Le Iene e le pecore

Fastidio e rassegnazione sono i due sentimenti prevalenti che in queste ore girano in rete, a margine del servizio trasmesso mercoledì dalle Iene su Italia 1 e dedicato alla triste vicenda di un giovane che, in seguito all’adesione a una chiesa evangelica (brasiliana, precisa il servizio), ha abbandonato il lavoro e non paga più gli alimenti alla moglie separata e al figlio, dedicando buona parte delle sue risorse economiche e del suo tempo alla comunità.

Un servizio, quello di Giulio Golia, che non mette in ottima luce il contesto evangelico, anche se va ammesso che non è il peggiore andato in onda negli ultimi anni, in un contesto mediatico che tende a ignorare la realtà evangelica e a descriverla di conseguenza con sospetto o, addirittura, partendo dai pregiudizi che si riservano alle sette.

Naturalmente, nel valutare l’intervento delle Iene, va compreso anche il contesto, ricordando che il programma in questione si occupa di scandali di ogni genere (dalla spazzatura alle truffe, per restare alla puntata in questione): partendo da questa opportuna premessa non si può non ammettere che la vicenda è stata trattata con un certo tatto. Le informazioni inviate in redazione dagli amici dell’uomo sono state verificate sul campo, ed è stato lasciato ampio spazio sia al protagonista, sia al responsabile della chiesa per dare la loro interpretazione dei fatti; inoltre, non meno importante, la comunità in questione e i protagonisti non sono stati resi riconoscibili, e in varie situazioni Golia ha precisato che si trattava di una “chiesa evangelica brasiliana”, evitando almeno in parte una pericolosa generalizzazione.

Certo, nonostante questo il servizio ha provocato proteste in rete da parte di decine di credenti che hanno ritenuto offensivo il tono usato dalle Iene, la scarsa conoscenza del contesto evangelico. E qualcuno, addirittura, per il semplice fatto di aver visto raccontare una simile vicenda davanti a milioni di telespettatori.

Già, la vicenda. Curiosamente, nel dibattito di queste ore, è passata in secondo piano. E invece, come ha fatto il servizio, nei nostri ragionamenti dovremmo partire da lì: perché da lì tutto ha avuto origine. Da lì, direbbe l’apostolo, è nato lo scandalo che ha screditato il buon nome dei credenti davanti al mondo.

Prima di lamentarci con chi denuncia un problema, dovremmo tentare di risolverlo. È doveroso, certo, chiedere ai media un’informazione obiettiva e le opportune distinzioni: per esempio il fatto che nell’alveo dell’evangelismo esistono realtà molto diverse tra loro, e che le comunità evangeliche moderate sono forse più numerose di quelle descritte dal servizio.

Nel farlo, però, dovremmo esercitare la giusta sobrietà, ricordando che nel nostro Paese sono presenti varie comunità – potremmo dire intere correnti – dove la testimonianza cristiana viene relegata in secondo piano, e si preferisce invece concentrarsi sull’esercizio di una spiritualità contemplativa che rasenta talvolta il fatalismo, facendo strame dei numerosi inviti all’azione e all’impegno contenuti nei vangeli.

Dovremmo prendere atto che proprio questo, prima di altro, muove a discapito (e discredito) del movimento evangelico. E dovremmo tentare di porre rimedio, ripartendo proprio dalla testimonianza.

Non possiamo pretendere di considerarci “luce del mondo” se non rispettiamo le leggi, se non viviamo secondo sani principi morali, se non adottiamo un codice etico adeguato alla nostra chiamata di cristiani. E, tanto più in tempi come quelli che stiamo vivendo, ogni chiesa dovrebbe sforzarsi di comunicare questo messaggio.

Non vogliamo dubitare della buonafede di nessuno. Ma non possiamo non chiederci con una certa preoccupazione come mai il messaggio recepito da quel credente lo abbia portato a smettere di lavorare e a non pagare più gli alimenti. Posta la buonafede e la semplicità di cuore, dovremmo seriamente chiederci se un certo tipo di impostazione dottrinale che enfatizza la spiritualità a discapito della buona testimonianza non porti – involontariamente, beninteso – a certi estremi.

Ecco, prima di prendercela con la televisione, ripartiamo da qui.
Solo quando avremo la certezza che le chiese stanno insegnando un vangelo spirituale ma anche concreto, pratico, solidale, potremo in buona coscienza – come la Bibbia stessa insegna – far presente l’eventuale malafede di servizi televisivi prevenuti contro quelli che, allora sì, potremo davvero considerare “singoli casi”.

