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Quello status di troppo
«Sono contrario a qualsiasi forma di esibizionismo, sia omo che eterosessuale»: la frase del sindaco di Roma, Gianni Alemanno, mi è tornata in mente leggendo una notizia di Panorama, che segnala “il reality per chi non porta la taglia 42“.
«Signore e signorine grandi forme di tutt’Italia – scrive il settimanale sul suo sito – uscite dall’ombra: è arrivato il momento del riscatto. Lo ha deciso Italia Uno che ha mandato in onda, ieri sera in prima serata, la puntata pilota di un nuovo reality show dal titolo significativo: Ciccia è bella».
Un messaggio frainteso
«Il punto centrale è che il cristianesimo non lo difendi brandendolo come un’ideologia, ma testimoniandolo nella vita quotidiana come risposta ai bisogni dell’uomo. La grande forza del cristianesimo, quella che colpisce e “contagia” il prossimo che incontriamo, è la possibilità per l’uomo di sperimentare una novità di vita»: la constatazione, molto evangelica, è di Giorgio Vittadini.
Nei giorni della polemica leghista contro le esortazioni espresse dal cardinale di Milano, il fondatore della Compagnia delle Opere centra meglio degli altri la questione e la sua frase, da sola, vale quanto un discorso: Cristo non può essere un’ideologia, un mezzo, un alibi per giustificare comportamenti che si scontrano con il suo insegnamento.
Ai raggi "x"
Scrive Michele:
Ecco l’ultima di Google sulle mappe e l’interazione con i telefonini.
Questa applicazione permette di comunicare e condividere con chi si vuole, la propria posizione, utilizzando le antenne GPS che ci sono oramai su tutti i più moderni telefoni cellulari. L’applicazione potrebbe essere molto utile ad alcuni di noi… ma il mio personale dubbio è: “come posso sapere se l’applicazione lavora anche quando io
non le do esplicito consenso?”
In fin dei conti una volta che si installa un’applicazione, questa può fare – il più delle volte – quello che vuole senza chiedere troppi permessi, e a questo punto mi troverei ad essere tracciato negli spostamenti e monitorato da chi può essere interessato a farlo.
In realtà Latitude di Google fa anche di più: non ha bisogno dell’antenna gps per individuare un cellulare; può rintracciare il segnale elaborando i dati delle celle gsm a cui siamo connessi in quel momento.
È naturale che, di fronte a un servizio così “sensibile”, nasca qualche inquietudine sull’uso che Google, o chi per lui, potrà fare della nostra traccia elettronica. Google, ma non solo lui: basta aver seguito le cronache di queste settimane per porsi qualche domanda.
Primo esempio: la settimana scorsa, nella drammatica vicenda di Guidonia, gli investigatori sono risaliti ai colpevoli della violenza proprio perché questi hanno incautamente acceso il cellulare del fidanzato della vittima.
Secondo esempio: ieri i giornali raccontavano che il signor Genchi aveva (ha?) le schede di cinque milioni di utenze telefoniche, a scopi giudiziari; non vogliamo sapere quanti siano i numeri controllati da altri intercettatori in relazione ad altre inchieste, o a motivi di sicurezza più o meno fondati.
Di fronte a notizie simili, un servizio come Latitude fa appena sorridere.
Siamo già rintracciabili e rintracciati; le nostre telefonate sono ascoltabili e ascoltate, i nostri scambi di e-mail sono setacciabili e setacciati. Insomma, vivere fuori o dentro la casa del Grande fratello non fa molta differenza. Certo, è angosciante, ed è anche poco coerente che succeda in uno stato di diritto come il nostro; però, per ora, è così. E non da oggi.
Visto un tanto, c’è un unico modo per non avere paura: essere “irreprensibili e integri, figli di Dio senza macchia in mezzo a una generazione corrotta e perversa”.
Sia chiaro, la situazione non ci rallegra, come non ci rallegrerebbe una persecuzione. Ma ci viene da pensare che non tutto il male venga per nuocere.
Infatti, chissà che la consapevolezza di essere potenzialmente osservati, ascoltati, controllati sempre e ovunque non diventi per noi uno stimolo a “risplendere come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita”, vivendo quindi in maniera più piena e consapevole la nostra vocazione cristiana.
Ai raggi “x”
Scrive Michele:
Ecco l’ultima di Google sulle mappe e l’interazione con i telefonini.
Questa applicazione permette di comunicare e condividere con chi si vuole, la propria posizione, utilizzando le antenne GPS che ci sono oramai su tutti i più moderni telefoni cellulari. L’applicazione potrebbe essere molto utile ad alcuni di noi… ma il mio personale dubbio è: “come posso sapere se l’applicazione lavora anche quando io
non le do esplicito consenso?”
In fin dei conti una volta che si installa un’applicazione, questa può fare – il più delle volte – quello che vuole senza chiedere troppi permessi, e a questo punto mi troverei ad essere tracciato negli spostamenti e monitorato da chi può essere interessato a farlo.
In realtà Latitude di Google fa anche di più: non ha bisogno dell’antenna gps per individuare un cellulare; può rintracciare il segnale elaborando i dati delle celle gsm a cui siamo connessi in quel momento.
È naturale che, di fronte a un servizio così “sensibile”, nasca qualche inquietudine sull’uso che Google, o chi per lui, potrà fare della nostra traccia elettronica. Google, ma non solo lui: basta aver seguito le cronache di queste settimane per porsi qualche domanda.
Primo esempio: la settimana scorsa, nella drammatica vicenda di Guidonia, gli investigatori sono risaliti ai colpevoli della violenza proprio perché questi hanno incautamente acceso il cellulare del fidanzato della vittima.
Secondo esempio: ieri i giornali raccontavano che il signor Genchi aveva (ha?) le schede di cinque milioni di utenze telefoniche, a scopi giudiziari; non vogliamo sapere quanti siano i numeri controllati da altri intercettatori in relazione ad altre inchieste, o a motivi di sicurezza più o meno fondati.
Di fronte a notizie simili, un servizio come Latitude fa appena sorridere.
Siamo già rintracciabili e rintracciati; le nostre telefonate sono ascoltabili e ascoltate, i nostri scambi di e-mail sono setacciabili e setacciati. Insomma, vivere fuori o dentro la casa del Grande fratello non fa molta differenza. Certo, è angosciante, ed è anche poco coerente che succeda in uno stato di diritto come il nostro; però, per ora, è così. E non da oggi.
Visto un tanto, c’è un unico modo per non avere paura: essere “irreprensibili e integri, figli di Dio senza macchia in mezzo a una generazione corrotta e perversa”.
Sia chiaro, la situazione non ci rallegra, come non ci rallegrerebbe una persecuzione. Ma ci viene da pensare che non tutto il male venga per nuocere.
Infatti, chissà che la consapevolezza di essere potenzialmente osservati, ascoltati, controllati sempre e ovunque non diventi per noi uno stimolo a “risplendere come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita”, vivendo quindi in maniera più piena e consapevole la nostra vocazione cristiana.