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La falsa novella

«No, bisogna sfatare gli stereotipi della black music: il significato originale di gospel è “buona novella”, e le buone notizie non sono per forza legate a un credo preciso…. credo fermamente che l’hip hop sia una vibrazione positiva che rende il “messaggio” del gospel meno settario da un punto di vista religioso e più universale”.

Sono le ispirate parole di Kenneth Ce Ce Rogers, artista americano in questi giorni a Milano, intervistato dal Corriere.

Un tentativo di sdoganare l’ossimoro del gospel laico che fa riflettere su quanto sia pericoloso smarrire il senso delle parole. Una buona notizia potebbe essere qualsiasi novità positiva, sicuramente. Ma anche “positivo” ha un significato molto relativo, e per niente universale. È positivo vivere o morire? Le discussioni di questi giorni sull’eutanasia insegnano che è difficile dare una risposta netta. È positiva la sicurezza o la riservatezza?

Il problema è che spesso i guru dei nostri anni dicono “positivo” e pensano, in ultima analisi, semplicemente “libero”.

Libero da tutto e da tutti, senza limiti e confini – per dirla con Battisti -, senza obblighi. Liberi malgrado tutto, e a prescindere da chiunque: va da sé che si tratta di una libertà che non contempla la sensibilità, l’amore, e il rispetto per gli altri. Insomma, una religione dell’ego.

Forse allora la soluzione “meno settaria” di cui parla Rogers non è altro che una non-fede universale, dove ognuno è libero di vivere la propria cattiva coscienza senza sentirsi dire alcunché da chi gli sta vicino.

Non c’è che dire: nel passare dal messaggio di speranza e di amore di Gesù Cristo all’anarchia disorientata e confusa dei guru odierni c’è proprio da guadagnarci.

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