Distrazione fatale
Due temi diversi, oggi, hanno stimolato due commenti molto simili nella sostanza da parte della Stampa e di Repubblica.
Sul quotidiano torinese Gramellini commentava l’allusione del senatore Ciarrapico sull’equazione ebreo=traditore, espressa nel suo intervento a Palazzo Madama: «Fino a quando – si chiede Gramellini – si continuerà a considerare un esercizio di folklore lo scempio dei valori con i quali siamo cresciuti, che credevamo condivisi? […] Non so voi, ma io non lo trovo divertente. E neppure innocuo. Qualcuno dirà che certa gente ha sempre pensato certe cose, senza trovare il coraggio di dirle. Ecco, vorrei tanto sapere chi glielo ha dato, adesso, quel coraggio. Forse ci siamo distratti un attimo. Per favore, non distraiamoci più».
In sintonia Michele Serra nella sua rubrica quotidiana su Repubblica: in merito alle parole del docente milanese che inneggiava alla Rupe Tarpea, fa il punto della situazione-volgarità: «Il punto è che,negli anni, sono saltati come vecchi tappi tutti o quasi gli argini che impedivano o sconsigliavano di scavalcare alcuni – almeno alcuni – argini. Convenzioni rispettate, forse ipocrite, forse solo ragionevoli, suggerivano di non varcare certe soglie verbali… Ha poi prevalso, lentamente ma inesorabilmente, l’idea che niente possa o debba essere rimosso e occultato. Schiodati dalle loro prigioni di profondità, sono emersi uno a uno gli istinti più asociali e aggressivi e “scorretti”» Con l’abbandono del buonismo (o, forse, anche della buona educazione?), «ogni fanatico ma anche ogni debole, e ogni rancoroso, si sente in diritto di esternare il suo male. Il “cattivismo” fa molte più vittime del “buonismo”».
L’analisi di Serra è condivisibile, con un solo dubbio: se fosse saltato il tappo ce ne saremmo accorti. Forse, piuttosto, è stata una discesa lenta ma inesorabile verso la valle dell’incontinenza interiore ed esteriore: parole, comportamenti, atteggiamenti sgradevoli e socialmente riprovevoli sono stati sdoganati dal relativismo del “chi sei tu per giudicare?”.
E così un alibi che – paradossalmente – nasce da un concetto biblico, declinato in senso deteriore ha fornito il coraggio per imboccare contromano la strada del buonsenso.
Questione di distrazione? Anche, e risale agli anni Settanta: quando una certa corrente di pensiero decise di fare piazza pulita dei riferimenti morali relegando i valori cristiani nel solaio dei lasciti imbarazzanti, la maggior parte dei cristiani si è rassegnata a chiudersi dentro le chiese, accettando di fatto l’emarginazione di una fede relegata a “fatto privato”, e dirottando il proprio interesse verso una prospettiva più intimista, spirituale, increspata da annose questioni teologiche e pensosi dibattiti dottrinali.
Ci siamo distratti, e per più di un attimo, per comodità o per inadeguatezza: non abbiamo saputo rispondere a tono, entrando nel dibattito per rilanciare la solidità intellettuale della fede cristiana di fronte all’idolo del materialismo.
Forse pensavamo che non sarebbe stato grave, o magari ci siamo rassegnati al cliche fatalista del mondo che tende inevitabilmente verso il male.
E ora, insieme agli altri, paghiamo la perdita di quel “tappo”: quella “religione” – un’etica civile improntata ai valori cristiani che per secoli ha contribuito concretamente a tenere in piedi la società – che forse stava stretta pure a noi, ma il cui crollo, risultati alla mano, difficilmente può suscitare compiacimento.
Pubblicato il 1 ottobre, 2010, in Uncategorized con tag aggressività, alibi, argini, atteggiamenti, buonismo, buonsenso, cattivismo, chiese, Ciarrapico, commenti, comodità, compiacimento, comportamenti, convenzioni, coraggio, cristiani, crollo, debolezza, dibattiti, dibattito, discesa, docente, dubbio, ebreo, Educazione, emarginazione, etica, fanatismo, fatalità, folklore, idea, inadeguatezza, intimista, ipocrisie, istinti, male, materialismo, morali, Palazzo Madama, parole, prigioni, prospettiva, relativismo, religione, riferimenti, Rupe Tarpea, scempio, scorrettezza, senatore, società, soglie, solidità, spirituale, temi, traditore, valori, volgarità. Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.
“Forse pensavamo che non sarebbe stato grave, o magari ci siamo rassegnati al cliche fatalista del mondo che tende inevitabilmente verso il male.”
Il fatto che il mondo tenda inevitabilmente verso il male è un fatto ineluttabile e non un cliche, ma questo naturalmente non autorizza i cristiani a non fare il possibile per cercare di arginare il male.