta una necessità quasi compulsiva di comunicare, tanto da confondere pubblico e privato, intimità e immagine.
In questo contesto, certo, Facebook non è la soluzione. Ma, a ben guardare, non è nemmeno il problema.
Pubblicato il 18 Maggio, 2010, in Uncategorized con tag affetti, amici, Amore, apocalisse, Aprile, azienda, cancellare, cheda, comunicare, connessioni, consigli, consumatori, contesto, coordinamento, dati, decenza, Equilibrio, Facebook, gruppi, gusti, idee, immagine, importunati, inclinazioni, individuati, informazioni, intimità, intromissione, musica, necessità, network, nome, novità, operatori telefonici, opzione, orientamenti, pagina, partner, passioni, pensieri, personali, personalizzazione, persone, polemica, polemiche, privacy, privato, problema, Pubblicità, pubblico, Quit Facebook Day, radice, rete, ridicolo, riservatezza, ritegno, scelte, scheda, schedati, servizio, sesso, solo, soluzione, spese, spot, titolo, utente, virtù, vizi, XXI. Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.
Facebook è solo un gioco di società per grandi e piccini, da non prendere troppo sul serio, è un pò come il monopoli, se fallisci o ti arricchisci giocando, mica ti cambia la vita.
P.S. Sono le parole che avevo scritto sulla mia pagina di facebook qualche giorno fa, prima di avere letto questo post.