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L'Italia s'è desta

Pensavamo sarebbe passato inosservato in mezzo ai tanti eccessi che sono diventati norma nel nostro acciaccato Paese: e invece no.

Tutto nasce da uno spot televisivo che pubblicizza una nota marca di calze; il video, caratterizzato da colori caldi e toni rassicuranti, viene accompagnato da una versione riveduta e (s)corretta dell’inno nazionale, che diventa – tenendo conto del target femminile cui lo spot è rivolto – “sorelle d’Italia”.
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L’Italia s’è desta

Pensavamo sarebbe passato inosservato in mezzo ai tanti eccessi che sono diventati norma nel nostro acciaccato Paese: e invece no.

Tutto nasce da uno spot televisivo che pubblicizza una nota marca di calze; il video, caratterizzato da colori caldi e toni rassicuranti, viene accompagnato da una versione riveduta e (s)corretta dell’inno nazionale, che diventa – tenendo conto del target femminile cui lo spot è rivolto – “sorelle d’Italia”.
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Riassunti imprecisi

Qualche settimana fa si è svolto un confronto sulla bandiera della pace. Ha aperto le danze l’agenzia di stampa Fides con un articolo dal titolo “L’arcobaleno: sincretismo o pace?”, dove – nel ricostruire la storia della bandiera -, si segnala che «il simbolo avrebbe origine nella teosofia, teoria sviluppatasi a fine ‘800 che presentava una conoscenza intuitiva del divino e derivava dalla tradizione spirituale dell’India».

Adn Kronos ha rilanciato la notizia con un sunto dell’indagine e tra gli utilizzatori del vessillo – oltre ai seguaci della New Age e al movimento gay – cita anche “il neopentecostalismo”: che, a onor del vero, Fides non segnala.

Si tratta probabilmente di un banale riassunto impreciso, anche perché francamente non ci risulta che ci sia mai stata una significativa commistione pentecostale, né di tendenza neo né tradizionalista, con il movimento pacifista, né l’uso di bandiere iridate.

Si dirà che ci impuntiamo su dettagli poco significativi, eppure non possiamo non tenerne conto. Per esperienza, ci è capitato troppe volte di veder spendere distrattamente il nome di qualche realtà evangelica in un contesto che non le apparteneva, e quasi sempre si trattava di un contesto poco lusinghiero. Ora che i quotidiani hanno imparato, finalmente, a non spacciare i pentecostali come una setta ma come un movimento cristiano a tutti gli effetti, non vorremmo mai che il pregiudizio riemergesse in altre forme e in altri contesti. Nemmeno per sbaglio.