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Il fattore costanza
“Dimagrire senza fatica? Ecco perché non serve”. Il Corriere fa strage di illusioni: «Oggi – scrive il quotidiano – vengono proposte molte soluzioni per dimagrire in fretta: pastiglie, preparati vari o diete che farebbero ritrovare la linea con poca (talvolta nessuna) fatica. Ma funzionano davvero? “Se si vuole dimagrire senza far nulla si è sulla strada sbagliata“, spiega Andrea Ghiselli, nutrizionista dell’Inran (Istituto Nazionale Ricerca Alimenti e Nutrizione) di Roma».
D’accordo, è solo una conferma di cose che sapevamo già tutti, anche se ancora in molti si illudono che una pillola, una panciera, una dieta “a zona” possano dare al fisico la tonicità di un olimpionico. Invece per la fisica – e per il fisico – dal nulla non nasce nulla, e ogni risultato richiede uno sforzo.
Il percorso di Eli Stone
Tra i nuovi serial tv di cui i critici televisivi hanno parlato in questi mesi, ha avuto poco spazio un telefilm la cui prima serie si è conclusa ieri, Eli Stone.
Si tratta di un serial che si poteva scoprire solo per caso – da un po’ di tempo le emittenti non brillano per la capacità di promozione delle serialità e per il rispetto degli appassionati che le seguono – ma che man mano mi ha incuriosito, e non solo per la trama.
Trasmesso da Italia Uno al martedì sera, racconta le vicende di un rampante avvocato trentacinquenne, Eli Stone appunto, socio di un autorevole studio legale di San Francisco.
Quattro cose sul voto
Domani e domenica si vota per rinnovare la nostra rappresentanza al Parlamento europeo e, in molte zone del Paese, per eleggere presidenti (e consigli) di province e comuni.
I politici e i giornali, per questa tornata elettorale, hanno preferito concentrarsi su scandali e cadute di stile, piuttosto che dare spazio a programmi e opinioni dei candidati: forse è meglio così, dato che magari molti dei candidati nemmeno sanno cos’è l’Europa.
Però, da cristiani e da elettori, il dilemma resta: devo votare? E per chi?
Forse qualche spunto di riflessione può tornare utile.
1. persona e personaggio.
Spesso nei candidati la morale vissuta in privato e i principi sostenuti in pubblico non coincidono, e questo porta al paradosso di politici che sostengono la causa della famiglia pur avendone un paio alle spalle.
La scelta non è proprio così ovvia. Se la politica è l’arte del compromesso, è meglio puntare su un candidato capace, con le idee chiare ma con un curriculum personale non ineccepibile, o votare un candidato di specchiata moralità ma poco capace o poco in linea con il nostro modo di vedere la società?
Qualcuno obietterà che se il candidato non vive ciò che sostiene non sarà davvero in grado di portare avanti la causa. In teoria il discorso fila; nel concreto, però, va rilevato che non sono rari i casi di politici “non credenti” che hanno fatto per i valori cristiani molto di più rispetto ai politici “credenti”.
2. per cosa si vota.
Prima di entrare in cabina è importante capire per cosa si sta votando.
La rappresentanza europea è una questione politica: quindi riguarda i grandi temi, i principi, i valori che vorremmo dare all’Europa.
Le elezioni amministrative, invece, riguardano la gestione del territorio, che con la politica ha (o, almeno, dovrebbe avere) poco in comune: non mi interessa in cosa creda l’amministratore del mio condominio, purché svolga bene il suo lavoro. In una città, strade pulite e giardini accoglienti non sono di destra, di sinistra o di centro.
3. una questione di democrazia.
In campo cristiano c’è chi sostiene che non dovremmo interessarci alle questioni politiche e sociali, in quanto “non siamo di questo mondo”; in risposta c’è chi obietta che comunque “viviamo in questo mondo”, e che interessarci a chi ci sta attorno sia la testimonianza più efficace dell’amore che siamo chiamati a mostrare.
Va rilevato anche che la democrazia è un privilegio, e non è per niente scontato: la libertà di vivere la propria fede in privato e in pubblico è preziosa e, purtroppo, rara. Smettere di tutelarla potrebbe rivelarsi, in un futuro più o meno remoto, una scelta poco saggia.
4. votare o non votare.
Certo, onestamente parlando, spesso è difficile decidere per chi votare. Talvolta pare che i candidati facciano di tutto per non farsi scegliere, e il teatrino dei politici non aiuta le istituzioni a mantenere il dovuto contegno e la necessaria autorevolezza.
In questo contesto anche l’astensione può essere una forma di scelta. Estrema, ma legittima.
L’importante è che venga esercitata in seguito a una decisione consapevole e non per pigrizia. Quello, sì, sarebbe inaccettabile: come elettori e come cristiani.