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Sulla pelle dei cristiani
Gli scontri tra cristiani e musulmani che hanno avuto luogo nei giorni scorsi nel nord della Nigeria non hanno avuto grande spazio sulle prime pagine dei quotidiani, nonostante un numero di vittime non irrilevante.
Se lo spazio non era ampio, i titoli erano piuttosto categorici: «Nigeria, strage di religione. Cristiani contro islamici, quasi duecento morti», titolava mercoledì, in un modesto richiamo, La Stampa; Il Corriere, relegando la notizia agli esteri, parlava di “Chiese e moschee bruciate in Nigeria: oltre 200 morti” e precisava in un sommario: “A scatenare la violenza un cantiere islamico in una zona cristiana“, anche se l’inviato, nell’articolo, ridimensionava: «I musulmani volevano costruire una moschea in un quartiere a prevalenza cristiana o più semplicemente un musulmano voleva ristrutturare la sua casa nella zona dei cristiani».
Quelle verifiche latitanti
Viviamo tempi in cui ci si deve sorprendere per l’ordinario. Per questo non possiamo astenerci da un plauso ai colleghi di Avvenire, che hanno fatto qualcosa di straordinario per i nostri tempi: il loro lavoro. Come ogni buon giornalista dovrebbe fare, hanno controllato le fonti delle notizie.
Raro? Abbastanza. Sarà per la fregola di stare sulla notizia, per la fretta di chiudere il giornale senza “bucare” qualche avvenimento per troppo scrupolo, sarà per la pigrizia mentale cui ci hanno abituato le agenzie di stampa (che ci illudiamo controllino tutto al posto nostro prima di proporci un lancio), la conseguenza è evidente: le notizie passano senza conferme anche quando non ci sono elementi di urgenza tali da giustificare una fuga in avanti.