Archivio mensile:novembre 2011
Le Iene e le pecore
Fastidio e rassegnazione sono i due sentimenti prevalenti che in queste ore girano in rete, a margine del servizio trasmesso mercoledì dalle Iene su Italia 1 e dedicato alla triste vicenda di un giovane che, in seguito all’adesione a una chiesa evangelica (brasiliana, precisa il servizio), ha abbandonato il lavoro e non paga più gli alimenti alla moglie separata e al figlio, dedicando buona parte delle sue risorse economiche e del suo tempo alla comunità.
Un servizio, quello di Giulio Golia, che non mette in ottima luce il contesto evangelico, anche se va ammesso che non è il peggiore andato in onda negli ultimi anni, in un contesto mediatico che tende a ignorare la realtà evangelica e a descriverla di conseguenza con sospetto o, addirittura, partendo dai pregiudizi che si riservano alle sette.
La Bibbia di Giacomo
Una portiera che si spalanca all’improvviso, una bici che sbanda e finisce sotto il tram che sta arrivando in quel momento: si è spento così, ieri sera a Milano, un ragazzo di 12 anni. Non tornava dalla discoteca ma dall’oratorio, dopo aver partecipato alla “scuola di preghiera”.
Dalla cronaca del Corriere scopriamo che «Giacomo leggeva la Bibbia ogni sera. Un pezzetto alla volta. […] È rimasta aperta alla fine del Qoelet», il libro dell’Ecclesiaste.
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Il principio delle piccole cose
Carlo Petrini, su Repubblica, denuncia lo scempio del territorio che ha portato ai disastri ambientali e, ultime in ordine di tempo, alle tragedie di questi giorni in Liguria e Toscana. Gli amministratori pubblici, lamenta Petrini (ma non solo lui) «pensano alle grandi opere e non si preoccupano più delle piccole».
Abbastanza vero. La cura dei dettagli viene vista come una fisima altoatesina, dove la pulizia delle strade e i gerani sui balconi provocano in noi un moto di invidia che mascheriamo con l’ironia di chi vorrebbe apparire superiore rispetto al possesso di cose che può solo sognare.
Napolitano e la famiglia
… consideriamo la famiglia una straordinaria risorsa sia per il rinnovamento etico di cui ha bisogno il paese, sia per lo sviluppo di una società aperta e solidale…
Così il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel messaggio per gli 80 anni di Famiglia cristiana.
A volte la storia imbocca sentieri decisamente imprevisti e vagamente impervi: un Presidente della Repubblica (serenamente) ex comunista invia i suoi auguri a un settimanale cattolico progressista invocando da parte di un Governo (teoricamente) conservatore la difesa e la valorizzazione della famiglia come “straordinaria risorsa” per la società, richiamando in suo favore l’applicazione di quelle “misure economiche e altre provvidenze” già previste più di sessant’anni fa dalla Costituzione.
Un percorso trasversale in cui le parti si invertono; un obiettivo (apparentemente) condiviso a favore del quale le parole si sprecano. Mentre i risultati, oggi come ieri, ancora latitano.
Pretese e rinunce
Ecco, forse è proprio questo che manca all’Italia – riflette Luca Ricolfi su La Stampa –: la consapevolezza che per chiedere bisogna anche dare, per costruire bisogna anche rischiare, e che è troppo facile fare fronte comune limitandosi a sommare le rispettive rivendicazioni. No, finché parleremo solo di quello che siamo intenzionati a pretendere, omettendo di dire quali rinunce siamo disposti a fare, non ne verremo mai fuori. Né con questo governo, né con qualsiasi altro.
Troppo facile buttare la croce addosso agli altri. Evidentemente lo abbiamo fatto troppo a lungo, viste le condizioni in cui ci troviamo oggi.