Archivio mensile:gennaio 2020

Sanremo in parole

Quella che si apre è la settimana di Sanremo: da martedì 4 a sabato 8 febbraio il Teatro Ariston tornerà al centro delle cronache nazionali. E, nonostante i tentativi di boicottaggio, lo snobismo di chi non lo guarda da decenni, le critiche preventive di chi avrebbe saputo fare meglio, le invidie di chi non è stato invitato, il candore di chi improvvisamente scopre che è tutta una messinscena (il fatto che si parli di “spettacolo”, però, aveva già sollevato qualche sospetto nei più avvertiti), il Festival – giunto alla sua 70ma edizione – è ancora un momento di condivisione, uno dei pochi rimasti, sopravvissuto alle epoche, a se stesso e alla cannibalizzazione della tecnologia (che, anzi, dopo un momento di disorientamento pare stia cavalcando egregiamente). Se a far parlare della kermesse è prevalentemente il contorno – gli esclusi, gli ospiti, le gaffe, i cachet – è pur sempre la musica il fulcro delle cinque giornate, e con i brani bisogna fare i conti. Nel nostro piccolo abbiamo voluto dare un’occhiata in anteprima ai testi, per vedere di che cosa parlano quest’anno gli artisti in gara. Naturalmente lo facciamo senza la pretesa di dare patenti sociologiche, né avrebbe senso considerare Sanremo lo specchio dell’Italia che cambia, per quanto, nel suo piccolo, anche Sanremo qualcosa può dire. Per esempio sorprende che la categoria dei big presenti 24 proposte, e tra queste siano almeno una dozzina i nomi sconosciuti a chi è nato prima degli anni Novanta: una novità che pare in linea con la smania di rinnovamento che si vuole leggere nel Paese.

Ma questo in fondo è solo colore: a Sanremo, si sa, si giudicano (o si dovrebbero giudicare) i brani. E allora vediamoli, in rapida carrellata, i temi di questi brani che cantano l’impegno, il disimpegno e – naturalmente – l’amore. Leggi il resto di questa voce

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