Herman Cain, quel pastore un po’ così
Un pastore evangelico alla Casa Bianca? Potrebbe succedere se, tra i nomi di Romney e Perry, Bachmann e Palin dovesse farsi largo la candidatura repubblicana del manager afroamericano Herman Cain, “ex imprenditore di successo della popolare catena di ristoranti Godfather’s Pizza” nonché “pastore in Georgia“.
Estremo nelle sue posizioni conservatrici, Cain “ama essere politicamente chiaro e scorretto“, puntando a stupire con le sue dichiarazioni iperboliche. Almeno quando gioca da solo.
Infatti, di fronte a una prevedibile battuta di Michelle Bachmann sul nome del suo piano economico (“se prendiamo il progetto 999 e lo rovesciamo… il diavolo si nasconde nei dettagli”), il pastore Cain non ha avuto la prontezza di una risposta brillante (e tutto sommato abbastanza facile), limitandosi a un sorriso di circostanza e lasciando quindi alla Bachmann, almeno per ora, l’ambita palma del candidato più “spirituale”.
Cain, insomma, è un personaggio ancora da decifrare: anche per capire se la sua sia stata una defaillance casuale o se, rievocando Shakespeare, dovremo registrare ancora una volta molto rumore per nulla.
Pubblicato il 14 ottobre, 2011 su editoriali. Aggiungi ai preferiti il collegamento . 6 commenti.
Si torna ad un vecchio quesito: il cristiano può “correre” in politica, in generale?
Ed in Italia, in particolare?
o meglio, per centrare la questione: “… e negli USA, in particolare?”
Chiedersi se il cristiano può correre in politica? Sarebbe come dire, usufruisco e sfrutto lo stato in cui vivo senza avere alcuna responsabilità o senza prendermela. Certo rimane una scelta personale se partecipare alla vita politica attiva, ma chiedersi ancora se un cristiano deve o no farlo mi sembra poco realistico o poco responsabile. Piuttosto sarebbe da chiedersi cosa un cristiano in politica può o no può fare, può o non può essere.
Va bene: cosa può fare?
Certo che un cristiano può “correre” in politica, ma solo se è disposto a scendere a poco cristiani compromessi.
il compromesso in generale è un concetto neutro, relativo alla possibilità di negoziare accordi in cui ambo le parti in azione cedono e guadagnano diritti ed obbligazioni.
Questo vale sia in politica sia in un dialogo in qualsiasi ambito sociale.
Ma i compromessi a cui fai riferimento sarebbero “poco cristiani”.
Quali sarebbero? o entro quale spazio di negoziazione può rimanere un cristiano che si avventura a negoziare in politica?