Archivio mensile:luglio 2018

Mezzo secolo senza Guareschi

Cinquant’anni fa, il 22 luglio 1968, moriva lo scrittore e giornalista Giovannino Guareschi, artista versatile che divenne noto al grande pubblico in particolare come autore della saga di Don Camillo e Peppone. Un lascito che ancora oggi fa riflettere: impossibile non provare una punta di malinconia di fronte al racconto divertito di un’Italia ormai perduta (citato come esempio anche da personaggi insospettabili), figlia di un tempo in cui le posizioni ideologiche si confrontavano in maniera determinata, ma alla fine sapevano trovare l’elasticità necessaria a garantire a tutti una convivenza dignitosa sotto lo stesso cielo.

All’Italia di oggi manca l’ironia di Guareschi, che danzava sull’immaginario senza mai scivolare nel sarcasmo o nella volgarità. Ma, forse, manca soprattutto l’umanità di Don Camillo e Peppone.


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Un Chicco di ironia

Polemiche per il nuovo spot della Chicco, ironico e brillante, che lancia un messaggio di questi tempi piuttosto coraggioso: fate figli. Messaggio ovviamente interessato, che ha prodotto negli entusiasti e nei detrattori un curioso doppio salto nel passato: c’è stato chi, tornando a novant’anni fa, si è entusiasmato per quel “facciamolo per l’Italia”, eletto a slogan contro la incipiente “sostituzione etnica”, e chi invece – con un linguaggio vecchio di mezzo secolo – lo ha contestato ritenendo che la campagna “metta il naso nei diritti riproduttivi”.

Comunque sia, tra critiche e lodi, la campagna è di impatto. E lo spot merita un’occhiata.


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A casa nostra

A Pontida si è celebrata la svolta di una Lega che dalla Padania si allarga a tutta la Penisola. Non sono mancati i soliti elementi folkloristici e qualche slogan sopra le righe, come quello – riportato dai giornali – di una giovane signora che, in un cartello scritto a mano, sintetizzava spiccia: “se non vuoi il crocifisso torna al tuo Paese”. Se la signora ci concede l’ardire, saremmo lieti di scoprire dove debbano andare tutti gli italiani doc – absit iniuria verbis -, la cui storia familiare e personale non ha mai dato segni di cedimento rispetto alla propria appartenenza, ma che per una questione di fede che la signora probabilmente nemmeno concepisce (anche se, curiosamente, fa riferimento proprio al Vangelo sventolato appena qualche mese fa dal suo leader) non possono riconoscersi in quell’immagine brandita con tanto orgoglio. Per carità, non si fraintenda: non è una polemica politica. Il discorso sovranista è legittimo come ogni altro pensiero strutturato, purché rispetti il principio di umanità e, possibilmente, abbia una sua coerenza di fondo. Insomma, purché eviti di fare di tutta l’erba un Fascio.


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