Divieto d’eccesso
Oggi sul Corriere Piero Ostellino se la prende con i divieti che nel nostro Paese, “dal fumo alla Nutella”, sono diventati una vera “ossessione”: ne siamo oppressi, scrive l’editorialista, «e già se ne profilano altri».
L’elenco sarebbe lungo, dal «divieto di fumare» in ogni luogo possibile, al divieto «di superare i 130 o i 150 nei tratti col Tutor, anche se su un’autostrada a tre corsie, deserta».
«Alcuni di questi divieti hanno – ammette Ostellino – se non altro, un fondamento scientifico; altri sono solo ridicoli, oltre che vessatori, frutto della vocazione per i regolamenti di legislatori e/o funzionari pubblici spesso unicamente desiderosi di dimostrare che si stanno guadagnando i soldi che percepiscono».
È un tema interessante, quello dei divieti, perché tocca un aspetto spesso trascurato del comportamento umano e della relazione sociale. Di norma un divieto impedisce un’azione che comporta pregiudizio alla serena convivenza, e in questo senso si giustificano le limitazioni alla libertà del singolo: il già citato divieto di fumare, per esempio, ma anche – nel suo piccolo – di schiamazzare in piena notte sotto le finestre altrui.
Il problema si pone invece quando si entra in clima di divieto selvaggio e le autorità si sentono in diritto di legiferare proibendo qualsiasi cosa, con uno sprezzo del ridicolo che, stagione dopo stagione, nutre paginate di giornale.
Ha ragione Ostellino a parlare di divieti «figli dell’ossessione di proteggere la nostra salute… nonché la nostra sicurezza»; eppure, se i divieti proliferano, non sarà solo per smania di protagonismo delle amministrazioni locali. Perché (quasi) ogni divieto è una reazione, talvolta spropositata, a un eccesso, un sopruso, un comportamento inadeguato: spesso se esiste un divieto assurdo significa che qualcuno, prima di noi, probabilmente ha dimenticato la buona creanza, l’educazione, il rispetto per il prossimo, dando sfogo al alle proprie pulsioni o al proprio interesse individuale, e dimenticando (le ragioni e i diritti) di chi gli sta vicino.
Il divieto, insomma, è solo la conseguenza del nostro egoismo: e, come il negativo per una foto, è qualcosa di inevitabile. Almeno fino a quando non saremo in grado di scoprire che i vantaggi del rispetto reciproco sono superiori ai limiti che comportano.
Pubblicato il 7 luglio, 2010, in Uncategorized con tag amministrazioni, autorità, buona creanza, clima, comportamento, convivenza, dimenticanza, diritti, divieti, divieto, eccesso, Educazione, egoismo, fumo, funzionari, giornale, guadagno, interesse, legiferare, limiti, memoria, negativismo, Nutella, ossessione, problema, pulsioni, ragioni, reazione, regolamenti, ridicolo, rispetto, sicurezza, soldi, sopruso, tema, Tutor, vantaggi, vessatori, vocazione. Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.
Questa storia che nel nostro paese viviamo sotto la tirannia di mille divieti è solo una leggenda metropolitana che di tanto in tanto viene riproposta. Ci sono casi isolati di provvedimenti inopportuni, di tentati rimedi peggiori del male che si voleva correggere; ma sono appunto casi isolati. In genere i divieti sono sacrosanti e motivati; la verità è che la maggioranza delle persone vorrebbe vivere come nel selvaggio west, salvo poi invocare regole e tolleranza zero, quando queste regole e la richiesta vigilanza sull’osservanza delle stesse, fa comodo a loro. Fra i divieti considerati ridicoli da alcuni giornalisti, per esempio, c’è quello di non potere giocare a pallone in certe spiagge; ma dove sta scritto che devo per forza beccarmi una pallonata sul viso per il divertimento altrui ? Per fare un altro esempio, ricordo la crociata dei fanatici animalisti contro il divieto “assurdo” di portare a spasso i loro amici a quattro zampe, muniti di guinzaglio e museruola; e già non si possono mica stressare gli animali con queste “assurde” regole, è sicuramente meglio che ogni tanto qualcuno venga sbranato nei parchi. L’elenco degli esempi di regole “assurde”, sarebbe lunghissimo, ma credo di avere espresso abbastanza chiaramente il mio pensiero, che è quello che ognuno deve porre un limite alla propria libertà, quando la stessa finisce per limitare quella degli altri, e se lo fa l’autorità, pazienza.
P.S. Per alcuni anche dover pagare le tasse è un odioso sopruso.