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Se Sarah Palin convince Graham

Mentre Rick Warren sbarca in Europa per promuovere il suo “Purpose & peace plan” dedicato alle chiese, negli USA un redivivo Billy Graham incontra Sarah Palin.

Vista la sua età – 91 anni – le uscite pubbliche del predicatore più noto del Novecento si sono giocoforza rarefatte, e per questo la presenza della ex governatrice dell’Alaska, nonché ex candidata alla vicepresidenza USA insieme a John McCain, fa ancora più rumore.

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L'ultimo spettacolo di Jacko

«Il re del pop deve ora piegare le ginocchia davanti al Re dei re»: così il pastore Lucius Smith ha concluso ieri sera a Los Angeles il memorial dedicato a Michael Jackson.

Niente da dire: in fatto di show gli americani sono maestri, e la cerimonia di commiato dedicata a Jacko è stata sobria, ma allo stesso tempo coinvolgente e a tratti perfino commovente, come si conviene a un addio.

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L’ultimo spettacolo di Jacko

«Il re del pop deve ora piegare le ginocchia davanti al Re dei re»: così il pastore Lucius Smith ha concluso ieri sera a Los Angeles il memorial dedicato a Michael Jackson.

Niente da dire: in fatto di show gli americani sono maestri, e la cerimonia di commiato dedicata a Jacko è stata sobria, ma allo stesso tempo coinvolgente e a tratti perfino commovente, come si conviene a un addio.

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Il pastore che piace a Obama

Il prossimo 20 gennaio sarà Rick Warren a innalzare la “inaugural invocation”, la preghiera che tradizionalmente apre la cerimonia di insediamento del nuovo presidente USA. La sua preghiera anticiperà di qualche minuto il giuramento che sancirà l’investitura di Barack Obama.

Si tratta di  un onore che non tutti gli osservatori europei hanno colto nella sua portata, e che in effetti non sembra così importante se non si conosce il contesto culturale statunitense.

La cerimonia dell’insediamento, infatti, è l’appuntamento più sentito negli USA, e forse nella sua struttura si presenta come l’esempio più significativo dello spirito americano: la cerimonia culmina, a mezzogiorno, con il giuramento del nuovo presidente, che – la mano sinistra sulla Bibbia, la destra alzata verso il cielo – si impegna solennemente a servire onestamente e rispettosamente gli Stati Uniti. Prima e dopo, è festa: cantanti, musicisti e poeti famosi, ma anche pastori, cui è affidata appunto l’invocazione a Dio e la benedizione conclusiva.
Insomma, si tratta di una cerimonia laica, ma che non prova imbarazzo a nominare Dio, né a essere riconoscente verso quelle radici e quel patrimonio culturale cristiano che hanno permesso agli USA di diventare quello che sono.

Al di là delle polemiche sorte – inevitabilmente – negli ambienti progressisti e nei circoli omosessuali, la scelta di Warren per la preghiera pre-giuramento è decisamente ragionata e accorta: Warren è un autorevole esponente della destra evangelica, ma – come segnala Maurizio Molinari sulla Stampa – in lui Obama ha trovato un interlocutore credibile. Warren si presenta come un uomo forte nelle sue convinzioni, ma capace di esercitare quel tatto e quella diplomazia quasi sconosciuti a esponenti evangelici più estremi, come Jerry Falwell e Robertson (o lo stesso Jeremiah Wright, già referente spirituale di Obama), o personaggi più noti ma troppo legati nel loro credo al mito della prosperità cristiana, come Benny Hill o Creflo Dollar.

Di qui la scelta di Warren dapprima come arbitro del primo confronto tra i due candidati alla presidenza, e poi come successore ideale di Billy Graham: Graham, ormai in età avanzata, si avvia verso una meritata pensione, e la designazione di Warren suona quasi come un’investitura a leader evangelico più influente nei confronti dell’autorità governativa.

D’altronde va anche ricordato che la scelta non cade su un illustre sconosciuto: Warren è noto da anni, la chiesa che cura come pastore è tra le più grandi degli Stati Uniti, i suoi libri di pratica cristiana sono letti e apprezzati in tutto il mondo, i suoi articoli e le sue riflessioni (presenti spesso su Charisma Magazine e reperibili in rete) sono ragionevoli e dimostrano una fede matura ed equilibrata.

Insomma, la sua “investitura” promette bene. Quasi quanto quella del tanto decantato Barack Obama.