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Punti d’intesa
«Mi pare evidente che per Benedetto XVI l’ecumenismo con le chiese della Riforma non costituisca una priorità e che egli punti piuttosto al dialogo con l’ortodossia e con il mondo evangelico, con il quale registra un’intesa almeno sui temi etici»: lo ha detto Maria Bonafede, moderatore della Tavola valdese.
Rassicuriamo Bonafede: per Benedetto XVI non pare sia una priorità nemmeno il dialogo con gli evangelici, nonostante l’approccio etico condiviso.
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Quelle verifiche latitanti
Viviamo tempi in cui ci si deve sorprendere per l’ordinario. Per questo non possiamo astenerci da un plauso ai colleghi di Avvenire, che hanno fatto qualcosa di straordinario per i nostri tempi: il loro lavoro. Come ogni buon giornalista dovrebbe fare, hanno controllato le fonti delle notizie.
Raro? Abbastanza. Sarà per la fregola di stare sulla notizia, per la fretta di chiudere il giornale senza “bucare” qualche avvenimento per troppo scrupolo, sarà per la pigrizia mentale cui ci hanno abituato le agenzie di stampa (che ci illudiamo controllino tutto al posto nostro prima di proporci un lancio), la conseguenza è evidente: le notizie passano senza conferme anche quando non ci sono elementi di urgenza tali da giustificare una fuga in avanti.
Riconoscenza mancata
La Bibbia è uno “straordinario strumento che abbiamo”: parola di Ingrid Betancourt, che proprio di Sacre Scritture ha discusso con Benedetto XVI.
«Parlando con lui – ha spiegato – siamo giunti alla conclusione che è necessario che le persone capiscano cosa è la Bibbia. Per molti è un libro polveroso che puzza di naftalina, nemmeno io l’avevo mai letta prima del mio sequestro. Nella selva l’ho letta e riletta e ho trovato risposte a tutto, è un libro geniale».
Betancourt peraltro conclude che «è importante… avere una dimensione spirituale della vita, leggendo la Bibbia o anche il Corano».
Sarebbe interessante sapere se il Corano l’ha davvero letto, magari in condizioni altrettanto disagiate, o se si è trattato solo di una doverosa concessione al politicamente corretto di una spiritualità confusa.
Sia come sia, forse il libro che l’accompagnata nei sei anni passati come prigioniera delle Farc colombiane nella foresta amazzonica meritava qualche grammo di riconoscenza in più rispetto ad altri testi.