Bagnasco ha detto anche questo

Nei giorni scorsi si è discusso ampiamente sul discorso del cardinal Bagnasco. O meglio, su una parte del suo intervento. Buona parte degli editoriali, come pure le superficiali conclusioni lanciate attraverso i social network, si sono concentrati sull’individuazione del soggetto cui erano rivolte le invettive per i “comportamenti contrari al pubblico decoro”.
Tutti a darsi di gomito con aria complice di fronte alla denuncia del “deterioramento del costume e del lunguaggio pubblico”, mentre sorrisini saputi spuntavano di fronte alla constatazione del prelato sulle “relazioni improprie” che “ammorbano l’aria”.

Pare che, in questa fregola generale degna di un contesto da scuola dell’obbligo, ai più siano sfuggite altre parti delle undici pagine del discorso proposto dal Presidente della Cei.

Bagnasco rileva, sì, che «circola l’immagine di un Paese disamorato, privo di slanci, quasi in attesa dell’ineluttabile», ma allo stesso tempo incoraggia all’azione: «Nostro compito è proporci come interlocutori animati da saggezza […] Vorremmo cioè, con passo lieve, accostarci al cuore di ciascuno dei nostri connazionali, e dire la parola più grande e più cara che abbiamo, e che raccoglie ogni buona parola umana: Gesù Cristo. Noi lo annunciamo a tutti».

Concetti certo meno pepati ma non certo meno pesanti, per un cristiano coerente. Come pure dovrebbero catturare l’attenzione le riflessioni sulla situazione giovanile, che si profila ormai come “una grande questione mondiale”.

Spiega Bagnasco che «situazioni incresciose si sono verificate nelle capitali di vari Paesi europei, con risvolti tuttavia più complessi del passato. In particolare, la tipologia dei saccheggi ha interrogato le rispettive società, specialmente per quell’aspetto consumistico che fa intendere come si sia giunti ad un’ulteriore fase di individualismo esasperato e possessivo. “Prendo quello che voglio, perché posso”: sembra questa la spiegazione più pertinente di quanto accaduto».

Se l’esempio che arriva dalle alte sfere e che Bagnasco cita non è certo rassicurante («Quanti oggi, nel mondo che conta – si chiede il cardinale -, volteggiano come avvoltoi sulle esistenze dei più deboli per cavarne vantaggi ancora maggiori che in altre stagioni? Questo “individualismo esasperato e possessivo” non è forse alla radice di tanti comportamenti rapaci in chi può, o ritiene di potere, a prescindere da ciò che è legittimo, giusto, onesto?»), la nota prelude un incoraggiamento: «Crescere senza ideali e senza limiti, in balia di un falso concetto di libertà, significa ritrovarsi insicuri, impacciati nel giudicare secondo razionalità, affidati a mere emozioni. Non possiamo non incoraggiare fortemente i giovani a essere protagonisti di un cambiamento spirituale e culturale».

Ecco, Bagnasco ha detto anche questo. Sarebbe un peccato trascurare per amor di polemica un messaggio che interpella ogni cristiano. O almeno ogni cristiano che, anziché cedere allo sfascismo in voga, attraverso i suoi valori desidera dare un contributo fattivo alla società in cui vive.

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Pubblicato il 28 settembre, 2011 su editoriali. Aggiungi ai preferiti il collegamento . Lascia un commento.

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