Almeno per convenienza
“Comportarsi eticamente conviene”: è la risposta di Franca D’Agostini al manifesto (im)morale di Terry De Nicolò, la escort che in un talk show su RaiDue squadernava senza remore la sua spiazzante filosofia di vita secondo la quale “Tarantini è un vincente” (perché ha preferito un giorno da leone a cento da pecora) e “per raggiungere il successo bisogna essere disposti a vendere la propria madre” (chi lo fa è furbo, chi continua a vivere onestamente è “loffio”).
Di fronte a tali convinzioni D’Agostini non si scompone, ma ribatte con un’arma che (forse) perfino la sua interlocutrice indiretta può capire: non quindi in termini di etica e morale, concetti evidentemente estranei alla chiacchierata accompagnatrice, ma di ragione e utilità. È infatti dimostrato dalla storia, spiega la docente nel sul intervento sulla Stampa, che «l’altruismo è economicamente vantaggioso, mentre l’egoismo crea alla lunga individui e società poveri, o mediocri»: è solo questione di tempo, insomma, i “loffi” onesti sopravviveranno ai “furbi” disonesti.
Comunque Terry è in degna compagnia: al nichilismo ottocentesco dell’egoismo come motore della società si fermano anche «molti autorevoli intellettuali contemporanei», e questo nonostante “il risultato di Nash” sia stato «ampiamente sviluppato da schiere di filosofi ed economisti, di cui non si parla mai, preferendo invece ostinarsi su qualche pseudo-Nietzsche o pseudo-Darwin».
Insomma, vivere e operare in termini etici conviene: se non per un afflato morale o per una superiore convinzione, quantomeno dal punto di vista economico.
Ma allora – viene da chiedersi – come mai esseri dotati di raziocinio non riescono a cogliere questo spunto e comportarsi di conseguenza?
È l’effetto di un curioso paradosso: chi ha uno scopo, un obiettivo, una fede, già comprende l’importanza che riveste l’agire in prospettiva, senza bisogno di ulteriori motivazioni di carattere economico.
Chi invece si ferma al credo materialista del “qui e ora” e difetta di una convinzione che voli un po’ più in alto della mera sopravvivenza – ancorché sontuosa -, difficilmente sarà in grado di convincersi dell’utilità di qualcosa che vada oltre l’immediato, nemmeno quando questa sia evidente.
Una miopia etica da alcuni subita, da altri perfino ostentata, che ha come inevitabile conseguenza il fallimento di un’esistenza spesa dietro a qualche emozione spicciola, ma senza un vero perché.
Pubblicato il 24 settembre, 2011 su editoriali. Aggiungi ai preferiti il collegamento . 1 Commento.
L’esistenza dei “furbi” in tutto il mondo spiega anche perché invece di poter vivere tutti una vita dignitosa ed abbondante, per qualche milione di persone superagiate ci sono miliardi di persone che muoiono letteralmente di fame, che vivono nella disperazione e nella tristezza.
Se i “furbi” fossero anche intelligenti, saprebbero che tra questi miliardi che languono, ci potrebbe essere il nuovo Einstein, il nuovo Fleming, il nuovo Jobs…di quante benedizioni si privano…e magari muoiono di mali incurabili che, chissà, qualcuno degli oppressi sarebbe in grado di curare, se avesse potuto seguire la sua passione…se avesse potuto “stay foolish”, invece che sempre e solo “stay hungry”..