D’altronde il nostro obiettivo, come figli di Dio, non può essere quello di nascondere la polvere sotto il tappeto per dare un’immagine idilliaca e vincente, gridando al complotto quando un po’ di quella polvere fuoriesce.

Se lo facessimo, saremmo solo religiosi: e sappiamo che per i religiosi Gesù non aveva particolare stima.

Pubblicato il 17 novembre, 2011 su editoriali. Aggiungi ai preferiti il collegamento . 16 commenti.

  1. Condivido al 100%. Ho scritto alcuni commenti sull’accaduto e ho ricevuto alcune lamentele di chi asserisce che la colpa sia dei media e che sia tutta una “tattica del diavolo”, prima che vedere le “nostre” responsabilità oggettive davanti alla Parola.

  2. Grazie. Un grazie sentito da cristiana evangelica.

  3. Ciao Pj condivido pienamente quanto hai scritto ma mi permetto di aggiungere una cosa: in quel video mi pare evidente (considerando le parole da lui stesso usate) che il pastore in questione, che si fa chiamare apostolo, sia un falso fratello, un leader settàrio che brama solo guadagno.

    Credo che dovremmo avere più coraggio nel prender le distanze da tali “conduttori”. Sono d’accordo sulla buona fede mista ingenuità della vittima che non paga più gli alimenti. Ma nel caso del pastore brasiliano non credo proprio si possa parlare di “buona fede”.

    Del resto non si posson servire due padroni: o si ama Dio o si ama mammona, ed un pastore che prima ancora di parlare di Gesù Cristo ti porta nel suo ufficio per parlare di offerte e di soldi direi che dimostra da solo a quale dei due padroni è sottomesso….

    • Sulle intenzioni non mi esprimo; sui fatti qualche sospetto può venire, anche se non va dimenticato che noi vediamo quello che il montaggio delle Iene vuole farci vedere.

  4. Ovviamente concordo con PJ. Aggiungo solo che basterebbe attenersi alla Bibbia per evitare certi errori…
    Ebrei 15:4 “Dio, infatti, ha detto: “Onora tuo padre e tua madre”; e: “Chi maledice padre o madre sia punito con la morte”. Voi, invece, dite: “Se uno dice a suo padre o a sua madre: ‘Quello con cui potrei assisterti è dato in offerta a Dio’, egli non è più obbligato a onorare suo padre o sua madre”. Così avete annullato la parola di Dio a motivo della vostra tradizione. Ipocriti!”
    Ma purtroppo, anche fra alcuni di quelli che si fanno chiamare cristiani, è più di moda usare la Bibbia, che ubbidirla.

  5. Non posso che condividere.

    Dobbiamo essere realisti: i cristiani evangelici sono pochi, per cui è ovvio che spesso si parli di loro senza conoscerli a fondo, in modo quindi superficiale; nelle chiese si fanno spesso cose -a esser buoni- strane, che chi non fa parte di quel contesto non può capire; l’apostolo Paolo ci dice che possiamo essere grandi “spiritualoni”, ma se non abbiamo i sentimenti di Dio e non li trasmettiamo a chi ci circonda, non siamo niente.

  6. quello che hai detto, non fa una grinza…come sempre!

  7. cacciatricedisogni

    Io sono cristiana, obiettivamente parlando, anche la Chiesa cattolico cristiana,
    ha le sue “stranezze”. Il figlio di una mia amica, l’anno scorso andando in gita,
    visitò un monastero, dato che era una giornata assolata, la classe si riparò x un po’
    all’ombra del chiostro. I frati, pretesero ed ebbero 1 euro a testa per ogni
    persona che “sfruttava” l’ombra del chiostro. Forse è un contesto diverso, ma
    come dici bene tu, bisognerebbe andare a monte, e risolvere prima il problema,
    rivedendo i veri valori e gli insegnamenti, mettendo in pratica e dando il buon
    esempio, sempre.

