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Olive Jones e l’ultima preghiera

Bullismo cristiano: è l’accusa mossa dalle autorità scolastiche di una cittadina inglese a una docente che insegna a domicilio a studenti svantaggiati.

L’insegnante si chiama Olive Jones e – segnala il sito sussidiario.net – ha avuto la sventura di commettere una leggerezza imperdonabile: di fronte alla sofferenza di una persona ha accennato a Dio. Si badi, non ha “parlato di Dio”: si è limitata a raccontare alla madre di una studente la sua esperienza giovanile, un miracolo che la portò alla fede. Poi, in un momento successivo, ha chiesto alla ragazza se desiderasse preghiera per le sue condizioni di salute, ricevendo (dalla madre) un fermo diniego: «Noi veniamo da una famiglia che non crede», risposta decisamente sorprendente per un genitore che, evidentemente, crede nella libertà di scelta religiosa esattamente quanto ci credono i taliban afghani, arroccati nella loro versione aggiornata del cuius regio, eius religio.

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Legalità e incoerenze

Gian Antonio Stella non delude, e sui fatti di Rosarno propone una riflessione non convenzionale ma appropriata. Il giornalista del Corriere ha scritto ampiamente su una pagina del nostro passato che vorremmo dimenticare, ricorda che «Anche i nostri nonni furono portati in salvo come i neri di Rosarno. Le autorità furono costrette a organizzare dei treni speciali per sottrarli nel 1896 al pogrom razzista scatenato dai bravi cittadini di Zurigo».

Insomma, «L’abbiamo già vissuta questa storia, dall’altra parte», emigrando dove non c’era lavoro, vivendo in clandestinità tra fame ed emarginazione.

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L’intolleranza ai tempi della crisi

Due giornalisti inglesi di origine asiatica si sono finti per otto settimane una coppia di immigrati pachistani in un sobborgo inglese: risultato, hanno subito oltre cinquanta aggressioni verbali e fisiche.

Il documentario realizzato per la BBC con il materiale raccolto (compresi i video registrati con una telecamera nascosta), significativamente si intitola “Hate on the doorstep”, odio sulla soglia di casa, e racconta un problema comune nelle periferie del Regno Unito.
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Fuori tempo massimo

«Vittoria!» – «Vergogna!»

Le reazioni del mondo evangelico alla sentenza di Strasburgo sulla rimozione dei crocifissi nelle aule scolastiche italiane non potevano essere più antitetiche. Posizioni diverse e legittime, che si basano su considerazioni opposte. Da un lato una tendenza laicista che, spesso, deborda su posizioni di principio anticattoliche, senza se e senza ma; dall’altro una linea meno rigida, più comprensiva, che però rischia di passare per una manovra di ripiegamento.
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La grande sfida dell'accoglienza

La Stampa con un servizio alza il velo su una pratica inquietante: a Torino «almeno quattro future mamme sottoposte nell’ultimo anno a fecondazione assistita hanno deciso di selezionare i loro feti, facendo venire al mondo soltanto due dei figli di una gravidanza trigemellare. È successo al Sant’Anna, l’ospedale torinese delle mamme e dei bambini, ma probabilmente è quanto accade anche altrove».

Normalmente nell’ambito della fecondazione assistita è previsto l’impianto di tre embrioni nell’utero della donna, in modo da garantire al concepimento maggiori margini di riuscita. Le percentuali di successo, spiega La Stampa, si posizionano tra il 22 e il 35%, e in alcuni di questi casi la riuscita può essere anche superiore alle aspettative: due, o addirittura tutti e tre gli embrioni possono svilupparsi, portando appunto a un parto gemellare o trigemino.
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La grande sfida dell’accoglienza

La Stampa con un servizio alza il velo su una pratica inquietante: a Torino «almeno quattro future mamme sottoposte nell’ultimo anno a fecondazione assistita hanno deciso di selezionare i loro feti, facendo venire al mondo soltanto due dei figli di una gravidanza trigemellare. È successo al Sant’Anna, l’ospedale torinese delle mamme e dei bambini, ma probabilmente è quanto accade anche altrove».

Normalmente nell’ambito della fecondazione assistita è previsto l’impianto di tre embrioni nell’utero della donna, in modo da garantire al concepimento maggiori margini di riuscita. Le percentuali di successo, spiega La Stampa, si posizionano tra il 22 e il 35%, e in alcuni di questi casi la riuscita può essere anche superiore alle aspettative: due, o addirittura tutti e tre gli embrioni possono svilupparsi, portando appunto a un parto gemellare o trigemino.
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Dall'Eden al Caucaso

“In principio fu il Caucaso”, titolava nei giorni scorsi La Stampa presentando i risultati di una scoperta che potrebbe cambiare i libri di storia (o, meglio, di paleontologia): in un remoto sito della Georgia (già URSS) sono stati scoperti cinque teschi di un milione e ottocentomila anni fa.

La portata del ritrovamento è presto detta: se la datazione fosse confermata, potrebbe significare che i primi esseri umani vissero nell’Asia centrale e non, come si era ipotizzato in base ai precedenti riscontri, in Africa.
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Dall’Eden al Caucaso

“In principio fu il Caucaso”, titolava nei giorni scorsi La Stampa presentando i risultati di una scoperta che potrebbe cambiare i libri di storia (o, meglio, di paleontologia): in un remoto sito della Georgia (già URSS) sono stati scoperti cinque teschi di un milione e ottocentomila anni fa.

La portata del ritrovamento è presto detta: se la datazione fosse confermata, potrebbe significare che i primi esseri umani vissero nell’Asia centrale e non, come si era ipotizzato in base ai precedenti riscontri, in Africa.
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Buoni o cattivi

«Aggredito e picchiato per sette volte in dodici anni al grido di “colono” e “cane bianco”, impossibilitato a trovare lavoro a causa delle quote riservate ai neri e senza fiducia nelle autorità. E, da pochi giorni, rifugiato politico in Canada perché perseguitato nel Sudafrica multirazziale di oggi».

Una vicenda curiosa che viene raccontata oggi dalla Stampa e che fa scalpore: un bianco che subisce un trattamento razzista, nel nostro immaginario, ricorda il classico esempio dell’uomo che morde il cane.

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Dal giusto al bene

Di falsi invalidi è pieno il nostro paese: dai telefonisti sordi ai ciechi con la patente, periodicamente emergono casi emblematici di un malcostume nazionale. D’altronde c’è da capirli: in mancanza di un’etica solida, non è facile dire no a un’indennità integrativa anche quando non se ne avrebbe il diritto. Lo fanno tutti, perché io no?

Ma non è solo questione di soldi: si sa, il denaro va e viene, e qualche espediente per riempire il portafogli si trova sempre. Quello che è difficile recuperare in altro modo è il privilegio. Il privilegio del contrassegno.

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