Oltre i carboni ardenti
La vita di una celebrità è strana: a volte ci si prepara coscienziosamente per anni, si attraversano tutti i gradi del cursus honorum, dalla gavetta al nome in cartellone, e poi si finisce per venir ricordati per qualcosa di anomalo, talvolta perfino di poco attinente con la propria specializzazione.
I quotidiani, in questi giorni, ci ricordano che qualcosa di simile è successo a Mino Damato: giornalista, persona colta e di gran cuore, che i più ricordano per aver camminato sui carboni ardenti in una lontana edizione di Domenica In (quando Elisabetta Gardini non era un parlamentare della Repubblica, ma una giovane conduttrice televisiva).
Certo, Damato non era il prototipo del vip a tutti i costi: a un certo punto della sua carriera si è ritirato nella sua aurea solitudine, lontano da programmi, palinsesti e ospitate, lasciando alle cronache il suo “Alla ricerca dell’Arca” e dedicandosi – lontano dai riflettori – ai bambini in difficoltà.
Ora la Fondazione Bambini in Emergenza da lui creata nel 1985 lo ricorda con uno spazio sul Corriere, dove esprime l’intenzione di continuare a seguire i bambini meno fortunati.
In particolare colpisce una frase del giornalista, riportata nell’annuncio:
«Non abbiamo bisogno di miracoli per credere,
né di successi per perseverare»
Una frase lapidaria, dal sapore biblico, che racconta molto del carattere di Damato. Un personaggio che non ha mai parlato molto della propria spiritualità – nelle sue biografie non se ne accenna -, evidentemente vissuta con una riservatezza che pare opportuno rispettare.
Non parliamo dunque di riflessione, ma di azione: di un intervento deciso a beneficio del prossimo, di quei “piccoli” di evangelica memoria. Di un impegno costante che non aspetta il soprannaturale per proseguire, né risultati quotidiani per non scoraggiarsi.
Un impegno che non rinnega la fede («Quello che dobbiamo fare noi è mettere a servizio totale quelle che sono le nostre capacità, e rifugiarci nelle braccia di Gesù grande», ebbe modo di dire in un’intervista), ma che la riconosce morta senza le opere («non chiedere aiuto alla provvidenza se prima non hai dato fino all’ultima goccia dell’energia che hai dentro», concludeva il suo pensiero nella stessa intervista).
Sì, fa riflettere. Viene da pensare che, schermandosi dietro il velo della spiritualità (“se il Signore non mi parla…”), troppi cristiani preferiscono l’esempio di Gedeone a quello di Abramo.
E, mentre noi aspettiamo comodamente seduti le doverose conferme per sciogliere le nostre pensose riserve, vicino e lontano c’è chi, con ansia, aspetta noi. E si chiede se l’aiuto promesso da Dio arriverà in tempo.
Pubblicato il 22 luglio, 2010, in Uncategorized con tag Abramo, aiuto, Alla ricerca dell'Arca, anni, ansia, azione, Bambini, beneficio, biografie, braccia, capacità, carattere, celebrità, conduttrice, conferme, costanza, cronache, cuore, cursus honorum, difficoltà, Dio, Domenica in, Elisabetta Gardini, energia, esempio, fede, Fondazione Bambini in Emergenza, frase, gavetta, Gedeone, Gesù, giornalista, impegno, intervento, intervista, memoria, Mino Damato, miracoli, Morte, opere, palinsesti, pensiero, perseveranza, personaggio, programmi, prossimo, provvidenza, riflessione, riflettere, riflettori, riservatezza, riserve, rispetto, risultati, sapore, servizio, Signore, soprannaturale, specializzazione, spiritualità, successi, velo, vip, Vita. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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