  8. 1) d’accordo con te paolo… la pratica spiega la grammatica… (non mi ricordo bene il proverbio e ho arrotondato ma credo che funzioni bene anche cosi)
    2) giustamente… anche… ‘una chiesa cristiana brasiliana…’ e’ generalizzazione… :s
    3) si c’e una certa tendenza che con la scusa di filippesi 4:8 non parlano di quello che non va… (la religione che assolve una certa cultura a volte) quindi non lo risolvono… quindi vengono fuori questi ‘uomini di chiesa’ skizofrenici che continuano parlare tra loro di quello che e’ ‘puro e nobile’ perche cosi dice la bibbia, non sentendosi di dover cambiare e giustificando cattivi comportamenti utilizzando la carta jolly del ‘vecchio uomo’ come amnistia spirituale, questo una volta confrontati… i piu sgamati razionalizzano i loro comportamenti con qualche cavillo biblico come farebbe un avvocato con la legge secolare… peccato che non si possano portare avvocati in cielo… questo per chi non paga gli alimenti e per chi li copre… 😦
    … che potranno pensare i figli di un padre che li ha abbandonati (i figli li ha fatti anche lui si? non penso ci sia un versetto che gli comandi o consigli di non dare da mangiare ai suoi bambini perche i genitori sono separati) e anche…non credo che ci sia versetto biblico o volontariato che potra’ che potra’ rispondere alla domanda che fara il bambino a se stesso:… cosa c’entro io con voi? (genitori)
    paolo magari quando rispondo io vado per rane… ma piu che la reputazione della chiesa penso alla reputazione di dio nel cuore dei bambini… 😦 ciao ciao porto i figghi dal dentista… hihihi 🙂

  9. Non bisogna assolutamente cadere in quel meccanismo per il quale ce la prendiamo con chi segnala un errore piuttosto che con chi ha fatto quell’errore. Perché dovrebbe darci fastidio? Secondo me perché inconsciamente ci rendiamo conto che quello non è un caso isolato, che tanti cercano la compiacenza dei conduttori, mettendo al secondo piano le esigenze della propria famiglia e pensando di fare un piacere a Dio.

    • Dipende, se uno adora Dio non se la prende con chi, anche calcando la mano, mette in evidenza i tanti mali che affliggono le comunita.
      Se invece adora le chiese …

  10. Diciamo la verità, nel frastagliato mondo evangelico non mancano, anzi abbondano, singoli credenti ed intere comunità che vivono una fede che pare essere una ridicola caricatura del cristianesimo, e così facendo espongono loro stessi e la fede che professano al ridicolo e a critiche feroci.
    Diciamo anche però che spesso i critici sono ignoranti o in mala fede, e qualche volta sono entrambi le cose, per cui hanno da dire e da ridire anche quando parlano di credenti che vivono la fede in modo serio, semplice, e sincero, senza essere di intoppo o di scandalo per nessuno.
    Quanto ad eccessi e fanatismo ogni denominazione religiosa ha i suoi campioni.

  11. Luigi Marchitelli

    come me che sono un nuovo credente,a un certo punto sono rimasto allibito.Voglio credere in Dio e nella sua Parola.Sono fiducioso e lo Spirito Santo mi aiuterà ad affrontare certe false testimonianze.Non dobbiamo scherzare sulla Parola di Dio.

  12. Condivido l’articolo appieno!!

  13. E’ giusto che gli eccessi vengano segnalati, se c’è qualcosa da rivedere nella conduzione delle singole comunità evangeliche che si faccia. Chi si mette a disposizione di Dio nel servire non deve diventare vittima degli uomini in quanto credenti.

  14. Copio qui il commento già espresso su facebook : Secondo me dovremmo ringraziare Le Iene per il “servizio” offerto alla verità. Mi piace che pubblichino sui tetti con le “parabole satellitari” le nefandezze che devono essere denunciate. Tutti devono sapere che ci sono briganti, lupi e mercenari che in nome di Dio si arricchiscono plagiando deboli e disavveduti (i cattolici lo fanno da secoli) e che tracciano così una netta linea di demarcazione tra i veri seguaci di Cristo Gesù e i falsi. Non spaventi il fango che costoro gettano sul nome di “evangelici”, nome “intaccato” già da molto tempo, perchè dobbiamo sapere ed essere sempre più convinti che Dio salva e salverà sempre e comunque coloro che sono aperti alla Verità. Questi verranno chiamati alla conoscenza del Dio di amore e da Lui aggiunti alla Chiesa di Dio che non ha bisogno di “nome e denominazione”. Verrà poi certamente il giorno da Lui deciso nel quale giudicherà il mondo e dividerà le pecore dai capri per assegnare loro la “retribuzione” del loro operato. Prendiamo spunto da tutto ciò per approfittare di questo tempo di libertà (che finirà) per annunciare con ogni mezzo e forza la Via della Verità che porta Vita alla gente del nostro tempo. Nessuno si scandalizzi e guardi piuttosto diritto davanti a sè per camminare nella luce e portare il frutto per il quale è stato chiamato.

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